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In principio fu la STIPEL

Data di pubblicazione  29 novembre 2021
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Fino a qualche anno fa si poteva trovare il suo nome sui tombini delle città del Nord Ovest. 

Poi negli anni Sessanta è venuta la Sip e, infine, con la stagione delle privatizzazioni la Sip è diventata Telecom Italia. Da bruco, a bozzolo e infine a farfalla: Telecom Italia nel 1999-2000 era una star della Borsa di Milano. Poi è scivolata nell’ombra e fino a una decina di giorni fa tutti la consideravano un investimento avaro in termini di soddisfazioni. Dico fino a una decina di giorni fa perché, come ben sapete (nel caso i dettagli li trovate in AF 1438 e su www.altroconsumo.it/finanza), in quei giorni è successo qualcosa di inatteso. Gli americani del fondo KKR hanno manifestato interesse a comprarsi tutta Telecom Italia. E c’è pure di più, forse KKR non è l’unico soggetto interessato. Non tutti, oggi, sembrano felici di questa piega. C’è chi dice che Telecom Italia sia strategica, che è un peccato che finisca in mani estere. A noi sembra che si tratti di preoccupazioni eccessive. A parte che anche ora il primo azionista è francese, ma che una società italiana finisca in mani straniere in sé non è il male assoluto. In primo luogo, è una questione di prezzo. Se viene svenduta è male, ma se gli azionisti sono pagati adeguatamente sono pur sempre soldi che rientrano nel circolo della nostra economia. In secondo luogo, sì è una attività strategica, sì è una società che gestisce un sacco di dati sensibili degli italiani, ma non è un problema di “estero” o “italiano”, quanto un problema di “privato” o “pubblico”. E a questo pensano già le regole attuali che prevedono, per esempio, il golden power dello Stato che, pur avendo in mano tramite Cdp solo una piccola quota di Telecom Italia, già ora ha ampi margini di manovra. L’importante è che non esiti a usarli. E poi, diciamolo, Telecom Italia è sì importante per la capillarità delle sue infrastrutture, ma oramai non è più l’unica ad averne. Inoltre, nel bel mezzo della rivoluzione 5G, diviene sempre più chiaro come la continua evoluzione tecnologica tenda piano piano a limare i residui privilegi degli ex monopolisti. Insomma: secondo noi non c’è nulla di male se arriva un’offerta che fa bene agli azionisti e se Telecom Italia finisce all’estero. Ma voi, di questo, cosa ne pensate? Scriveteci qui: www.altroconsumo.it/finanza/contattaci

Alessandro Sessa

Direttore Responsabile Altroconsumo Finanza