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Non è mai troppo tardi

Data di pubblicazione  15 aprile 2022
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Così titolava la trasmissione Rai degli anni Sessanta che ha aiutato a far prendere la licenza elementare a centinaia di migliaia di italiani che non avevano avuto la possibilità di studiare. 

Così titolava la trasmissione Rai degli anni Sessanta che ha aiutato a far prendere la licenza elementare a centinaia di migliaia di italiani che non avevano avuto la possibilità di studiare. Ed effettivamente una delle cose che si apprendono strada facendo è proprio che non è mai troppo tardi per imparare. Per molti di noi la scoperta di questi giorni è che il neon, il gas nobile che associamo alle lampade e alle insegne dei negozi, è anche un sottoprodotto della produzione di acciaio in Ucraina e che i maggiori stabilimenti stanno proprio nella città assediata di Mariupol e a Odessa, che sta comunque sul fronte caldo del conflitto. E non finisce qui: stiamo anche imparando che il neon è utilizzato nel processo di produzione di microchip. E qui ci sentiamo colpiti direttamente nel nostro quotidiano: senza microchip, va in crisi l’elettronica da cui dipendono tanti aspetti della nostra vita di tutti i giorni. In un mondo che dicevamo ipercorrelato (vedi n° 1451, Il batter d’ali) il problema dei rincari nell’elettronica rischia di aggiungersi a quello del grano e della bolletta energetica. In questo numero prendiamo di petto la questione per quel che riguarda i principali produttori di microprocessori. Molti già da tempo avevano messo in conto che il neon ucraino potesse essere una risorsa a rischio e avevano agito di conseguenza, ma non c’è solo questo: a nostro avviso, le società del settore hanno un’ottima possibilità di volgere la situazione a proprio vantaggio. Considerata la grande forza contrattuale che hanno nei confronti dei clienti, complice la domanda di prodotti tecnologici esplosa durante la pandemia, non hanno problemi a scaricare a valle l’aumento dei costi, mantenendo elevata la redditività. In più non dobbiamo dimenticare che la complessa situazione geopolitica sta spingendo da tempo i Paesi occidentali a riportarsi in casa la produzione di microchip e che, pur di farlo, sono disposti a costruire ponti d’oro (leggi sovvenzioni milionarie) alle società che intendono costruire nuovi stabilimenti nei loro confini. Un altro vantaggio non da poco. Per questi motivi, anche se le quotazioni in Borsa dei produttori di microchip sono salite molto negli ultimi anni, non ci sembra troppo tardi per chi vuole iniziare a investirci ora. In Detto tra noi vi diciamo come farlo.

Alessandro Sessa

Direttore responsabile Altroconsumo Investi