Gli ultimi anni hanno mostrato come le scelte dell’Ue siano capaci di influenzare la nostra vita di tutti i giorni e come, solo restando uniti, i Paesi europei hanno la possibilità di essere rilevanti nel quadro mondiale. Questo fatto, in qualche modo, è da sempre chiaro ai mercati. Posto che a livello mondiale nessuna Borsa nazionale conta molto e che le Piazze americane da sole valgono per oltre la metà di tutti i listini, oramai Parigi, Amsterdam, Francoforte, Milano e Madrid, solo per citarne alcune, sono viste solo come una parte del panorama delle Borse dell’Eurozona. Ma quali sono le particolarità di questa “Eurozona”? Vediamola al confronto con il mercato Usa: se da noi i settori principali sono quello finanziario (pesa per circa un quinto della capitalizzazione di Borsa), seguito da industriale, beni di consumo voluttuari e informatica, Oltreoceano protagonista è il settore tecnologico, che pesa per circa il 30% del listino, seguito da finanziari, salute e beni di consumo voluttuari. Tutti molto meno rappresentati (valgono ognuno meno del 15% del listino). Questo, in tempi in cui l’intelligenza artificiale scalda gli animi spingendo i titoli tecnologici, spiega in parte come mai, recentemente, la performance di New York sia stata superiore a quella dei listini del Vecchio Continente. Ciò non significa che la nostra economia non sia in salute, ma solo che è meno attiva in settori di punta e alla moda e dunque offre spazio a investimenti “tranquilli”, dai rendimenti meno brillanti, ma anche dai rischi meno marcati. È uno dei motivi per cui preferiamo puntare sull’economia Ue attraverso i bond che approfittano di questa forza rassicurante (nonché della prospettiva di un calo dei tassi, vedi all’interno) e spiega perché, per la parte più speziata delle nostre strategie, abbiamo preferito un mix di azioni e bond Usa. Ogni area geografica va valorizzata per le sue eccellenze.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi