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Tensioni commerciali

In queste settimane sono finiti sotto i riflettori i dazi che gli Usa vogliono imporre alle importazioni.

In queste settimane sono finiti sotto i riflettori i dazi che gli Usa vogliono imporre alle importazioni.

Data di pubblicazione 10 febbraio 2025
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In queste settimane sono finiti sotto i riflettori i dazi che gli Usa vogliono imporre alle importazioni.

In queste settimane sono finiti sotto i riflettori i dazi che gli Usa vogliono imporre alle importazioni.

Se c’è una cosa che non sta mancando alla presidenza Trump è la capacità di restare in continuazione sotto i riflettori. Non c’è settimana senza che una decisione del nuovo presidente Usa abbia qualche eco sui mercati, anche a suon di ordini esecutivi, per mettere in atto alcune delle misure già ampiamente previste nel suo programma elettorale. 

Più che i contenuti delle scelte di Trump, a volte quello che fa parlare sono le modalità. In queste settimane sono finiti sotto i riflettori i dazi che gli Usa vogliono imporre alle importazioni non solo da Paesi che sono veri competitor per gli Usa, come la Cina (peraltro graziata per ora da dazi “solo” al 10% a cui sta già rispondendo), ma anche da nazioni geograficamente vicine e con rapporti amichevoli, come Canada e Messico, ai quali si vuole imporre dazi al 25%. Con un approccio fatto di annunci, sospensioni, rilanci, accompagnati da toni aggressivi e con finalità spesso di portata più ampia rispetto a quanto dichiarato in modo esplicito. In Europa attendiamo il nostro turno, ma il dubbio è che lo scopo, più che commerciale, sia politico: ovvero far sì che gli europei si paghino da soli la loro difesa. Staremo a vedere. Per ora, però, l’effetto sui mercati è sotto gli occhi di tutti: si apre una stagione di incertezza e imprevedibilità, che andrà a toccare probabilmente anche i rapporti di forza tra le diverse valute. Per questo abbiamo messo mano in maniera piuttosto pesante alle strategie di investimento che vi proponiamo. Da un lato abbiamo fatto alcuni cambiamenti metodologici (per lo più legati alla situazione del mercato dei cambi di cui sopra), dall’altro abbiamo valorizzato di più i mercati di nazioni che sono meno coinvolte commercialmente con il gigante americano. Il risultato è, in generale, più obbligazioni (soprattutto americane) e meno azioni, con l’aggiunta in portafoglio di obbligazioni societarie in euro (nelle quali prima non investivamo strutturalmente), e una ricalibrazione dei mercati azionari in cui investire con nuove Borse che entrano in portafoglio e altre che, invece, ci lasciano. Siamo convinti che questa nuova strategia possa risultare più adatta a una stagione che vedrà le relazioni internazionali caratterizzate da tensioni commerciali. E non solo.

Alessandro Sessa

Direttore responsabile Investi