È il fattore che giustifica il fatto che le Borse, pur tra bruschi alti e bassi, non siano crollate del 20-30% di fronte alle prospettive di una guerra commerciale. Che cosa, dunque, sta generando ancora speranze in un mondo che si chiude a riccio? La prospettiva futura di un quadro normativo più leggero, della riduzione del carico fiscale e della disponibilità di energia a basso costo (tutti obiettivi che la nuova amministrazione della Casa Bianca sta prospettando) dovrebbero determinare un clima più favorevole agli affari e le giuste condizioni per dare nuova linfa vitale all’innovazione tecnologica. Prospettive assai diverse rispetto a quelle che abbiamo avuto fin qui in Europa, dove negli anni si è assistito a un processo in direzione contraria, con Bruxelles sempre più intenta a produrre nuove direttive, la cui complessità mal si sposa con la leggerezza di cui ha bisogno l’innovazione nel mondo imprenditoriale. Faccio notare il “fin qui”, perché in realtà, sulla spinta poderosa che arriva dagli Stati Uniti sulla maggiore libertà d’impresa, anche in Europa qualcosa si sta smuovendo sul fronte della regolamentazione. Bruxelles sta riconsiderando alcune decisioni passate e sta iniziando a rivederne i contenuti: la prospettiva di un allentamento normativo si sta, quindi, facendo strada anche da noi. Resta il fatto che, finché non sarà chiara la direzione intrapresa, le aziende faranno fatica a muoversi e a investire a causa dell’incertezza che continua a regnare. E nel frattempo, le società americane potranno andare avanti consolidando il loro vantaggio competitivo. Alla luce di tutto questo, ci sentiamo di confermare le nostre strategie di investimento. In attesa che anche la medaglia europea inizi a mostrare l’altra faccia.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi