E non è, questo, il solo fatto importante del periodo: c’è anche la stagione dello stacco dei dividendi, che hanno un significato importante quando si parla di investimenti, poiché sono un segnale sullo stato di salute delle società. Non c’è una regola ferrea, ma in linea di massima grossi dividendi significano conti in ordine, mentre quando le cose vanno male anche le cedole sono inevitabilmente più magre. I dividendi sono anche uno degli strumenti utilizzati dalle banche italiane per “coccolare” gli azionisti e convincerli a non cedere facilmente le loro azioni in caso di Opa ostile da parte di altri istituti di credito: dividendi generosi, in sostanza, aiutano a serrare le file intorno al management che li ha proposti. Dicevamo, però, che quella dei conti in ordine non è una regola ferrea: in alcuni casi le società, pur andando bene, preferiscono non staccare dividendi oppure lo fanno ma con parsimonia, perché preferiscono reinvestire tutto il denaro che hanno in cassa nella loro attività. Per questo i dividendi non possono essere l’unico strumento per valutare una società, ma vanno presi in considerazione diversi altri elementi, all’interno di analisi complesse. Dal punto di vista del risparmiatore, i dividendi sono utili se si cerca una piccola rendita, ma se poi l’intenzione è reinvestire tutto il denaro, possono non essere ben visti, sia per via dei costi che si portano dietro, sia per gli aspetti fiscali: la tassazione sui dividendi, infatti, non può essere ridotta sfruttando vecchie minusvalenze, come invece accade rivendendo le azioni sul mercato. Insomma: anche di fronte a un tema dall’apparenza semplice, come quello dei dividendi, la complessità è all’ordine del giorno. Per sapere quali sono i frutti da cogliere e quelli da lasciare sul ramo, è sempre una buona idea farsi aiutare da una mano esperta, come la nostra. Anche le stagioni più importanti saranno più semplici da vivere.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi