Sotto questo aspetto, l’attenzione è sempre molto rivolta agli Stati Uniti, dove la situazione è piuttosto turbolenta: i timori che arrivi una recessione e gli attacchi continui di Trump al presidente della Fed Powell, giudicato troppo lento nel tagliare i tassi, hanno creato lo scenario inedito di timori sull’indipendenza della Banca centrale Usa. Una delle principali vittime di questa situazione è il dollaro, che da inizio anno ha perso circa un decimo del valore rispetto all’euro e alle principali monete mondiali. Questo avviene perché oltre 30.000 miliardi di dollari di attività finanziarie Usa sono detenuti da stranieri, e se si dovesse diffondere sfiducia verso gli Usa, una loro vendita massiccia potrebbe generare un crollo del biglietto verde. Ma non solo: il venir meno (a causa degli eventuali dazi) del surplus commerciale di chi esporta negli Usa ridurrebbe in larga parte proprio l’acquisto di titoli Usa, con conseguente ulteriore svalutazione del biglietto verde. Tutto è perduto, dunque? Non proprio. Innanzitutto, secondo le nostre stime, il valore di equilibrio tra dollaro Usa ed euro è intorno a quota 1,2 dollari per un euro. Non ci siamo ancora arrivati. In secondo luogo, la quotazione del dollaro ingloba già ora una dose enorme di cattive notizie e di prospettive negative. Se solo la Casa Bianca dovesse invertire la rotta di qualche sua decisione (cosa che non sta disdegnando di fare quando i mercati le vanno contro) le cose potrebbero cambiare. E poi resta il fatto che non ci sono alternative concrete al dollaro Usa: i mercati americani restano di gran lunga i più liquidi al mondo, il dollaro è sempre la valuta di riferimento per il commercio mondiale e i rendimenti dei titoli Usa sono più alti di quelli europei, giapponesi o cinesi. Insomma, prima di evitare i titoli a stelle e strisce, gli investitori hanno bisogno di nuove mete che al momento non si vedono. Per questo continuiamo a credere che quella della fine del biglietto verde sia una notizia fuori luogo e che sia prematuro pensare di abbandonarlo per i propri investimenti.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi