La conferenza COP30 si è chiusa con un accordo politico, il cosiddetto “Global Mutirão”, approvato all’unanimità dai circa 200 Paesi partecipanti. Tale intesa rappresenta un passo formale, ma lascia significativi nodi aperti.
I PUNTI PRINCIPALI
Tra i punti salienti dell’accordo emergono:
- L’impegno a triplicare entro il 2035 i finanziamenti per l’adattamento climatico nei Paesi più vulnerabili.
- Il riconoscimento del ruolo centrale delle foreste e degli ecosistemi naturali, in particolare dell’Amazzonia, sia come pattini-azione sia come simbolo della crisi climatica e della cooperazione.
- L’esplicitazione della priorità verso “azioni concrete” piuttosto che nuovi discorsi – con l’idea che questo vertice doveva segnare una decade dell’attuazione piuttosto che solo dell’ambizione.
LE OMISSIONI E I LIMITI PIÙ CRITICI
Nonostante i progressi formali, diverse questioni centrali sono rimaste irrisolte o solo parzialmente definite, generando delusione in vari ambiti:
- Nel testo finale manca un chiaro riferimento a un percorso vincolante per l’uscita graduale dai combustibili fossili (carbone, petrolio, gas).
- La parola “combustibili fossili” – in quanto categoria – non compare come oggetto di obblighi o tappe precise nel documento finale.
- Diversi Paesi europei e gruppi vulnerabili hanno denunciato che l’accordo non soddisfa l’ambizione che serve per mantenere l’obiettivo di 1,5 °C.
QUALI ASPETTI POSITIVI VANNO VALORIZZATI
Nonostante le riserve, ci sono alcuni elementi che meritano di essere riconosciuti:
- L’unanimità formale sull’accordo – un segnale che, pure con limiti, la comunità internazionale ha preferito un’intesa piuttosto che un nulla di fatto.
- Il forte rilievo dato all’adattamento e alla finanza per i paesi vulnerabili, che storicamente erano marginali nei negoziati.
- Il richiamo alla deforestazione, in particolare nell’area amazzonica, come ambito prioritario di azione climatica, e non solo come tema ambientale locale.
DOVE RESTANO I RISCHI E LE QUESTIONI APERTE
Tuttavia, i limiti e le omissioni indicano chiaramente che l’accordo lascia aperti rischi importanti:
- Senza una chiara strategia sui combustibili fossili, resta difficile credere che i tagli alle emissioni possano avvenire nei tempi compatibili con l’obiettivo di 1,5 °C.
- L’assenza di scadenze e meccanismi vincolanti indebolisce la credibilità dell’impegno
- Il gap finanziario e tecnologico tra Paesi sviluppati e in via di sviluppo rischia di non essere colmato, anche se si parla di triplicazione dei fondi per l’adattamento: resta da chiarire come e entro quali tempi.