Tutto ciò che avreste voluto sapere sulla soia
La soia è diventata negli anni un asset strategico per molte industrie, nel tempo si sono sviluppati numerosi strumenti finanziari.
La soia è diventata negli anni un asset strategico per molte industrie, nel tempo si sono sviluppati numerosi strumenti finanziari.
Se c’è una materia prima che attraversa in silenzio ogni parte della nostra vita quotidiana, dal pollo che mangiamo alla margarina che spalmiamo sul pane, passando per i biocarburanti, questa è la soia. Un legume apparentemente semplice, diventato nel tempo un ingranaggio essenziale della macchina economica mondiale. Capire come funziona il mercato della soia significa capire come si muovono i prezzi dei prodotti alimentari, come si legano tra loro intere filiere globali e perché alcune notizie provenienti dal Brasile o dalla Cina possono avere impatti sulle tavole europee.
In questa analisi cercheremo di accompagnarti alla scoperta di tutto ciò che avresti voluto sapere sulla soia: dove si produce, perché il suo mercato è diventato così strategico, come mai oggi esistono prodotti finanziari dedicati e, soprattutto, quali sono i meccanismi, spesso invisibili, che ne determinano il prezzo.
Perché il mercato della soia è così importante
Per capire la forza della soia bisogna partire da un dato semplice: il mondo ne consuma enormi quantità, ma a produrla sono pochissimi paesi. Il Brasile e gli Stati Uniti rappresentano oltre la metà del raccolto globale. L’Argentina completa il trio delle grandi potenze della soia e, nonostante produca meno dei primi due, domina l’export di derivati trasformati, come la farina. Poi c’è la Cina: enorme come consumatore, minuscola come produttore. E infatti importa, da sola, più del 60% della soia mondiale.
Perché tutta questa fame di soia? Perché la soia è il principale ingrediente dell’alimentazione animale, in particolare per suini e pollame. La crescita dei consumi di carne nei paesi emergenti, soprattutto in Cina, ha ampliato enormemente la domanda di mangimi proteici. E la farina di soia, ricca di proteine, è diventata imprescindibile. C’è poi l’altra metà del chicco: l’olio di soia. Parte finisce nell’industria alimentare, ma una quota crescente viene utilizzata per i biocarburanti, aggiungendo un altro elemento di competizione tra settori industriali diversi.
La soia non è però una sola. Per i mercati finanziari si parla di tre prodotti distinti: il seme intero (soybeans), la farina (soybean meal) e l’olio (soybean oil). Ognuno ha un suo mercato, un suo prezzo e una sua dinamica. Chi lavora nella trasformazione li mette in relazione attraverso il cosiddetto “crush spread”, cioè il margine tra il valore dei semi e quello dei prodotti ricavati. È un modo per misurare la redditività degli impianti e per capire se convenga vendere la materia prima o trasformarla.
Perché esistono strumenti finanziari dedicati alla soia
A questo punto è facile intuire perché la soia non sia solo un prodotto agricolo, ma anche una commodity finanziaria. I volumi sono enormi, il mercato è globale, le oscillazioni dei prezzi possono essere notevoli e i consumatori industriali hanno bisogno di stabilità per programmare la produzione. Per esempio, un allevamento intensivo deve sapere quanto spenderà per nutrire gli animali nei mesi successivi; allo stesso modo, un agricoltore che semina soia non può rischiare che un improvviso crollo dei prezzi gli azzeri i margini.
In un contesto del genere, i futures sulla soia diventano strumenti fondamentali di copertura. Sono contratti che fissano oggi un prezzo per una consegna futura: un modo per proteggersi dalla volatilità. Ma nel tempo, accanto alle imprese agricole e industriali, sono arrivati anche investitori e fondi, attratti da un mercato liquido e molto sensibile ai movimenti geopolitici e macroeconomici. È questa combinazione (operazioni industriali e sviluppo finanziario) che ha reso il mercato della soia uno dei più attivi al mondo.
Che cosa muove davvero i prezzi della soia
È qui che il discorso si fa interessante, perché la soia è una delle materie prime più sensibili a un numero sorprendente di fattori. Di seguito analizziamo in modo approfondito come si forma il prezzo della soia sui mercati mondiali.
La prima grande determinante è il clima. La soia è coltivata soprattutto in Nord e Sud America, aree soggette a fenomeni come El Niño e La Niña. Quando in Brasile arriva un periodo di siccità improvvisa, o quando nel Midwest americano le piogge ritardano la semina, il mercato reagisce immediatamente: i futures si muovono anche in anticipo rispetto ai dati ufficiali, perché gli operatori cercano di anticipare ciò che accadrà al raccolto. Al contrario, condizioni perfette possono portare a un crollo dei prezzi, perché il mercato prevede un’offerta abbondante.
Il secondo fattore fondamentale è la domanda cinese. È difficile esagerare l’importanza della Cina: quasi ogni variazione nei suoi consumi ha un impatto globale. Se la Cina aumenta la produzione di carne suina, come accaduto nel periodo successivo alla peste suina africana, la domanda di farina di soia cresce. Se invece decide di utilizzare più cereali o di ridurre il numero di suini allevati, i prezzi possono scendere bruscamente. Anche le politiche interne cinesi, come i dazi sull’import, i cambi nelle tariffe portuali o le strategie per diversificare i fornitori, possono muovere i prezzi in poche ore.
Un terzo elemento, spesso sottovalutato, riguarda le scorte mondiali. Le scorte sono un indicatore della capacità del mercato di far fronte a shock improvvisi: quando sono basse, anche piccoli problemi climatici generano aumenti dei prezzi; quando sono alte, il mercato tende a rimanere più stabile. Le scorte statunitensi, monitorate mensilmente dall’USDA tramite il rapporto WASDE, sono veri e propri “market movers”: bastano poche righe del report per far salire o scendere i futures.
Un ruolo rilevante lo gioca anche il tasso di cambio del dollaro. Siccome la soia è quotata in dollari, un dollaro forte rende più costosa la soia per gli importatori internazionali, generando una possibile riduzione della domanda; viceversa, un dollaro debole tende a sostenere i prezzi in tutto il mondo.
Poi ci sono le dinamiche intersettoriali, come la competizione tra colture. Negli Stati Uniti, gli agricoltori decidono ogni anno se seminare mais o soia, in base ai prezzi attesi. Poiché le due colture competono per gli stessi terreni, se il mais diventa più conveniente molti sposteranno la produzione, riducendo l’offerta di soia e facendone salire il prezzo.
E non possiamo dimenticare la logistica. Le grandi rotte della soia passano per porti e vie fluviali: negli Stati Uniti il trasporto lungo il Mississippi è cruciale. Bassi livelli del fiume, scioperi nei porti brasiliani o congestioni nelle navi cargo possono incidere sui prezzi quasi quanto un temporale durante la fioritura.
Infine, negli ultimi anni è diventato rilevante anche il settore dei biocarburanti. L’olio di soia è un ingrediente primario per molti biodiesel: se le politiche energetiche incentivano i biocarburanti, cresce la domanda di soybean oil e, con essa, l’intero complesso della soia. A cascata, questo influenza anche il mercato della farina.
In sintesi, il prezzo della soia nasce da una combinazione di fattori agricoli, climatici, geopolitici, valutari, logistici e industriali. Nessun’altra commodity agricola è così globalizzata e così esposta a eventi anche molto distanti tra loro.
Quali strumenti finanziari permettono di investire nella soia
Poiché la soia è diventata un asset strategico per molte industrie, nel tempo si sono sviluppati numerosi strumenti finanziari. Il mercato principale è quello del Chicago Board of Trade (CBOT), dove si negoziano futures e opzioni sui semi di soia, sulla farina e sull’olio. I futures americani sono lo standard de facto per la determinazione dei prezzi globali.
Per i piccoli investitori esistono anche strumenti quotati in Europa, come gli ETC, che permettono di esporsi al trend della materia prima senza avere conoscenze tecniche sul funzionamento dei futures. A Milano abbiamo gli Etc: Wisdomtree Soybean Oil (5,948 euro al 21/11; Isin GB00B15KY435) e Wisdomtree Soybeans (23,935 euro al 21/11; Isin GB00B15KY542) oltre a un Etc che “sterilizza” il rischio di cambio dollaro / euro. Nel complesso, vista la specificità delle informazioni che sono necessarie per investirci e vista l’erraticità anche climatica delle dinamiche sottostanti il mercato della soia, non crediamo che si tratti di prodotti adatti al piccolo investitore / buon padre di famiglia che ha poca visibilità su questi mercati e potrebbe mancare della tempestività d’investimento necessaria per dominarne gli sbalzi improvvisi.
Sempre in tema di soia trovi qui il nostro ultimo articolo su Valsoia.