L’ultima settimana di luglio si è rivelata, nel complesso, positiva per le Borse mondiali. A contribuire all’ottimismo ci sono, da un lato, l’apertura di diverse Banche centrali alla possibilità di prendersi una pausa dal rialzo dei tassi, dall’altro l’ondata di risultati trimestrali delle società su entrambe le sponde dell’Atlantico, che non hanno nel complesso riservato brutte sorprese.
Il bilancio è, così, di un +1% settimanale per
Wall Street, mentre le Borse europee nel loro complesso segnano un +1,7%. Bene, in particolare, Piazza Affari (+2,2%), trascinata dal settore delle banche. Uniche Borse con il segno meno, tra quelle che compongono le nostre strategie di portafoglio, sono Toronto e Seul, ma con flessioni limitate (rispettivamente -0,2% e -0,1%).
Molte novità dalle Telecom
Tra i settori, l’apparentemente poco movimentato +0,4% nasconde in realtà una settimana intensa di notizie. In attesa dei conti di Telecom Italia, che saranno pubblicati solo nei prossimi giorni, molte “colleghe” europee hanno, infatti, reso noto l’andamento del secondo trimestre. Le passiamo in rassegna.
Proximus (7,04 euro; Isin BE0003810273): ha pubblicato un risultato trimestrale non sorprendente, con in particolare un risultato operativo in calo del 3,7%. Per l'intero anno conferma l'obiettivo di una flessione del 3%, dato peggiore a quanto prevedono gli altri operatori di telecomunicazioni europei, che puntano piuttosto su un leggero aumento. Dopo il recente annuncio della rischiosa acquisizione di una quota di maggioranza dell’indiana
Route Mobile, siamo scettici sull'attuale management. Vendi.
Telefonica (3,93 euro; Isin ES0178430E18): Il gruppo ha rivisto leggermente al rialzo le previsioni sui ricavi e sull'utile operativo per il 2023, per i quali ora prevede aumenti rispettivamente del 4% e del 3%. La società intende concentrarsi sulla generazione di cassa che, prevista in miglioramento nel secondo semestre, dovrebbe consentire di ridurre l'indebitamento ancora troppo elevato e problematico. Per fare questo bisognerà tornare definitivamente alla crescita, altrimenti il tentativo di rimbalzo del prezzo del titolo potrebbe svanire. Mantieni.
Telefonica Brasil (9,01 Usd; Isin US87936R2058): il gruppo ha pubblicato un risultato superiore alle attese per il 2° trimestre 2023. Il fatturato è cresciuto del 7,6% e l'utile operativo dell'11,1%. Di conseguenza, abbiamo aumentato le nostre stime sugli utili per azione a 0,52 Usd per il 2023 (da 0,50 in precedenza) e 0,63 Usd per il 2024 (da 0,60). Mantieni.
Vodafone (75,75 pence; Isin GB00BH4HKS39): il gruppo ha confermato tutti gli obiettivi per l’esercizio 2023/24 (chiusura: 31/03) dopo la pubblicazione di convincenti dati di vendita nel 1° trimestre (+3,7% su base omogenea). Il nuovo amministratore delegato evidenzia un progressivo miglioramento in Germania, principale mercato del gruppo (30% del fatturato). Nel Regno Unito (16% delle vendite), l'accelerazione della crescita al 5,7% su base comparabile fa ben sperare alla luce della fusione in corso con
Hutchison. Mantieni.
Verizon (34,02 Usd; Isin US92343V1044): ha pubblicato risultati in linea con le nostre aspettative nel 2° trimestre 2023 e ha confermato tutti i suoi obiettivi annuali. In particolare, prevede un calo del 9% dell'utile per azione su base comparabile (-8% nel 2° trimestre). Nonostante i prezzi generalmente superiori a quelli dei concorrenti, il gruppo è riuscito ad attrarre 8.000 nuovi abbonati di telefonia mobile nel trimestre, più del previsto. Mantieni.
Orange (10,39 euro; Isin FR0000133308): in occasione della pubblicazione dei risultati semestrali, in linea con le nostre attese, il gruppo ha ribadito tutte le sue previsioni per il 2023. Conta, in particolare, su un leggero aumento del suo risultato operativo: un obiettivo paragonabile a quelli mostrati da altri operatori di telecomunicazioni europei. Mantieni.
Tecnologia in gran spolvero
Dopo un paio di settimane di alti e bassi, quella appena conclusa è stata una settimana positiva per il settore tecnologico: il comparto dei semiconduttori, per esempio, segna un +3,3%, quello dei software e dei servizi un +2,5%. Colossi come
Microsoft,
Meta Platform,
Alphabet e
Intel hanno dominato la scena (ti abbiamo già parlato di tutte e quattro le società sul nostro sito, negli scorsi giorni), ma ci sono anche altre società che hanno reso noto l’esito del secondo trimestre.
Texas Instruments (178,37 Usd; Isin US8825081040): ha pubblicato un risultato trimestrale al di sopra delle attese, ma le previsioni per il trimestre in corso sono deludenti. Nel terzo trimestre, le vendite e gli utili per azione dovrebbero diminuire rispettivamente del 13% e del 28%. Il gruppo ha registrato numerose cancellazioni di ordini, in particolare nell'industria, suo principale sbocco (40% del fatturato), che finora aveva resistito bene al rallentamento economico. Nonostante queste notizie, il gruppo continuerà a investire pesantemente con un'ottica di lungo periodo, anche se questo va a discapito dei suoi margini operativi di breve termine: una buona gestione a nostro parere. Mantieni.
Corning (33,76 Usd, Isin US2193501051): risultato non sorprendente per il gruppo, che ha visto il proprio fatturato diminuire del 7,4% a perimetro omogeneo nel 2° trimestre. Le prospettive in questo settore sono incerte per la seconda metà dell'anno (scorte ancora elevate presso i clienti), ma gli sforzi di riduzione dei costi dovrebbero, secondo i vertici, portare a un miglioramento della redditività. Mantieni.
Settore alimentare, l’inflazione continua a preoccupare
Nel tentativo di difendere la propria redditività operativa dall'inflazione che fa salire i costi, i colossi alimentari hanno proseguito nel secondo trimestre i loro aumenti di prezzo con cifre al di sopra delle attese. Ma anche questa volta, la conseguenza è un indebolimento dei loro volumi.
In questo contesto delicato, arrivano buone notizie da
Coca-Cola (62,48 Usd, Isin US1912161007), la cui crescita organica dell'11% nelle vendite si divide tra +10% per i prezzi e +1% per i volumi. La crescita dei volumi è certamente debole, ma ha il pregio di avere perlomeno il segno più, e questo mantenendo un'elevata redditività. Il gruppo americano aumenta leggermente le sue previsioni sulla crescita dell’attività per il 2023, tra +8% e +9% (in precedenza le stimava tra +7% e +8%).
Un po’ meno brillante
Nestlé (107,36 Chf; Isin CH0038863350) che, nonostante una crescita organica del fatturato dell'8%, non ha potuto evitare un ulteriore calo dei volumi (-1,1%): peggio del -0,5% nel primo trimestre, ma migliore del -2,6% nel 4° trimestre del 2022. Spinto da prodotti di fascia piuttosto alta, il rialzo dei prezzi del 9,1%, dopo quello del 9,8% del primo trimestre, le consente comunque di prevedere una crescita dell'attività per il 2023 al massimo delle sue previsioni precedenti, ovvero quasi l'8%, difendendo una redditività operativa compresa tra il 17% e il 17,5%.
Ancor meno buone le notizie arrivate da
Danone (56,43 euro; Isin FR0000120644) che, se non ha deluso, rimane in una situazione delicata. A fronte di un necessario aumento del prezzo dell'8,7%, il calo dei volumi è più marcato (-2,3%), in parte anche a causa della riorganizzazione in atto. Il gruppo riesce a mantenere gli obiettivi 2023 di crescita dell’attività tra il 4% e il 6% e di redditività operativa intorno al 12%. Il management spera di migliorare gradualmente questa bassa redditività nei prossimi anni, rafforzando al contempo la sua capacità di innovazione. Non impossibile, ma tutt'altro che scontato secondo noi. Il deterioramento dei recenti risultati nella nutrizione specializzata non fa ben sperare.
Al di là delle differenze nei risultati trimestrali, c’è una cosa che accomuna tutti e tre questi gruppi: la speranza di vedere finalmente calmarsi l'inflazione, soprattutto in Europa. In caso contrario, i volumi potrebbero subire un impatto più pericoloso perché i consumatori abbandonerebbero, forse per molto tempo, i grandi marchi per prodotti più economici dei distributori. Tenendo conto anche di queste incognite, ti confermiamo i nostri consigli: mantieni Coca-Cola e Nestlé; vendi Danone.