La settimana delle Borse: tra Bce, dazi e conti societari

settimana delle Borse 1603
settimana delle Borse 1603
Già la scorsa settimana, su Investi n° 1602, ti avevamo anticipato quali sarebbero stati i grandi temi protagonisti delle Borse in questi giorni. Il primo, ormai ben noto, è quello della guerra commerciale, il secondo erano le mosse della Bce e infine il terzo erano le notizie provenienti dai conti trimestrali delle società. Su quest’ultimo fronte gli esiti sono stati, come spesso accade, in chiaroscuro. Quanto alla Bce, anche qui a predominare sono le mezze tinte, con un taglio dei tassi che era ormai scontato ma molta attenzione sulle motivazioni della Banca centrale e sulle indicazioni per le prossime mosse. Venendo alla guerra commerciale, la volatilità è rimasta comunque elevata perché dagli Usa sono arrivate nuove dichiarazioni e “minacce” di dazi su semiconduttori e farmaceutici, ma anche il tema delle terre rare è finito sotto i riflettori. In questo contesto le Borse hanno comunque tentato di ritrovare il percorso verso la stabilizzazione, e le Piazze europee hanno chiuso la settimana che precede la Pasqua con il segno positivo. Non così, invece, Wall Street, che incassa un altro segno meno: ad azzoppare la Borsa d’oltreoceano è proprio il settore tecnologico, in pesante calo sia, appunto, per le dichiarazioni su possibili dazi, sia per le notizie arrivate dai conti di Nvidia (vedi più avanti) che hanno mostrato come la guerra commerciale stia già ora pesando sui conti delle società.
Tra pochi giorni dovrebbe arrivare il pronunciamento del Governo sull’esercizio del golden power (cioè della possibilità per il Governo di intervenire in operazioni che coinvolgano società ritenute strategiche per gli interessi pubblici), ma nel frattempo Unicredit (49,89 euro; Isin IT0005239360) incassa il sì dell’Autorità federale tedesca per la concorrenza ad aumentare fino al 29,9% la propria quota nella banca tedesca Commerzbank. Si tratta di un ulteriore piccolo passo verso la scalata all’istituto tedesco: anche se ancora non si può dire che la strada sia spianata, è comunque una buona notizia, che (complice anche il recupero del settore bancario nel suo complesso) ha portato il titolo a un consistente rialzo del 7,7% nella settimana di Borsa che si è chiusa giovedì a causa delle festività pasquali. In attesa di sviluppi, ti confermiamo il nostro consiglio.
TotalEnergies (51,65 euro, Isin FR0000120271) stima che nel 1° trimestre la sua produzione di idrocarburi si sia collocata nella fascia più alta dell’intervallo di previsioni proposto a inizio anno - cioè tra 2,5 e 2,55 milioni di barili al giorno – mettendo a segno una crescita di quasi il 4%. Inoltre, sempre per il 1° trimestre 2025, il gruppo si aspetta che il suo margine di raffinazione in Europa (cioè il guadagno che ottiene dalla sua attività di acquisto di petrolio greggio, per poi raffinarlo e rivenderlo sotto forma di prodotti come benzina e gasolio) sia leggermente superiore rispetto a quello del 4° trimestre del 2024. Si tratta di notizie rassicuranti, tanto più se si considera che arrivano in mercato petrolifero che rimane complicato: l'Opec (l’Organizzazione dei Paesi esportatori di petrolio) e l'Agenzia Internazionale per l'Energia hanno, in effetti, appena ridotto le loro previsioni sulla crescita della domanda di petrolio nel 2025. Per questo motivo, le notizie arrivate dal gruppo sono state a maggior ragione ben accolte dal mercato. Nonostante la salita messa a segno in Borsa, tuttavia, l’azione resta, secondo noi, correttamente valutata. Mantieni.
Piccola battuta d'arresto per la banca francese BNP Paribas (70,74 euro, Isin FR0000131104) nell'acquisizione di Axa Investment Managers (le gestioni patrimoniali del gruppo assicurativo francese Axa), che si sta rivelando un po’ più complicata del previsto. La Bce, che ha un ruolo di regolamentazione, le mette, infatti, i bastoni tra le ruote, rifiutando l'uso di una disposizione favorevole quando una banca effettua un'acquisizione tramite la propria controllata assicurativa (è il cosiddetto Danish compromise, che se applicato renderebbe meno pesanti i requisiti patrimoniali e quindi agevolerebbe le integrazioni). Non è, d’altronde, il primo caso di questo tipo: solo un paio di settimane fa la Bce si è espressa allo stesso modo anche per l’Opa lanciata da Banco Bpm Vita su Anima. Tenuto conto di questa decisione della Banca centrale, il ritorno dell'operazione per BNP Paribas sarà, quindi, inferiore alle aspettative nei primi anni e il rapporto di forza sarà leggermente inferiore. Questo annuncio non rimette, tuttavia, in discussione l'operazione, e anche il titolo in Borsa non sembra averne sofferto. Ai prezzi attuali l’azione resta, secondo noi, correttamente valutata. Mantieni.
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