Certificate e compensazione: panoramica e linee guida (parte 2)

Minusvalenze e certificate
Minusvalenze e certificate
La compensazione delle minusvalenze è un argomento tanto interessante quanto intricato. Proseguiamo allora con l’analisi, trattando una situazione diversa rispetto a quelle viste in precedenza. Cosa succede se le minusvalenze scadono a breve? Come districarsi in questo caso?
Una possibile soluzione è una diretta conseguenza di quanto detto nella precedente analisi. Se hai minusvalenze in scadenza entro il 2025 e possiedi un certificato che paga cedole interessanti e generose — ad esempio, un 12% annuo distribuito mensilmente — potresti contare i mesi che mancano alla fine dell’anno e verificare se, con il numero di cedole che riceverai da qui a dicembre, riuscirai a compensare l’intera minusvalenza. Questo, ovviamente, vale solo se la compensazione avviene al momento dello stacco della cedola. Potresti dunque fare dei calcoli per cercare di compensare tutto entro il 2025. Tuttavia, attenzione: mancando pochi mesi, potrebbe essere necessario investire una somma rilevante in un certificato con cedola importante (per esempio il 12%) per riuscire a ottenere una compensazione totale entro l’anno.
Questa scelta, se da un lato ti elimina il problema della scadenza imminente, potrebbe crearne un altro ben più serio: ovvero una sovraesposizione su un singolo prodotto, andando a compromettere l’ottimizzazione del portafoglio. Abbiamo spesso sottolineato questo punto: l’ottimizzazione fiscale è un’operazione utile, che può migliorare il rendimento del portafoglio, ma deve essere funzionale all’equilibrio complessivo del portafoglio stesso.
Le scelte fiscali devono quindi inserirsi in una strategia di portafoglio ben costruita, che tenga conto delle diverse asset class e dei diversi strumenti. Se per recuperare una minusvalenza si finisce col peggiorare il portafoglio, è meglio lasciar perdere. Per questo, quando mancano pochi mesi alla scadenza delle minusvalenze, può essere più efficiente — e razionale — procrastinare la minusvalenza, piuttosto che forzare una compensazione immediata.
In altri termini, si può acquistare un certificato con un’unica cedola molto elevata (come il Welcome Coupon consigliato ad aprile), e rivenderlo subito dopo lo stacco. In pratica, si può tenerlo anche solo per una notte: lo si acquista l’ultimo giorno utile per maturare la cedola e lo si vende il giorno dopo. In questo modo, si incassa la cedola (che, se la banca compensa subito, va a ridurre la minusvalenza in scadenza nel 2025). Rivendendolo subito dopo, il prezzo sarà sceso — a parità di condizioni — di un ammontare vicino alla cedola. Non necessariamente in misura perfetta: il prezzo può variare anche per altri fattori di mercato. Ma non è questo il punto essenziale.
Il punto è che si genera una nuova minusvalenza, con scadenza a fine 2029. Quindi si ha più tempo per pianificare il recupero in modo efficiente e coerente con l’ottimizzazione di portafoglio. In pratica, si procrastina la scadenza della minusvalenza, guadagnando lucidità e riducendo l’“ansia da compensazione”. È però determinante il comportamento della banca: se la tua banca compensa immediatamente le minusvalenze al momento dello stacco della cedola, questa può essere una soluzione ottimale.
E se non lo fa? Torneremo anche su questo punto.
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