Dopo l’impennata seguita all’inizio delle ostilità in Medio Oriente – con il Brent salito fino a 78 dollari al barile in scia ai bombardamenti statunitensi su obiettivi in Iran – il prezzo del petrolio è rapidamente rientrato, complice l’annuncio di un cessate il fuoco. A fine settimana, le quotazioni sono tornate intorno ai 67 dollari al barile, riportandosi sui livelli precedenti.
Il rialzo è stato in gran parte alimentato dalla minaccia iraniana di chiudere lo Stretto di Hormuz, uno snodo strategico per il commercio globale di idrocarburi. Tuttavia, questa minaccia non è mai apparsa realmente credibile. Un’azione del genere isolerebbe l’Iran dalla maggior parte dei paesi della regione, in particolare dall’Arabia Saudita, compromettendo il processo di normalizzazione dei rapporti regionali avviato da anni sotto la mediazione della Cina, che ha investito risorse significative per favorire la stabilità nell’area. Inoltre, la Cina rappresenta il principale acquirente del petrolio iraniano, e gran parte delle forniture del Golfo Persico è destinata ai mercati emergenti dell’Asia. Teheran non ha alcun interesse a compromettere questi flussi.
Da marzo 2024 fino a luglio 2024 abbiamo consigliato il certificate CH1325426521, che punta su Brent e WTI. Come sta andando? Il certificate ha sempre pagato le cedole tutti i mesi. Dunque, chi l'ha acquistato da subito, marzo 2024, ma anche per buona parte di aprile, almeno in tempo utile per avere diritto alla prima cedola, ha incassato in totale 120 euro di cedole (lorde) ogni certificate acquistate, che ha 1.000 come valore nominale. Il certificate, infatti, paga mensilmente una cedola del 9% annuo, pari allo 0,75% mensile - cioè 7,5 euro per ogni certificate. Ovviamente, le cedole cumulate saranno inferiori se il certificate è stato acquistato nei mesi successivi.
Questo certificate è a mantenere: non è più quindi da acquistare.
