Settore Lusso: tra crisi e speranza

Il settore lusso è un segmento dei beni di consumo ciclici che, per definizione, possono più facilmente essere ridotti in momenti di difficoltà: prodotti per arredare, divertirsi, servizi come hotel e ristoranti.
Il settore lusso è un segmento dei beni di consumo ciclici che, per definizione, possono più facilmente essere ridotti in momenti di difficoltà: prodotti per arredare, divertirsi, servizi come hotel e ristoranti.
Settimana scorsa ti abbiamo parlato dei beni di consumo di prima necessità, cioè cibo, bevande, prodotti per la casa o l’igiene personale, indicandoti come siano più resilienti di altri in momenti di crisi economica e possano offrire un investimento azionario a minor rischio (pur restando rischiose azioni). Ora spostiamo l’attenzione sul settore lusso. Si tratta di un segmento dei beni di consumo ciclici che, per definizione, possono più facilmente essere ridotti in momenti di difficoltà: prodotti per arredare, divertirsi, servizi come hotel e ristoranti. Il lusso, come ti abbiamo detto anche di recente, sta vivendo un momento non facile a causa del rallentamento dei consumi in Cina (mercato assai importante) e del fatto che in Cina si è fatta strada una tendenza a evitare l’ostentazione (luxury shame).
La domanda lecita è se questo cambierà: le autorità cinesi si sono prefissate un obiettivo di crescita per il 2025 simile agli anni precedenti: il 5% e per arrivarci intendono rilanciare il mercato interno pianificando un deficit di bilancio significativo, pari al 4% del Pil, anziché al solito 3%, un fatto raro nel Paese che a livello centrale è sempre stato prudente nei suoi conti. Tuttavia, Pechino pensa che sia bene scommettere sul futuro della sua economia, sfruttando anche i tassi bassi e pensa di aumentare gli aiuti alle famiglie che desiderano acquistare casa e di introdurre bonus per l'acquisto di nuovi veicoli a motore. Sono misure che si limitano rafforzare quelle già esistenti, ma l'effetto cumulativo di così tanti stimoli alla fine potrebbe avere i suoi effetti, tanto più che per ora il Paese (dato di febbraio) è in deflazione. Una ripresa dei consumi potrebbe avere effetti sul lusso (salvo che il luxury shame non cresca). Più in generale se da un lato il lusso di livelli veramente alti può contare su una clientela che non si fa problemi di un rincaro dei prezzi e che riesce a reggere la congiuntura economica, quello di livello medio basso è più soggetto all’andamento dell’economia.
Che cosa accadrà ora che l’economia mondiale minaccia di rallentare sulla scia dei dazi? L’incertezza, in questa fase regna sovrana, motivo per cui, nonostante il prezzo di Amundi S&P global luxury (198,24 euro al 19/3; Isin LU1681048630) sia tornato intorno ai valori di novembre dopo i massimi toccati a inizio febbraio, non ci sembra il momento di tornare ad acquistarlo, visto il mutato (e più rischioso) contesto economico. Chi lo avesse acquistato e non teme il rischio può mantenerlo come una scommessa di lungo periodo che la congiuntura attuale di incertezza abbia a finire. L’investitore più prudente dovrebbe disfarsene.
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