Il settore delle utility è quello che si occupa dei servizi fondamentali per la vita di tutti: energia elettrica, gas, acqua, gestione dei rifiuti e reti di distribuzione. Sono le aziende che fanno funzionare la società moderna: senza di loro non potremmo accendere la luce, cucinare, scaldarci o aprire il rubinetto. Si tratta di un comparto presente in tutto il mondo, che comprende colossi americani, europei e asiatici: società come NextEra o Constellation Energy negli Stati Uniti, Enel, Iberdrola e National Grid in Europa, Tokyo gas in Giappone.
Le utility sono aziende che devono investire enormi somme di denaro per costruire e mantenere centrali elettriche, reti di trasmissione, impianti per l’acqua o per i rifiuti. Per finanziare tutto questo, spesso si indebitano, cioè chiedono prestiti alle banche o emettono obbligazioni. È una caratteristica tipica del settore: molto capitale, molto debito. Ma finché i ricavi restano stabili, e di solito lo sono, perché le persone continueranno sempre a consumare energia, l’indebitamento non rappresenta un pericolo. Anzi, quando i tassi d’interesse sono bassi, il costo del debito scende e le utility riescono a risparmiare sugli interessi, migliorando così i profitti. Viceversa, quando i tassi salgono, i conti diventano più pesanti: il denaro preso a prestito costa di più e i margini si riducono.
Negli Stati Uniti, dove i colossi energetici hanno una lunga tradizione di finanziamenti sul mercato dei capitali, la sensibilità ai tassi è altissima: un rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato fa subito sentire i suoi effetti sulle azioni delle utility, considerate “titoli difensivi”, cioè relativamente sicuri ma meno redditizi in periodi di tassi elevati. In Europa, la situazione è simile: le aziende sono fortemente indebitate per sostenere la transizione ecologica, cioè il passaggio alle energie rinnovabili e alla riduzione delle emissioni. Anche in Asia, soprattutto in Giappone e Corea del Sud, i gruppi pubblici o semi-pubblici devono modernizzare reti vecchie e centrali obsolete, e lo fanno spesso ricorrendo al debito.
A livello globale, quindi, le utility vivono in un equilibrio delicato: da una parte hanno entrate stabili e un ruolo vitale per la collettività; dall’altra sono esposte all’andamento dei tassi d’interesse e alle regole dei governi, che stabiliscono quanto possono far pagare ai consumatori e quanto possono guadagnare. Molti Paesi fissano una remunerazione regolata, una sorta di “guadagno massimo”, per evitare che questi servizi essenziali diventino troppo costosi per i cittadini.
Nel 2025, la situazione del settore nel mondo è abbastanza positiva: i tassi sono scesi rispetto ai picchi degli anni precedenti e gli investitori tornano a guardare alle utility come a un investimento sicuro e prevedibile. Gli analisti finanziari parlano di sentiment neutro o leggermente favorevole, soprattutto per le aziende con bilanci solidi e progetti nelle energie rinnovabili. Tuttavia, le differenze regionali restano: negli Stati Uniti il mercato è più maturo e competitivo, in Europa il peso delle regole è maggiore, mentre in Asia il ritmo di modernizzazione è ancora in corso.
In questo contesto il nostro giudizio sul settore per ora resta neutro sia a livello mondiale, sia a livello Usa, sia a livello europeo. In particolare, il rapporto prezzo / utili a livello mondiale è a quota 19, (16,8 se si guarda in prospettiva agli utili tra 12 mesi secondo i dati di consensus Ibes), quello prezzo / valore contabile è a 2,1, quello Ev/Ebitda intorno a 10,7. Al confronto le azioni mondiali hanno prezzo / utili 22,7 (18,5 quello in prospettiva) prezzo / valore contabile di 2,6 e Ev/ebitda di 11,9. Il settore utility è lievemente più conveniente (questi valori sono come il prezzo al chilo delle mele, più basso è, meglio è), ma non ci pare così più conveniente da buttarci su un consiglio generico di acquisto. Questo è anche coerente con l’opinione che abbiamo dei singoli titoli: su 24 in selezione ben 18 sono da mantenere, tre da vendere e tre da acquistare. Per questo non vediamo motivo di cambiare il consiglio sul settore che è passato a mantieni nel n° 1476, cioè circa tre anni fa. Pertanto, pure il consiglio sull’Etf Amundi S&P Gl Utilities (12,606 euro al 28/10; Isin IE000PMX0MW6) resta mantieni. Per chi volesse investire nel settore c’è la possibilità di acquistare le portoghesi EDP(4,317 euro al 28/10; Isin PTEDP0AM0009) e EDP Renováveis(12,77 euro al 28/10; Isin ES0127797019) o l’Italiana Iren (2,724 euro al 28/10; Isin IT0003027817).