Il settore tecnologico rallenta e riflette
Negli ultimi giorni il settore tecnologico globale ha mostrato segnali di rallentamento dopo mesi di corsa quasi ininterrotta.
Negli ultimi giorni il settore tecnologico globale ha mostrato segnali di rallentamento dopo mesi di corsa quasi ininterrotta.
Il comparto dell’intelligenza artificiale, che è stato per mesi il motore del rialzo del settore tecnologico, sta vivendo una fase di riflessione: non più solo entusiasmo e aspettative, ma la necessità di misurarsi con risultati concreti e modelli di business sostenibili.
Negli Stati Uniti, cuore finanziario e industriale della tecnologia, il tono dei mercati è cambiato. Dopo un anno di crescita record trainata dall’intelligenza artificiale generativa, gli investitori hanno iniziato a chiedersi se le valutazioni stellari di molte aziende siano giustificate. Le grandi società del settore, da Nvidia a Microsoft, da Alphabet a Meta, restano solide e in crescita, ma la domanda principale è se l’IA potrà continuare a sostenere ricavi e profitti con lo stesso ritmo tenuto fin qui.
A innescare il dibattito è stata anche la decisione di SoftBank di vendere la sua partecipazione in Nvidia. Un gesto simbolico, che ha spinto molti a chiedersi se l’ondata di investimenti nell’IA non sia giunta a una fase di consolidamento. Non si tratta di una fuga, ma di una pausa di riflessione: l’idea che, dopo la spinta iniziale, occorra distinguere tra progetti con potenziale reale e altri sostenuti più dall’euforia che dai risultati.
Nel frattempo, lo scenario globale si fa più complesso. Le tensioni tra Stati Uniti e Cina sulle esportazioni di chip avanzati continuano a pesare: i limiti imposti a Pechino nell’acquisto di semiconduttori di ultima generazione rischiano di rallentare la capacità di sviluppare sistemi di IA competitivi. In questo contesto, il mercato mondiale dei microprocessori, cuore fisico dell’intelligenza artificiale, è entrato in una fase più prudente, con prospettive di crescita riviste e un’attenzione crescente alla redditività delle produzioni.
Non mancano tuttavia segnali positivi. Alcune aziende stanno dimostrando che l’IA può essere integrata in modo profittevole nei processi industriali. IBM, ad esempio, ha consolidato la propria posizione nel software e nei servizi per l’IA generativa, mentre Apple continua a investire in soluzioni più mirate, puntando su un approccio che privilegia l’efficienza rispetto alla spesa senza limiti. Questi esempi mostrano che, accanto all’entusiasmo per le potenzialità della tecnologia, si sta affermando una logica di selezione e maturità.
La sensazione generale è che l’“età dell’oro” dell’IA stia entrando in una seconda fase. La prima, segnata dall’esplosione di modelli linguistici, piattaforme generative e chatbot, ha dato una spinta senza precedenti. Ora arriva il momento in cui i risultati devono tradursi in valore concreto: produttività, risparmi, servizi migliori. E questo passaggio non è automatico. Serviranno investimenti mirati, ma anche una riflessione su etica, trasparenza e impatto ambientale di sistemi che richiedono immense quantità di energia e dati.
L’Europa, in questo quadro, cerca un equilibrio tra innovazione e tutela dei cittadini. La nuova regolamentazione europea sull’intelligenza artificiale, approvata nel 2024 ma che vede i suoi obblighi scattare progressivamente a partire dal 2025, mira a garantire lo sviluppo tecnologico senza sacrificare i diritti fondamentali e impone nuovi obblighi e controlli a imprese e autorità. Per le aziende europee, e per i consumatori, sarà un banco di prova importante.
In sintesi, l’IA resta il cuore pulsante dell’economia tecnologica, ma la stagione della corsa cieca sembra alle spalle. Il settore non sta arretrando, sta semplicemente crescendo: non più per entusiasmo, ma per maturazione. La sfida dei prossimi mesi sarà capire chi saprà trasformare la promessa dell’intelligenza artificiale in un valore reale, stabile e accessibile.
I dati a fine ottobre mostravano un giudizio per i sottosettori del campo tecnologico a livello mondiale pari a “interessante” per i semiconduttori e a “neutro” per Software e servizi e Hardware (vedi qui). Insomma, bene per i semiconduttori, anche per via del momentum positivo, ma non benissimo per tutto il resto che sconta effettivamente valutazioni care.
Confermiamo i consigli mantieni per Invesco Technology S&P US (758,11euro al 12/11, Isin IE00B3VSSL01) e Wisdomtree Artificial Intelligence (74,78 euro al 12/11, Isin IE00BDVPNG13) e Xtrackers Msci World Info technologies (103,47 euro al 12/11, Isin IE00BM67HT60).
Continuiamo a lasciare spazio a una scommessa sui semiconduttori con iShares Msci Global Semiconductors (9,469 euro al 12/11, Isin IE000I8KRLL9). Sia chiaro: è cresciuto molto, quindi il rischio che il settore prenda fiato c’è ed è evidente. Se da modello di valutazione dovesse smettere di essere interessante (la prima data utile è inizio dicembre) il consiglio potrebbe per prudenze finire a “mantieni”. Ma al momento, con una valutazione settata sul “interessante” non vediamo motivo di opporci. Anche perché non riusciamo a immaginare una rivoluzione tecnologica senza semiconduttori. Molto probabilmente non abbiamo davanti tempi di grande corsa, ma, a meno che non salti fuori un eccesso di produzione, pesa il fatto che il settore resta strategico sia per gli Stati, sia per le aziende. Non escludiamo correzioni, ma nel lungo periodo una scommessa ci sta.
Per una scommessa sulla sola AI, c’è la possibilità di comprare Xtrackers Artificial Intelligence & Big Data 1C ((157 euro al 12/11, Isin IE00BGV5VN51), ma, anche qui, occorre fare attenzione. È da molto tempo che vi consigliamo di investire nel settore. Confidiamo che la scommessa sia già stata fatta da tutti. Questo consiglio è per i soli ritardatari che non hanno nessuna esposizione sui tecnologici, ma non vogliono perdere il treno. Sappiano che lo stanno acciuffando al volo mentre è già in corsa. Quindi non è detto che dia le soddisfazioni che ci si aspetta perché non si può guardare al passato per scegliere dove investire oggi, ma solo al futuro. Il futuro dell’AI è promettente, ma la promessa è nota a tutti e tutti vi han già investito. Chi investe ora lo fa in un’ottica di lungo periodo.
Chiudiamo con le infrastrutture digitali (compresi gli immobili in cui stanno i data center), qui la scommessa è un po’ indiretta, forse meno sbilanciata su alti e bassi immediati da batticuore, ma con tutti i rischi che un po’ di real estate comporta (non è che il mattone sia privo di pericoli). Dal n° 1611 vi consigliamo per farla Data Center REITs & Digital Infrastructure (17,122 euro al 12/11; Isin IE00BMH5Y327) che da allora è già salito di circa un 20%. Potete ancora scommetterci, ma anche qui se entrate solo ora nel mercato non aspettatevi di chiudere tutto in positivo in tempi brevi. Finire in rosso è una situazione che, se qualcosa va male, a questi livelli di quotazione si fa possibilità concreta e rischia di durare a lungo.
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