Il diritto di essere ascoltati

Rendere il mercato più competitivo è giusto, ma questo non può avvenire sacrificando trasparenza e parità di trattamento.
Rendere il mercato più competitivo è giusto, ma questo non può avvenire sacrificando trasparenza e parità di trattamento.
Questa riforma nasce con l’obiettivo dichiarato di semplificare e rendere più attrattivo il mercato italiano dei capitali. In un Paese dove poche aziende decidono di quotarsi in Borsa, scoraggiate anche dalla burocrazia, uniformare le regole e ridurre gli oneri amministrativi può apparire una mossa necessaria. Ma dietro l’intento di modernizzare si nasconde un equilibrio delicato: la riforma, fissando la soglia per l’OPA non sotto il 30%, rischia di ridurre i casi in cui il soggetto che vuole prendere il controllo di una società è obbligato a fare un’offerta anche ai piccoli azionisti, garantendo loro lo stesso prezzo riservato ai grandi. Per chi investe pochi risparmi in titoli italiani, questo significa una minore tutela in caso di cambi di controllo o manovre societarie improvvise. Il piccolo investitore rischia di restare spettatore, non beneficiario, delle decisioni che alterano il valore della società. Rendere il mercato più competitivo è giusto, ma questo non può avvenire sacrificando trasparenza e parità di trattamento. Se davvero si vuole un capitalismo più aperto e inclusivo, occorre garantire che ogni investitore – grande o piccolo – giochi con le stesse regole, e che dietro le riforme non si nasconda la tentazione di consolidare poteri già forti. La fiducia nel mercato nasce solo quando chi ha meno voce sa di avere ancora il diritto di essere ascoltato.
Alessandro Sessa
Direttore responsabile Investi
Attendi, stiamo caricando il contenuto