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Grande non vuol dire migliore

Ma la crescita dimensionale delle banche serve davvero ai cittadini?

Ma la crescita dimensionale delle banche serve davvero ai cittadini?

Data di pubblicazione 27 ottobre 2025
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Ma la crescita dimensionale delle banche serve davvero ai cittadini?

Ma la crescita dimensionale delle banche serve davvero ai cittadini?

Negli ultimi mesi abbiamo assistito a una corsa tra i due principali istituti di credito italiani (Intesa Sanpaolo e Unicredit) a chi è più grande in Borsa: un elemento come tanti dell’eterna gara tra le grandi banche a chi conquista più clienti e appare più solido. Ma la crescita dimensionale delle banche serve davvero ai cittadini? 

Spesso no. Serve soprattutto alle banche stesse, che ne ricavano maggiore efficienza interna, più forza sui mercati, ma anche meno concorrenza. E quando la concorrenza si riduce, non è detto che i conti correnti o i servizi diventino più convenienti per chi li usa ogni giorno. Anzi, i costi possono restare alti, soprattutto per i piccoli risparmiatori. I veri passi avanti in termini di convenienza per i clienti, negli ultimi 25 anni, sono arrivati meno dalle fusioni e più dalla tecnologia. Per esempio, l’ingresso nel mercato di banche digitali, come era avvenuto diversi anni fa con l’ingresso di Ing Direct, ha rivoluzionato il modo di fare banca: conti online, operazioni senza sportello, costi più bassi. È stata la digitalizzazione, e non la crescita delle dimensioni, a spingere le banche tradizionali a cambiare passo. Oggi altre rivoluzioni si affacciano: quella dell’intelligenza artificiale e quella della finanza decentralizzata con la blockchain. Ma è presto per capire se e come potranno tradursi in vantaggi reali per i clienti. Restano da chiarire regole, limiti e soprattutto ambiti in cui potranno davvero migliorare i servizi bancari. Siamo solo agli inizi. Nel frattempo, però, c’è un modo concreto per non pagare più del dovuto: confrontare offerte e costi. Sul nostro sito vi aiutiamo a scegliere i conti più convenienti, senza farsi abbagliare dalle dimensioni dei giganti del credito. Perché, alla fine, non è detto che “più grande” significhi “migliore”.

 

Alessandro Sessa

Direttore responsabile Investi