Gran Bretagna nelle reti della Brexit

Analisi Gran Bretagna
Analisi Gran Bretagna
Dopo negoziazioni caotiche e interminabili, l’uscita del Regno Unito dall’unione europea e il conseguente ristabilimento delle frontiere hanno generato numerose frizioni commerciali: difficoltà amministrative e ritardi nei trasporti stanno frenando le esportazioni britanniche. E oggi il pieno impatto della Brexit non si è ancora fatto sentire grazie al periodo di transizione ancora in corso, ma il primo gennaio 2022 le nuove regole doganali saranno a regime e i controlli alle frontiere si dovranno progressivamente rinforzare. La mancanza di autotrasportatori coinvolge anche il corretto approvvigionamento dei magazzini. E i problemi di approvvigionamento pesano anche sui prodotti di consumo finale. Secondo un’inchiesta, tra il 22 settembre e il 3 ottobre, 9 milioni di britannici, ossia un adulto ogni 6, non ha potuto acquistare dei prodotti agro alimentari giudicati essenziali. Ciononostante, e malgrado le difficoltà legate alla Brexit, la crescita del PIL (prodotto interno lordo) resterà elevata e probabilmente superiore a quella europea (vedi tabella sotto).
Le esportazioni britanniche sono oggi in calo del 20% rispetto ai livelli pre-covid, nonostante la forte ripresa della domanda mondiale.
Previsioni PIL a confronto | ||||
2021 | 2022 | 2023 | 2024 | |
Gran Bretagna | 6,9 | 5,5 | 2,0 | 1,7 |
Unione Europea | 4,9 | 4,2 | 2,0 | 1,4 |
Fonte dei dati: ufficio studi di Euroconsumers. |
Un altro fronte aperto è il mercato del lavoro. A causa di una politica migratoria nettamente più restrittiva, migliaia di cittadini dell’Unione europea, soprattutto dell’Europa dell’Est, han lasciato il Regno Unito o non vi si sono trasferiti. Il numero di posti vacanti di lavoro ha raggiunto la vetta di un milione.
La crescita del risparmio durante la crisi sanitaria, la situazione di piena occupazione e la penuria di manodopera che stimola la crescita dei salari sono elementi che sosterranno i consumi. Questo dinamismo economico è rallentato dai problemi di approvvigionamento che deprimono i consumi.
Una Borsa sempre attraente
Le difficoltà dell’economia britannica non devono confondere e deviare gli investimenti dalle azioni del Paese. Londra è affollata da grandi gruppi multinazionali (vedi sotto) che dipendono più dalla congiuntura internazionale, che non dalle grane specifiche del Paese britannico. Poco volatili e con generosi dividendi le azioni inglesi sono interessanti indipendentemente dal profilo di rischio: la Borsa inglese è, infatti, presente al 5% in tutti i nostri portafogli. In particolare, per puntare sulla Borsa inglese, e quindi sulle grandi società ivi quotate, ti consigliamo di scegliere un Etf come il Lyxor Ftse 100 Ucits Etf (13,35 euro, prezzo di Borsa all’11/11/2021, codice Isin LU1650492173) oppure l’iShares CoreFtse100 Ucits (8,45 euro, prezzo di Borsa all’11/11/2021, codice Isin IE0005042456).
Tra le azioni che compongono l’indice della Borsa inglese, il Ftse 100, troviamo colossi come AstraZeneca, Unilever, Diageo, GlaxoSmithKline, BP e British American Tobacco.
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