Puntare sui nuovi Pir: ne vale la pena?

Analisi
Analisi
I Pir (Piani individuali di risparmio) sono nati nel 2017 per favorire gli investimenti nelle piccole e medie imprese italiane. Durante la loro storia hanno alternato periodi di successo a momenti di difficoltà. Grazie al vantaggio fiscale promesso (esenzione dal pagamento delle tasse sui guadagni eventualmente ottenuti dall’investimento, a condizione di mantenere il Pir per un periodo prefissato, non meno di cinque anni) al loro lancio sul mercato hanno ottenuto grande interesse, che però non è durato a lungo. A seguito dell’approvazione del Decreto attuativo della Legge di Bilancio 2019, il cui contenuto ha influito sulla loro composizione (e sulla loro reale fattibilità), il mercato dei Pir si è di fatto bloccato. Richieste dalle società di gestione dei risparmi per rivitalizzarlo, sono arrivate, una dopo l’altra, alcune modifiche alla disciplina dei Pir.
I provvedimenti che hanno modificato la precedente normativa sui Pir li trovi nel Decreto fiscale collegato alla Legge di Bilancio 2020 (Dl n°124/2019), nel Decreto Rilancio (Dl 34/2020) e nella Legge di Bilancio 2021 (Legge n° 178/2020).
Più Pir per tutti
Dai precedenti 30.000 euro l’anno e 150.000 euro massimi in cinque anni investiti in Pir, con la Legge di bilancio 2022 il limite è stato innalzato a 40.000 euro annuali e 200.000 complessivi. Oltre ai limiti più alti, altre recenti novità si trovano nella Circolare 19/E dell’Agenzia delle Entrate, in particolare per i Pir alternativi, che potranno essere anche cointestati – non era così in passato. In questi Pir sarà possibile investire l’intero importo consentito tutto nel primo anno, senza la necessità di “spalmarlo” su cinque (il meccanismo con cui è calcolato il beneficio fiscale resta inalterato).
Nei Pir alternativi è possibile investire fino a 300.000 euro l’anno, e fino a 1.500.000 euro complessivi.
I PIR alternativi
I Pir alternativi sono stati presentati come un sostegno all’economia reale. I Pir alternativi devono investire per due terzi dell’anno almeno il 70% del patrimonio in via diretta o indiretta, in strumenti finanziari (anche non negoziati in mercati regolamentati) di imprese italiane non appartenenti agli indici Ftse Mib e Ftse Italia Mid Cap; oltre che in strumenti finanziari, può investire anche in prestiti erogati a queste stesse Pmi o in loro crediti; la defiscalizzazione sulle plusvalenze è ampliata rispetto ai Pir tradizionali. Hanno maggiore capacità di investimento: il vincolo di concentrazione su un singolo emittente è elevato al 20% (resta al 10% quello sui Pir tradizionali costituiti prima del 2020).
Ma ne vale la pena?
Oggi la macchina del risparmio gestito sta scaldando i motori per tornare a proporti nuovi Pir. Considerando che, per ora, contrariamente al passato, non è possibile costruirti un Pir fai-da-te assemblando i vari investimenti, noi ci siamo chiesti se oggi ne valga la pena. Iniziamo col dire che, come ti abbiamo detto in passato, l’andamento di questi prodotti è ballerino – vedi grafico. Dato che, per la loro natura, i Pir investono in titoli sottili, tendono ad amplificare l’andamento dei mercati, in positivo, ma anche in negativo. Quando le Borse vanno bene, i Pir corrono, ma quando i mercati crollano, i Pir crollano ancor di più, e questo lo devi tener a mente.
In passato ti avevamo indicato la possibilità di usare Conto Pir di Directa per creare un Pir fai-da-te. Questo prodotto non risulta però più sottoscrivibile.
Le spese correnti comprendono tutti i costi per il possesso di un fondo, come per esempio le commissioni di gestione, di amministrazione, della banca depositaria, ecc… Non includono, invece, quelle di performance.
I Pir sull’ottovolante
Quando Piazza Affari (in grassetto) attraversa un momento favorevole, i Pir amplificano la crescita (la linea sottile rappresenta l’andamento dell’indice Ftse Italia Pir Mid Small cap). Ma quando le cose per i mercati si mettono male, il tonfo dei Pir è maggiore: tienine conto se ti attira un investimento in questi prodotti.
L’indice Ftse Italia Pir Mid Small Cap nel 2017 ha guadagnato il 34,4%, nel 2018 ha perso il 18,1%, nel 2019 ha guadagnato il 23%, nel 2020 ha perso il 4%, nel 2021 ha messo a segno un +36,5%: puoi guadagnare tanto, ma anche perdere molto. Al 31/12/2021 i primi 10 titoli che costituivano l’indice erano Reply, De' Longhi, Brunello Cucinelli, Erg, Brembo, Iren, Salvatore Ferragamo, Banca Popolare Sondrio, BFF Bank e Sesa.
Se cerchi un investimento tranquillo, non fanno per te. Poi, non devi farti abbagliare dal beneficio fiscale ignorandone il rischio connesso. Investendo in un Pir puoi anche investire in quote di prestiti o di fondi di credito cartolarizzati erogati o originati per il tramite di piattaforme di prestiti per soggetti non professionali (peer to peer lending, vedi a fianco), investimenti di cui ti abbiamo parlato diverse volte e di cui ti abbiamo illustrato i rischi. Infine, i costi. In passato, vedi il n° 1217, ti abbiamo mostrato che in genere i fondi Pir costavano più di un fondo comune azionario. Dopo un lungo periodo in cui il mercato dei Pir si è praticamente congelato, qualcosa di nuovo è sbarcato sul mercato (come detto prima, puoi sottoscrivere un Pir solo se è nato dopo il 1° gennaio 2020) ma c’è molto poco, vedi in tabella qualche esempio, per cui è difficile fare una comparazione. In alternativa, ci sono gli Etf Pir che costano meno di un fondo. Che fare? Investire in un Pir vuol dire in primo luogo scommettere sul fatto che le Borse andranno, nei prossimi anni, molto bene, che le piccole e medie società italiane andranno anch’esse molto bene, e che cresceranno anche grazie al rinnovato interesse verso i Pir: non è scontato che sia così. Potresti, com’è successo, incappare in un momento negativo come quello della crisi innescata da marzo 2020. Se hai bisogno di vendere, sono guai. Inoltre, se punti anche al vantaggio fiscale, dovrai lasciar bloccato il tuo denaro per un tempo piuttosto lungo, pena la perdita del potenziale beneficio. Insomma, come detto prima, non è un investimento per tutti. A noi i Pir non sono mai piaciuti molto, anche se in passato ti abbiamo indicato qualche scommessa, chiusa a tempo debito, e nemmeno ora ci entusiasmano particolarmente, visti i loro “vincoli”. Se tu, però, vuoi proprio fare una scommessa su un rinnovato interesse per i Pir, oggi ti consigliamo di preferire un Etf a un fondo, destinando una cifra contenuta. Occhio che, se l’interesse verso questi prodotti resta scarso o i mercati ti giocano contro puoi anche perdere, e tanto. Uomo avvisato…
Etf e nuovi fondi Pir | |||
---|---|---|---|
Nome del fondo | Isin | Spese di sottoscrizione | Spese correnti (%) |
Banor sicav - Raffaello Pir R eur cap | LU2252217828 | 0 | 1,43% |
Bond Corporate Italia Pir | IT0005403438 | 2% | 1,09% |
Lyxor Ftse Italia Mid Cap Pir (DR) Ucits Etf - C-EUR | FR0011758085 | (1) | 0,40% |
iShares Ftse ital midsmall cap Ucits Etf | IE00BF5LJ058 | (1) | 0,33% |
Lyxortse ital all cap pir 2020 Ucits Etf | LU1605710802 | (1) | 0,35% |
(1) L’importo dipende dalle condizioni applicate dalla tua banca. |
Attendi, stiamo caricando il contenuto