Combattere il carovita con una delle sue cause?

Analisi
Analisi
A febbraio l’inflazione della zona euro si è attestata a un +5,9% annuo, in crescita rispetto al mese precedente (+5,1%) e oltre le attese. A spingere il dato sono stati soprattutto i prezzi dell’energia (+32%) che sono volati sulla scia della crisi Ucraina. Tolta l’energia, la crescita è stata del 3,1% ed escludendo anche componenti volatili come alimentari, alcol e tabacco, siamo al 2,7%. Il dato, comunque vada, supera l’obiettivo del 2% della Bce, tuttavia mette in evidenza anche il contributo delle materie prime, in questo caso energetiche, sul carovita. In questi termini potresti domandarti: ma allora investire in materie prime è una buona misura per contrastare gli effetti del carovita sul mio portafoglio? Dopotutto crescono insieme. Se pure l’idea è allettante ci sono, però, alcune considerazioni da fare.
LA CRESCITA NON E' INFINITA
La prima considerazione da fare è che se molte materie prime hanno visto i loro prezzi salire da inizio anno (vedi tabella), non è, però, detto che continuino a farlo anche in futuro (e che, quindi, comprarle ora sia conveniente). Fin qui i prezzi sono stati stimolati dalla prospettiva della guerra che da un lato ha messo a rischio l’offerta di gas e petrolio di cui la Russia è una importante esportatrice, da un altro lato ha fatto temere un calo dell’offerta di grano, mais e olio di semi di girasole, di cui non solo la Russia, ma anche l’Ucraina, sono protagonisti sui mercati mondiali.
La domanda di materie prime tende ad alzarsi in fasi di ripresa economica come quella a cui abbiamo assistito dopo la pandemia. Questo spinge in alto i prezzi, soprattutto se il periodo di crisi che ha preceduto la ripresa, ha portato al fallimento di qualche produttore di materie prime. I fallimenti riducono in modo strutturale l’offerta e ci vuole un po’ di tempo perché questa possa poi star dietro alla domanda.
LA VARIAZIONE DELLE MATERIE PRIME DA INIZIO ANNO | |||||
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Materia prima | Variazione | Materia prima | Variazione | Materia prima | Variazione |
Petrolio | +53% | Mais | +26,4% | Succo d'arancia | +62% |
Oro | +7,5% | Cotone | +22,3% | Soia | +27,7% |
Argento | +11% | Maiali magri | +40,8% | Zucchero | +3,9% |
Alluminio | +28% | Bestiame | -5,4%* | Grano | +39,4% |
Cacao | +0,5% | Gas | +85,1% | Riso | +44,5% |
Rame | +5,2% | Nickel | +69,9% | Zinco | +13,5% |
Fonte: Datastream, variazioni in dollari Usa da fine dicembre. Dati al 25/3 (quelli con * sono al 24/3). |
Questa spinta è destinata a esaurirsi? A una prima impressione verrebbe da dire no: la situazione geopolitica che si è venuta a creare, con la Russia che rischia di restare a lungo esclusa dai mercati mondiali, fa pensare che, anche se il conflitto terminasse all’improvviso, non ci sarebbe un ritorno automatico allo statu quo. Tuttavia, questa considerazione non esaurisce il resoconto sulle forze che generano i movimenti di prezzo sul mercato. I prezzi elevati di una materia prima aguzzano l’ingegno e spingono in diverse direzioni. In primo luogo, portano alla riduzione dei consumi (per esempio la riduzione della temperatura nelle case di un paio di gradi va nel senso di risparmiare il gas). In secondo luogo, portano alla sostituzione di queste risorse con delle alternative (il rinvio della chiusura di alcune centrali nucleari, ne è un esempio, vedi oltre per un commento sul nucleare). In terzo luogo, spingono verso l’innovazione tecnologica che presto o tardi aumenta la produzione e li riporta su valori più bassi (qui l’esempio è quello che è successo negli scorsi anni con il petrolio da sabbie bituminose). In altri termini i prezzi non possono salire all’infinito e sono molto ballerini. Guarda, ad esempio, il grafico Tutte le materie prime in un sol colpo. Vedrai che un investimento in materie prime nel tempo ha perso valore, e dal 2007 a oggi ha più spesso distrutto denaro che generato utili (arrivati più che altro in corrispondenza di due momenti di ripresa dopo una crisi, il post Lehman del 2009 e il più recente post Covid).
I PRODOTTI NON SEMPRE SONO ADATTI AL FINE
Come se non bastasse quanto detto fin qui, c’è poi il problema di prodotti finanziari con cui puoi investire in materie prime che siano facili da comprare dal tuo conto in banca. Pensiamo agli Etc, i più comodi e pratici.
Tutte le materie prime in un sol colpo
L’Etc Wisdomtree broad commodities (12,114 euro; Isin GB00B15KY989) dalla sua creazione ad oggi ha avuto per lo più un andamento discendente, salvo l’impennata che si è manifestata soprattutto durante la recente ripresa post pandemica. Questo prodotto replica il movimento dei contratti future di 22 commodities suddivise in cinque settori (energia, agricoltura, metalli industriali, metalli preziosi e bestiame).
Spesso (anche se non sempre, vedi oltre per l’oro) si basano sull’andamento dei future sulle materie prime, ma, come ti abbiamo più volte ribadito (vedi n° 1437) siccome i future sono titoli che hanno una scadenza, gli Etc che investono in future devono continuamente passare da un future all’altro e in questo passaggio si possono generare dei costi che a volte ti fanno perdere anche se la materia prima su cui punti non scende.
I prezzi delle materie prime energetiche sono influenzati moltissimo dalle situazioni geopolitiche. Il caso del gas in Europa è eclatante, visto che la Russia ne è il principale fornitore e ci vorrà qualche anno per sostituirla.
COMPRA ORO
Per tutti questi motivi ti confermiamo che al momento l’unica materia prima su cui ti suggeriamo di investire è l’oro (per un approfondimento sull’uranio vedi pagina 20), il cui prezzo potrebbe salire in caso di elevata inflazione in quanto viene considerato un bene rifugio proprio in queste occasioni. Lo strumento per farlo è l’Etc Invesco physical gold (172,12 euro; Isin IE00B579F325) che non ha i problemi legati ai future di cui ti abbiamo parlato, perché compra veri lingotti d’oro. Ricorda che è una posta extra-portafoglio a cui non devi dedicare più del 10% del tuo denaro complessivo, secondo la logica dell’80-10-10 (vedi n° 1442).
Se prendiamo solo i cinque anni che vanno da fine 2014 a fine 2019 che vedono un calo di prezzo del prodotto, alcune delle principali materie prime sono salite in euro (petrolio: +13,2%, oro: +38,2%, argento: +7,8%, alluminio: +5,2%, rame: +4,1%, mais: +10,4%, cotone: + 20,4%, maiali magri: +0,9%, soia: +0,6%, grano: +2,1%, zinco: +13,4%), altre sono scese (uranio: -24,1%, cacao: -10,8%, caffè: -12,3%, bestiame:- 15,6%, gas: -42,2%, nickel: -0,2%, succo d’arancia: -23,1%, zucchero: -0,4%, riso: -10,1%). Il prodotto nel grafico ha perso in quel periodo il 16,5%. Una spiegazione potrebbe essere nell’uso dei future.
Per capire il ragionamento confrontiamo due prodotti sull’oro. WisdomTree gold (19,168 euro; Isin GB00B15KXX56; costo di gestione dello 0,49%) replica il movimento dei contratti future dell'oro (che sono continuamente rinnovati in base a un programma di rinnovo predeterminato) e ha reso, tra febbraio 2012 e febbraio 2022, il 9,3%. Nel caso di Wisdomtree physical gold (167,90 euro; Isin JE00B1VS3770; costo di gestione 0,39%) ogni singolo titolo […] ha un effettivo diritto su una quantità definita di oro. […] La quotazione in borsa […] ha un valore basato sul prezzo spot dell'oro. Tra febbraio 2012 e febbraio 2022 ha reso il 23,6%.
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