Norvegia e Svezia sul podio

Analisi
Analisi
Iniziamo con la Norvegia: a fine 2021 il debito pubblico norvegese era il 43% del Pil: un valore contenuto, se lo si confronta con il 69% della Germania che è il Paese più virtuoso per i controlli sui conti pubblici nella zona euro. Da quando sono finite le restrizioni legate alla pandemia, l’economia si è ripresa e la Norvegia è vicina alla piena occupazione con i salari in aumento. Risultato: il Pil norvegese dovrebbe crescere del 3,5% nel 2022, mettendo a segno una delle migliori performance del Vecchio Continente.
Per quanto riguarda la Svezia, il 20% delle importazioni del settore energia proviene dalla Russia, ma a differenza della maggior parte dei Paesi europei, può sostituire più facilmente i suoi fornitori, in quanto acquista petrolio, ma poco gas, più difficile da rimpiazzare. La Svezia ha ridotto la dipendenza dai combustibili fossili: ha sviluppato le rinnovabili che coprono il 40% del totale fabbisogno energetico, mentre il 30% dell’energia arriva dal nucleare. Insomma, Stoccolma è in anticipo sui tempi rispetto a molti Paesi europei che oggi cercano, a marcia forzata, alternative a gas e petrolio russi. Le ripercussioni della guerra si fanno però sentire anche a Stoccolma. Da una parte c’è il rallentamento della crescita mondiale, dall’altra c’è il calo della fiducia dei consumatori che a marzo è scesa al livello più basso dal 2009, lasciando presagire un forte rallentamento delle spese delle famiglie. Con un debito pubblico inferiore al 40% del Pil, il Governo svedese ha, però, ampio margine di manovra per sostenere la domanda interna.
In 10 anni, la quota di gas, carbone e petrolio nel mix energetico della Svezia è diminuita del 20%, tanto che oggi rappresenta meno del 30% del totale contro, ad esempio, ancora quasi l'80% della Germania.
Per attutire lo shock energetico, il Governo svedese ha già ridotto alcune tasse e pagato dei risarcimenti agli automobilisti. Per difendersi dalla minaccia russa e rassicurare la popolazione preoccupata, ha anche aumentato le spese per la difesa.
Tassi di interesse in crescita
Mentre la Banca centrale Usa e quella europea stanno cercando di capire come combattere l’inflazione salvaguardando la crescita, la Norges Bank (la Banca centrale norvegese) ha iniziato a intervenire dalla fine della scorsa estate aumentando i suoi tassi ufficiali per tre volte e ora sono allo 0,75%. Questi interventi al rialzo non sono terminati. Si prevede infatti che a fine 2023 il tasso ufficiale norvegese sarà intorno al 2,5%. Certo l'inflazione norvegese è elevata – 5,4% a aprile – ma la Banca centrale può proseguire coi rialzi dei tassi perché il tasso di disoccupazione è basso e le retribuzioni crescono ad un buon ritmo. Se la Banca centrale europea aumenterà i tassi ufficiali solo alla fine dell'estate con tutta probabilità il differenziale tra i tassi d’interesse norvegesi e quelli dalla zona euro continuerà ad aumentare. Nel 1° trimestre del 2022 la corona norvegese ha guadagnato terreno sull'euro e la Banca centrale è intervenuta acquistando valuta estera per limitare l’impatto dei rialzi dei tassi sulla sua valuta.
La Banca centrale norvegese vuole limitare l'apprezzamento della corona per salvaguardare la competitività di quei settori (diversi dall'energia) che il Paese sta cercando di sviluppare.
Se si allarga il differenziale tra tassi norvegesi e quelli della zona euro, diventerà sempre più difficile impedire alla corona norvegese di apprezzarsi nei confronti dell’euro. E ciò potrebbe premiare chi ha acquistato obbligazioni norvegesi per diversificare i propri investimenti.
La Svezia, dal canto suo, anche se avanti nella transizione energetica, non è del tutto immune dall'impennata dei prezzi energetici. Come Stato UE, deve applicare le regole del mercato unico e allineare quindi il prezzo della sua elettricità al costo di produzione più elevato, oggi quello delle centrali a gas. Non per nulla anche l'inflazione svedese è aumentata molto, raggiungendo a aprile il 6,4%, il livello più alto dal 1991. Per contenere l'inflazione e sostenere la sua moneta, la Banca centrale svedese ha aumentato i tassi ufficiali a 0,25%, ma, grazie alla transizione energetica avanzata, i timori inflazionistici sono più moderati che nel resto d’Europa e la stretta monetaria dovrebbe restare piuttosto limitata.
Le famiglie svedesi possono sopportare il rialzo dei prezzi grazie ai cospicui risparmi accumulati durante la pandemia.
Obbligazioni norvegesi per diversificare
I titoli del debito tedesco a 10 anni offrono un rendimento intorno all’1%. Un titolo norvegese della stessa durata è al 2,8%, nonostante un'inflazione molto più bassa: il suo tasso reale (al netto del tasso d’inflazione) è quindi molto più favorevole. E se è vero che il tasso a 10 anni negli Usa è al 3%, è però anche vero che il biglietto verde è sopravvalutato verso l’euro e l'inflazione americana è più alta di quella della zona euro. Tenendo conto di tutto ciò e della solidità della Norvegia, che ha un’ottima affidabilità, il fatto che la sua valuta sia conveniente rappresenta solo un elemento ulteriore che ci spinge a consigliare i suoi titoli. I bond norvegesi sono presenti per il 5% nelle nostre strategie di investimento difensiva e equilibrata. Puoi acquistare Nordea 1 norwegian bond BP (21,16 euro, Isin LU0173781559).
Stoccolma Borsa interessante
La ferma intenzione della Svezia di essere un passo avanti per salvaguardare la competitività è un tratto distintivo anche delle sue aziende, ai primi posti in Europa per la spesa in ricerca e sviluppo. La Borsa di Stoccolma merita di essere presente per il 5% in tutte le nostre 3 strategie d’investimento. Puoi investirci tramite l’Etf iShares Omx Stockholm cap (66,95 sek; Isin IE00BD3RYZ16).
Anche i bond in corone svedesi sono interessanti: offrono, su scadenze oltre i 5 anni, rendimenti poco sotto al 2%, e sono un ottimo strumento per diversificare gli investimenti. Sono presenti per il 5% nella nostra strategia difensiva e equilibrata: acquistare Nordea 1 sw sh tr BP eur (21,16 euro; Isin LU0173785626) .Attendi, stiamo caricando il contenuto