Brasile, un’economia a due facce

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Come tutto il resto del mondo, anche il Brasile sta facendo i conti con l’impennata dell'inflazione, ma i problemi strutturali di questo Paese ne amplificano l’effetto. Il rimbalzo della domanda interna dopo il lockdown ha rapidamente saturato le capacità produttive e logistiche del Brasile, spingendo al rialzo i prezzi al consumo, tanto che l'inflazione ha superato la soglia del 12%, mentre era sotto il 2% solo due anni fa. Come reazione, già dal I trimestre del 2021, la Banca centrale brasiliana ha cominciato a inasprire la sua politica monetaria, tanto che negli ultimi quindici mesi i suoi tassi ufficiali sono passati dal 2% al 13,25%.
Un attivismo a livello monetario che può sembrare eccessivo, ma che si spiega con il doloroso ricordo dell'iperinflazione -fase di inflazione molto elevata, anche oltre il 20% in un mese- che ha più volte rovinato l'economia brasiliana e fatto precipitare nella povertà milioni di famiglie. L'ultimo episodio, che risale alla metà degli anni '90, non è stato affatto dimenticato.
Domanda interna sotto scacco
L'impennata dei prezzi e il forte aumento del costo del denaro stanno frenando le prospettive economiche del Brasile: gli investimenti delle imprese sono già in rallentamento mentre il calo del potere d'acquisto e l'aumento del costo del credito penalizzeranno fortemente le spese delle famiglie nei prossimi mesi. Anche le elezioni presidenziali, in programma il prossimo ottobre, sono una fonte d’incertezza che penalizza ulteriormente la domanda interna rischiando di essere più debole del previsto nei prossimi mesi. Secondo gli ultimi sondaggi, l'ex presidente Lula dovrebbe, con tutta probabilità, vincere le elezioni contro il presidente uscente Bolsonaro. Ma il programma di Lula è poco chiaro: non ripropone le politiche attuate durante la sua permanenza alla guida del Paese dal 2003 al 2010 e per sconfiggere l'estremista di destra Bolsonaro, ha costituito attorno a sé una vasta coalizione, scegliendo come alleato anche una figura della destra.
Dopo una campagna elettorale decisamente a sinistra nel 2002, Lula si presenta oggi come una forza di centro allo scopo di rassicurare il Paese e conquistare anche gli elettori delusi da Bolsonaro.
Le esportazioni come ancora di salvezza
Se nel I trimestre di quest’anno l'attività economica brasiliana è aumentata dell'1% rispetto ai tre mesi precedenti è grazie al boom delle esportazioni. La guerra in Ucraina da una parte ha fatto aumentare l’inflazione, ma dall’altra sta favorendo le esportazioni del Brasile che è uno dei principali attori nel commercio di materie prime, tanto che a marzo e aprile le vendite all'estero hanno raggiunto livelli senza precedenti. E questo boom delle esportazioni, rilanciando l'attività delle imprese esportatrici brasiliane, controbilancia l’attuale debolezza della domanda interna. I prezzi elevati delle materie prime migliorano i profitti delle imprese e favoriscono gli investimenti nel settore minerario e agricolo. Come risultato, quest’anno il Brasile dovrebbe avere un attivo commerciale (quando le esportazioni superano le importazioni) record che, facendo migliorare la situazione finanziaria del Paese, ridurrà anche il bisogno di finanziamenti esteri.
Le finanze pubbliche brasiliane, che si erano gravemente deteriorate durante la pandemia, potranno beneficiare delle maggiori entrate fiscali.
Gran festa per il real
Ad attrarre gli investitori verso questo mercato è soprattutto l'indipendenza della Banca centrale, nonché l'aumento dei tassi ufficiali. Dal febbraio 2021 una legge tutela, infatti, il Governatore della Banca centrale da ogni minaccia da parte dell’esecutivo e da ogni ingerenza da parte del Governo nella sua politica monetaria. Non per nulla dal mese successivo alla sua indipendenza (marzo 2021) la Banca centrale brasiliana ha iniziato ad alzare il costo del denaro per contenere la salita dei prezzi al consumo. E questa prima stretta monetaria ha rappresentato una vera e propria svolta per il real, la moneta brasiliana, che, dopo essere sceso il 9 marzo 2021 ai minimi storici rispetto all’euro, ha cominciato a riprendersi fino a apprezzarsi notevolmente negli ultimi tempi, sostenuto dai tassi di interesse molto elevati e dall'impennata dei prezzi delle materie prime.
Il mercato azionario brasiliano è rappresentato per una bella fetta da società minerarie e agroalimentari che hanno beneficiato dell'impennata dei prezzi delle materie prime, ma nelle ultime settimane questa tendenza si è invertita: le deboli prospettive economiche e l'incertezza a livello politico hanno allontanato, infatti, gli investitori dalla Borsa brasiliana.
Brasile interessante per diversificare
Naturalmente, non è detto che l'apprezzamento del real brasiliano continuerà nei prossimi mesi. Anzi, a medio termine, ci si aspetta che la valuta brasiliana si possa deprezzare rispetto all'euro.
Tuttavia, gli altissimi tassi di interesse offerti dai titoli di Stato brasiliani compensano il previsto calo della sua valuta. Le obbligazioni in real rappresentano perciò un'interessante opportunità di diversificazione e sono presenti in tutte e 3 le nostre strategie di portafoglio, ma non devono superare il 5% degli investimenti indipendentemente dal profilo di rischio: puoi acquistare il fondo Hsbc Gif Brazil bond AC (16,98 usd, LU0254978488) o Hsbc Gif Brazil bond AD (5,81 usd, LU0254979023) o un bond che trovi a pagina 13. Il mercato azionario, invece, è penalizzato da un’eccessiva volatilità causata anche dall’incertezza sul futuro politico del Paese. Per questo preferiamo consigliarti di restarne fuori: la Borsa brasiliana non è perciò presente in nessuna delle nostre strategie.
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