L’eredità di Abe e il futuro del Giappone

Yen giapponesi
Yen giapponesi
Per un Paese in cui il tasso di violenza è basso l’assassinio dell’ex premier Shinzo Abe a ridosso delle elezioni e durante un comizio a sostegno di un candidato del suo partito è stato uno shock. Abe è stata una delle figure più importanti del Giappone degli ultimi anni, ricoprendo il ruolo di primo ministro tra il 2006 e il 2007 e poi dal 2012 al 2020, quando si è dimesso per motivi di salute. Sua è l’Abenomics, la politica economica espansiva messa in pratica nel 2013, sue sono le scelte di rendere il Paese più presente sulla scena mondiale e di puntare su un rafforzamento delle forze di difesa. Si tratta di una scelta in controtendenza rispetto alle politiche tenute dal Giappone che, uscito sconfitto dal secondo conflitto mondiale, aveva sempre tenuto un basso profilo militare. Quest’ultimo elemento, insieme alla volontà di mantenere aperto il commercio nel Pacifico mantenendo la chiara scelta di campo a fianco di Europa e Nord America è qualcosa che resterà a lungo. Veniamo, però, a parlare della situazione economica che ha visto nel 2022 un anno di debolezza per lo yen. Con una perdita del 5% rispetto all'euro e del 16% rispetto al dollaro Usa, lo yen è, infatti, uno dei grandi perdenti degli ultimi sei mesi. Alla base di questo crollo stanno la politica monetaria della Banca centrale e il deterioramento della bilancia commerciale. La domanda che viene è: è il caso di continuare a investire in Giappone? La risposta si conferma positiva, ma vediamo nei dettagli.
Inflazione per ora sotto controllo
La Banca centrale del Giappone, mantenendo invariata la sua politica monetaria e un obiettivo di tassi di interesse a livelli compresi tra lo 0% e lo 0,25% ha avuto a che fare con il crollo del yen. Questo diverso approccio rispetto alle altre banche centrali che li hanno alzati (o si preparano a farlo, come la Bce) si spiega con i livelli diversi d’inflazione: supera l'8% sia negli Usa, sia nella zona euro, mentre in Giappone è al 2,5% e si prevede per tutto il 2022 e anche per il 2023, che resti vicino al 2%. I tassi bassi indeboliscono lo yen a vantaggio delle imprese esportatrici giapponesi che possono essere più competitive. Attualmente i tassi sui bond Usa a 10 anni si avvicinano ancora al 3% mentre in Giappone i decennali sono scambiati intorno allo 0,25% e i tassi sulle scadenze fino a 4 anni rimangono negativi. Con questo differenziale, non sorprende che molti investitori vadano altrove.
Questi livelli di inflazione sono in linea con gli obiettivi delle autorità monetarie locali per la prima volta dopo moltissimi anni. E ciò spiega chiaramente perché la Banca centrale giapponese non intenda modificare la sua politica monetaria.
Gli speculatori stanno praticando il carry-trade: con i tassi giapponesi a livelli molto bassi e tassi di interesse più elevati negli Usa e in Australia, diventa, in effetti, conveniente per gli investitori prendere in prestito yen a per finanziare l’acquisto di azioni e titoli Usa o australiani, che offrono rendimenti più interessanti, lucrando sulle differenze di rendimento. È un meccanismo che indebolisce, però, lo yen, che viene ceduto per comprare obbligazioni e azioni in valute estere. Infine, con la maggior parte della sua capacità di produzione di energia nucleare ancora ferma, il Giappone dipende dagli idrocarburi proprio ora che i loro prezzi sono alle stelle. In più, sempre più esportatori giapponesi stanno installando le loro unità di produzione altrove in Asia, dove i salari sono più bassi. Il risultato è che ciò che era tradizionalmente “made in Japan” viene ora prodotto altrove e contribuisce meno (o per niente) al commercio estero giapponese. Questo pesa sulla bilancia commerciale del Giappone, che tradizionalmente era abituato ad avere un saldo positiva.
Il Giappone sta affrontando un lungo (e insolito) periodo di deficit commerciale (le importazioni che superano le esportazioni); un cambiamento importante per un Paese strutturalmente in surplus a causa di una domanda relativamente debole sul mercato interno, che contrasta con la competitività dei suoi prodotti e delle esportazioni, un tempo in gran forma.
Un possibile rimbalzo per la valuta
Anche il Giappone, come l’Europa, sta lottando per le forniture di energia e deve fronteggiare un’impennata dei prezzi, con ripercussioni sui livelli inflattivi. La pressione sulle autorità cresce perché i giapponesi non sono avvezzi a un'inflazione elevata. Ci sono, però alcune soluzioni: il Paese è nella situazione attuale perché la sua produzione di energia nucleare è ferma, e il primo ministro ha già annunciato che, anche se non intende costruire nuovi reattori, riavvierà quelli esistenti il prima possibile e ciò ridurrà l’importazione di energia riequilibrando la bilancia commerciale.
E non è neppure escluso che la Banca del Giappone ponga fine alla politica di tassi bassi, accettando un livello di rendimento delle obbligazioni un po’ più alto. Questo attenuerà le pressioni sulla valuta. Un risultato al quale dovrebbe contribuire anche un forte ritorno del turismo nel Paese, del tutto assente durante la pandemia. Infine, i giapponesi hanno notevoli risparmi, che non esitano a investire all'estero. In caso di forti turbolenze di mercato – plausibili in un momento in cui la zona euro si avvia verso la recessione e gli Stati Uniti non sono sicuri di evitarla – si assisterà al rimpatrio di capitali nell'arcipelago e ad acquisti di azioni e titoli giapponesi, considerati dei beni rifugio; questo farà aumentare la domanda di yen e ne sosterrà quindi il cambio. Per tutte queste ragioni il Giappone deve essere presente in un portafoglio ben diversificato: è infatti il 10% nella nostra strategia dinamica e al 5% in quella equilibrata e difensiva. Per investire in questa Borsa ti consigliamo di acquistare l’Etf Xtrackers Nikkei 225 (20,29 euro, LU0839027447). Ti confermiamo anche il consiglio di scommettere su un rimbalzo dello yen, investendo in titoli di Stato giapponesi: puoi farlo acquistando l’Etf Ubs Bl Brc Jap Treas 1-3 (1174,99 yen, LU2098179695), presente al 10% in tutte e tre le nostre strategie.
È importante la presenza della Borsa nipponica in portafoglio perché le azioni giapponesi hanno attualmente prezzi interessanti e la Borsa di Tokyo è ben diversificata, includendo una solida parte di titoli industriali (22%) ma anche beni di consumo (19%), di tecnologia dell'informazione (13 %), di titoli finanziari (11%), di titoli legati alla sanità (10%) e alle comunicazioni (9%), nonché di beni di prima necessità (6%) e molti altri.
Una volta cancellati i disavanzi della bilancia commerciale degli ultimi trimestri (con la ripresa della produzione di energia nucleare e del turismo) e quando la Banca del Giappone sarà meno restrittiva in termini di tassi di interesse, lo yen rimbalzerà. I bassi prezzi attuali rappresentano quindi una buona opportunità per posizionarsi su questo mercato.
Lo yen debole sul dollaro Usa
Ai minimi rispetto al dollaro Usa dal 1998, lo yen potrebbe rimbalzare quando il Giappone sarà meno dipendente dall’energia importata non appena la sua Banca centrale rivedrà al rialzo il suo obiettivo di tassi.
Attendi, stiamo caricando il contenuto