Canada: chiodo fisso in portafoglio?

Grafico
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La Borsa canadese è competitiva, autosufficiente dal punto di vista energetico, ricca di materie prime e beneficia storicamente di una forte domanda interna, che rimane il suo principale motore della crescita. A ciò si aggiungono i legami privilegiati con gli Stati Uniti, principale sbocco per le sue esportazioni di beni e servizi. Inoltre, con le sanzioni contro la Russia, il mondo deve far a meno proprio di alcuni prodotti, come gli idrocarburi, le materie prime agricole o persino i fertilizzanti. Questa condizione favorisce il Canada, uno dei principali produttori ed esportatori di queste materie, tanto che la sua bilancia commerciale è in attivo (le esportazioni superano le importazioni) e ha raggiunto il picco nel 1° semestre di quest’anno (vedi grafico). E se le esportazioni vanno bene anche gli investimenti crescono, due elementi che, messi insieme, sostengono la domanda di dollari canadesi. Inoltre, la moneta canadese ha, nei confronti dell’euro, un differenziale di tassi di interesse di tutto rispetto. Se le obbligazioni canadesi con una scadenza a 10 anni sono scambiate intorno al 3,0%, i titoli del debito con la stessa scadenza di Spagna e Portogallo offrono, in effetti, rendimenti intorno al 2,8%, quelli di Francia e Belgio si aggirano intorno al 2,3% e quelli della Germania non raggiungono l'1,9%. Per trovare tassi obbligazionari più alti di quelli canadesi nell'eurozona, bisogna prendere in considerazione i titoli italiani: quelli a 10 anni oggi rendono circa il 3,5%.
Sono proprio i rendimenti elevati dei titoli canadesi che contribuiscono all'apprezzamento della valuta del Paese che registra un +3% circa rispetto all’euro da inizio anno.
Non mancano le sfide da affrontare
Il Canada sta tuttavia attraversando un momento difficile dettato da un'inflazione elevata, che costringe la sua Banca centrale a intervenire sui tassi per scongiurare un surriscaldamento dell’economia. Oggi le autorità monetarie canadesi si rallegrano del fatto che i loro rialzi inizino a dare frutti e che l’inflazione, al 6,9% in ottobre, stia scendendo dal picco dell’8,1% di giugno. L’aumento del costo del denaro e l’atteso rallentamento della crescita economica a fine anno e nella prima metà del 2023 dovrebbero contribuire a contenere l’inflazione. L'orizzonte, dunque, si sta un po’ schiarendo. Le autorità monetarie non si fanno, però, molte illusioni: anche ai livelli attuali, l'aumento dei prezzi al consumo supera di gran lunga i loro obiettivi e il mercato del lavoro rimane sotto tensione per la scarsità di manodopera. Pertanto la Banca del Canada dovrebbe comunque procedere a un ultimo rialzo, che spingerà il tasso ufficiale verso il 4% entro fine anno.
Da inizio anno ci sono stati 6 rialzi dei tassi ufficiali canadesi, il principale tasso di riferimento è passato dallo 0,25% al 3,75% odierno.
Naturalmente, una politica monetaria restrittiva non è priva di rischi per l'economia. Se ovviamente l’obiettivo è quello di “raffreddare” la domanda, c’è sempre il rischio di andare un po' troppo lontano: un credito eccessivamente oneroso rappresenta, in effetti, una cattiva notizia sia per le famiglie canadesi, peraltro già fortemente indebitate, sia per i prezzi delle case che, a causa di mutui sempre più onerosi, dopo essere saliti di oltre il 50% da inizio 2020 all’inizio di quest’anno, hanno poi perso, nel corso del 2022, il 10%. Lo stesso vale per le imprese, spinte anch'esse a rallentare i propri investimenti. Da un lato, perché la domanda sul mercato interno è meno pressante e, dall’altro, perché le esportazioni risentono del rallentamento dei loro principali mercati di sbocco, Stati Uniti, ma anche di altri, come l'Unione europea o la Cina.
I mutui più onerosi, pesando sull’effetto di ricchezza delle famiglie (molto legato all'andamento dei prezzi delle case), fanno sì che la domanda di abitazioni inizi a mostrare segni di debolezza.
La Borsa resta interessante
La Borsa canadese è diversificata: i finanziari occupano il 36% dell'indice MSCI Canada, quelli dell'energia il 20%, gli industriali rappresentano il 12%, le materie prime l’11% e le tecnologie dell'informazione il 6%. Nonostante le prospettive molto più ottimistiche le azioni canadesi sono scambiate a livelli di prezzi paragonabili a quelli della zona euro, quindi secondo noi la Borsa canadese continua a meritare di essere presente per il 5%, a titolo di diversificazione, nella nostra strategia di portafoglio equilibrata e dinamica. Ci puoi investire acquistando l’Ubs Msci Canada Ucits Etf (15,09 euro; LU0950672807), l’Ubs Msci Canada ucits Etf (35,53 euro; LU0446734872) e l’Etf Xtrackers Msci Canada (64,07 euro; LU0476289540).Attendi, stiamo caricando il contenuto