La Norvegia vince con la crisi del gas

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Le esportazioni norvegesi di idrocarburi raggiungeranno quest'anno i 2.200 miliardi di corone norvegesi (circa 220 miliardi di euro), contro gli 832 miliardi dello scorso anno. E questo boom non si esaurirà tanto presto: le sue esportazioni di idrocarburi sono stimate a 2.900 miliardi di corone norvegesi nel 2023 e a 2.000 miliardi nel 2024. Insomma, anche a lungo termine, la Norvegia beneficerà della nuova realtà energetica in Europa. E, anche se recentemente è stato firmato un contratto con il Qatar, che dal 2026 fornirà, per 15 anni, fino a 2 milioni di tonnellate di Gnl (gas naturale liquefatto) alla Germania, la Norvegia continua a essere corteggiata dai Paesi europei: da poco è stato completato, ad esempio, un investimento da 14,8 miliardi di corone norvegesi per mettere in funzione un nuovo giacimento capace di soddisfare i consumi di quasi 2,4 milioni di famiglie per 7 anni.
Scelte sensate e lungimiranti
Dal 2002 in Norvegia, per evitare gli squilibri e il surriscaldamento dell'economia, tutte le rendite da idrocarburi sono state trasferite in un fondo sovrano. Per salvaguardarne il capitale, il governo può prelevare da questo fondo solo somme pari ad un rendimento fittizio annuale del 3%: si tratta di somme volutamente ridotte, visto che il fondo ha sempre generato un rendimento medio ben più elevato sin dalla sua creazione.
E oggi il Paese dà prova di una prudenza ancora maggiore a livello di bilancio. Se, infatti, la maggior parte dei Paesi europei sta spendendo generosamente per sostenere le famiglie e le imprese che affrontano l'aumento dei costi energetici, la Norvegia sta contenendo l'aumento della spesa pubblica. Il governo non vuole, infatti, surriscaldare l'economia, già trainata fortemente dal boom delle esportazioni di energia, anche perché intende aiutare la Banca centrale norvegese nella sua lotta contro l’aumento dei prezzi.
Il fondo sovrano in cui sono state trasferite le rendite da idrocarburi ha una “dote” di 1,170 miliardi di dollari Usa - più del doppio del PIL norvegese (tutta la ricchezza prodotta nel Paese) – e può investire solo in società estere (attualmente più di 9,000).
Buone prospettive economiche
Da inizio dell’anno il tasso ufficiale è salito del 2,25%, ora è al 2,75%, poco sopra quello della zona euro (2,5%) e sensibilmente meno di quelli Usa (4,25%). Questi rialzi limitati hanno frenato l’apprezzamento della corona norvegese in seguito alla salita dei prezzi dell’energia e salvaguardato la competitività internazionale dei settori non energetici come la pesca che, insieme all'acquacoltura, rappresenta il 5% del PIL e quasi il 10% delle esportazioni totali. Il modesto rialzo dei tassi ha sostenuto anche la domanda interna, tanto che l'attività economica, escluso il settore dell'energia offshore, è aumentata di un ulteriore 0,8% nel 3° trimestre, dopo il balzo dell'1,2% nel 2°. Con l’exploit energetico e la piena occupazione (tasso di disoccupazione solo al 3,2% della popolazione attiva), i mirati aiuti statali e un’inflazione relativamente contenuta (picco del 7,5% a ottobre) che ha salvaguardato i consumatori, il PIL norvegese crescerà di oltre il 3% quest'anno, mentre nel 2023 e nel 2024 la sua crescita dovrebbe limitarsi a circa il 2%. L'economia dell'eurozona sarà, invece, in stagnazione il prossimo anno, prima di rialzare timidamente la testa nel 2024, con un atteso aumento del PIL dell'1%.
Dare solo al gas il merito della buona salute dell'economia norvegese è però riduttivo. Non basta avere una manna finanziaria che arriva dalle materie prime per essere prosperi, bisogna anche saper ben gestire questi soldi.
Una piccola ma interessante diversificazione
Grazie agli idrocarburi e a una buona gestione finanziaria, la Norvegia è un Paese prospero. Tuttavia, la corona norvegese, penalizzata dai tassi ufficiali bassi, non ha registrato l’apprezzamento che si osserva nei periodi di forte aumento dei prezzi dell'energia, tanto che oggi resta addirittura sottovalutata nei confronti dell'euro; il che fa sperare in guadagni a livello di cambio a lungo termine. Offrendo tassi di interesse intorno al 3%, le obbligazioni in corone norvegesi rappresentano quindi una piccola ma interessante diversificazione e sono presenti al 5% nella nostra strategia difensiva e equilibrata. A tal proposito puoi investirci acquistando il fondo Nordea 1 norw. bond BP (20,87 euro, LU0173781559).Attendi, stiamo caricando il contenuto