La debolezza dell’euro ha salvato tutti

Analisi
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Nel mese di maggio, diversi fattori hanno indebolito la moneta unica. I timori di un default Usa hanno spaventato i mercati, a vantaggio dei “porti sicuri”, in testa tra tutti il dollaro (+3,6% sull’euro) che, paradossalmente, resta un bene rifugio nonostante i timori riguardassero proprio gli Usa e la possibilità che non ripagasse i suoi debiti. Quando è stato raggiunto un accordo sul debito statunitense tra il presidente Biden e l'opposizione repubblicana, la recessione a sorpresa in Germania (vedi in Detto tra noi) ha gettato un'ombra sulle prospettive economiche europee e ha indebolito il valore della moneta unica. Infine, il calo dell'inflazione europea ha ravvivato i dibattiti sulla prosecuzione della stretta monetaria favorendo il deprezzamento dell'euro. Se questo è senz’altro un male per chi progetta vacanze fuori dall’Eurozona, è invece un bene per chi investe. Il bilancio delle Borse mondiali (in euro e dividendi inclusi) è stato un bel +1,9% grazie al grande apporto di New York (+4,1%, ma +0,5% in dollari). Sono andate bene anche Seul (+8%), Città del Messico (+1,5%) e Tokio (+4,5%). In rosso eurozona (-3,3%, ma è sconsigliata da tempo), Londra (-2,7%), Zurigo (-1,1%), Stoccolma (-5,3%, con il contributo consistente della corona svedese che ha perso il 2,4%, vedi riquadro), Toronto (-1,6%), Sidney (-1,3%), Jakarta (-3,1%) e le Piazze cinesi (-3,3%).
Il debito usa ha scosso il mercato obbligazionario
Senza un accordo politico tra Democratici e Repubblicani per alzare il tetto del debito pubblico, gli Stati Uniti hanno rischiato il default. Questo scenario, pur improbabile ha, tuttavia, preoccupato gli investitori con l'avvicinarsi della scadenza, perché un default degli Stati Uniti avrebbe avuto conseguenze potenzialmente disastrose per la finanza globale. Sul mercato obbligazionario questo ha provocato un grande nervosismo e un'impennata dei tassi di interesse, ma un accordo è stato raggiunto all'ultimo minuto e le tensioni si sono placate con la stessa rapidità con cui erano aumentate. Alla fine del mese, i tassi di interesse sono tornati quasi ai livelli iniziali.
La corona svedese si è nuovamente deprezzata nei confronti dell'euro a maggio e ora è vicina ai minimi storici toccati durante la crisi finanziaria del 2009. Questa valuta è stata colpita per diversi mesi dalla stretta monetaria leggermente più aggressiva nella zona euro: il tasso chiave della Banca centrale europea è al 3,75% e si prevede che aumenterà molte volte di più, mentre il tasso svedese è al 3,50% e dovrebbe registrare solo un piccolo aumento quest'estate. Questo leggero differenziale di tasso viene sfruttato dagli speculatori per attaccare con successo la corona svedese. Tuttavia, resta parte dei nostri portafogli in ottica di diversificazione, vista anche l’elevata affidabilità di credito del nostro vicino nordeuropeo.
Rand sudafricano: -4,5%
La valuta sudafricana si è fortemente deprezzata a maggio, toccando un nuovo minimo storico rispetto alle principali valute mondiali come l'euro e il dollaro. Il rand è strutturalmente indebolito dalla pessima situazione finanziaria e dalle debolissime prospettive economiche del Sudafrica. Con le interruzioni di corrente, quest'anno la crescita del Pil sarà prossima allo zero. Il deprezzamento del rand è aumentato nell'ultimo mese a causa dei rapporti travagliati che Pretoria ha con Mosca. Questa prospettiva ha causato la fuga degli investitori internazionali. Anche tu stai alla larga da investimenti in questo Paese.
Sul fronte delle obbligazioni il bilancio è complessivamente positivo (+1,5% i titoli di Stato mondiali), anche qui grazie all’euro debole che ha permesso ai titoli di Stato Usa di salire del 2,4% e a quelli giapponesi di guadagnare lo 0,8%. Se la sono cavata molto bene i titoli di Stato brasiliani (+3,9%, con un eccellente +12% da inizio anno), mentre risultati moderatamente positivi sono venuti dall’eurozona (+0,4%). I titoli cinesi sono cresciuti dell’1,7%, mentre note dolenti sono venute dai titoli di Stato norvegesi (-1%) e svedesi (-1,9%). Il dato dei bond ad alto rendimento in euro si attesta intorno a un +0,7%, per i bond ad alto rendimento in dollari Usa abbiamo un +2,6%.
La lira turca ai minimi
La vittoria di Erdogan alle elezioni non è piaciuta al mercato (-2,7% la lira turca sull’euro a maggio, -76% il bilancio su 5 anni). Ciò è dovuto all'interferenza del presidente Erdogan nella politica monetaria. Durante il precedente mandato, la Banca centrale turca ha perso la sua indipendenza. Ora deve obbedire agli ordini del Capo dello Stato che vuole un calo dei tassi per sostenere l'attività economica nonostante l'inflazione galoppante. In Turchia il tasso è stato ridotto all'8,5% nonostante l'inflazione fosse l'anno scorso a oltre l'80% e superi ancora oggi il 40% secondo i dati ufficiali che, probabilmente, sottovalutano la realtà. In queste condizioni, gli investitori fuggono dalla lira turca. Anche tu stai alla larga dai titoli turchi e non farti ingolosire dalle alte cedole che offrono le obbligazioni in lire turche.
I nostri portafogli sono confermati
Le economie in Europa e Usa mostrano segni di rallentamento, mentre la ripresa della Cina è sotto le attese. L'incertezza è in aumento, coi problemi sempre presenti nelle banche regionali Usa che minano la fiducia degli investitori insieme col dibattito infinito sull'opportunità di aumentare il tetto del debito negli Usa di cui ti abbiamo parlato prima. Allo stesso tempo, in altri ambiti, l'intelligenza artificiale è di gran moda, portando una corsa al rialzo in alcuni titoli tecnologici e di semiconduttori. Se si aggiungono i dubbi su fino a che punto si spingeranno le banche centrali ad alzare i tassi e per quanto tempo li terranno a livelli elevati, si ottiene una situazione difficile per gli investitori, con alcuni mercati che si comportano bene e altri che soffrono. Tra chi è andato bene si segnala il Brasile: fin qui lo stallo tra la banca centrale (tiene alti i tassi nonostante il calo dell'inflazione) e il presidente Lula (chiede tassi più bassi) è stata ben percepita dagli investitori e ha sostenuto sia il real (+1,1%) sia i bond (vedi sopra), sia la Borsa (+4,8%). Una riduzione dei tassi ben gestita in futuro dovrebbe continuare a spingere i bond brasiliani, mentre le prospettive per le azioni sono meno chiare, con le politiche interventiste di Lula e la mancanza di entusiasmo per riforme e privatizzazioni che frenano la fiducia. Date queste incertezze, non è ora di investire in azioni brasiliane: bastano i bond. Le altre performance buone del mese provengono dall'Asia. La Borsa indiana ha avuto un forte rimbalzo (+6,5%) dopo un periodo segnato dai dubbi sull'impero Adani, ma al momento non ci investiamo ancora. Il Giappone sta tornando sugli scudi grazie alla buona governance e a un maggiore interesse degli investitori stranieri. La Corea del Sud ha fatto ancora meglio sulla scia di un won più forte (+4,4%) per via dei tassi elevati in un momento in cui la maggior parte degli investitori pensava che la Bank of Korea avesse chiuso con la fase di rialzi. Vale la pena notare che la Corea produce semiconduttori e dovrebbe beneficiare dell'euforia nel settore. Un punto di attenzione viene dalla corona norvegese, che dovrebbe rimbalzare non appena i prezzi del petrolio lo faranno, ma non sarà così. Oslo usa parte delle tasse sul settore petrolifero per finanziare i deficit di bilancio e poi investe il resto. Pertanto, la Banca centrale continuerà a effettuare vendite mensili di corone fino a quando le entrate petrolifere saranno superiori al deficit pubblico, in modo da acquistare titoli finanziari per investimento. L'indebolimento della corona è uno sfortunato (e indesiderato) danno collaterale di tale processo e dato che la differenza di tasso di interesse tra Norvegia e eurozona è minimo, stiamo valutando il da farsi. Tuttavia, per questo mese abbiamo deciso di confermarti le nostre strategie così come sono.
Gli investitori sono preoccupati anche per la Svezia: i problemi del mercato immobiliare si stanno lentamente diffondendo alle società attive nel settore immobiliare, facendo aumentare i timori sulla salute delle banche che le finanziano. Visti i livelli storicamente bassi della corona sull’euro (-11,1% in 5 anni) al momento non cambiamo i nostri portafogli.
Trovi i nostri portafogli sempre aggiornati su www.altroconsumo.it/investi/la-nostra-strategia
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