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È ancora il momento di puntare sulle azioni Usa?
un mese fa - venerdì 8 aprile 2022
News
Un altro anno positivo per le azioni Usa
Chi si aspettava che finalmente il 2022 sarebbe stato l'anno in cui le azioni europee avrebbero preso la loro rivincita su quelle americane è stato deluso per l’ennesima volta.
Dopo la guerra in Ucraina, l'economia europea è diventata estremamente fragile e vivrà un altro anno difficile, con una recessione che non sarà facile evitare.
Gli Stati Uniti beneficiano della loro lontananza geografica dalla guerra in Ucraina. La domanda privata, che rappresenta il 70% dell'economia americana, solo raramente è stata, in effetti, influenzata da conflitti in altre parti del mondo. Quanto all’approvvigionamento energetico non è certo un problema, tutt’altro, infatti il Paese sta approfittando dell'impennata dei prezzi per rilanciare il petrolio e il gas di scisti e persino esportarlo in Europa. E, nel caso in cui la produzione locale si dovesse rivelare insufficiente, può sempre contare su Canada e Messico. A ciò si aggiungono altri punti di forza, ben noti da tempo: leader in tutti i settori del futuro, gli Usa godono di un vantaggio nel campo dell'innovazione, grazie alla loro capacità di attrarre talenti e finanziare nuove idee. Di conseguenza, sono – e rimarranno – un'economia estremamente competitiva. E con le difficoltà che l'Europa rischia di incontrare, il vantaggio competitivo americano sembra destinato addirittura a rafforzarsi.
Inoltre, la situazione economica americana resta favorevole. Il tasso di disoccupazione, pari al 3,6% a marzo, è vicino ai minimi storici, precedenti la pandemia, mentre i salari sono aumentati del 5,6% in un anno. Sempre più americani quindi lavorano e guadagnano di più; il che ovviamente rilancia i consumi. In più, la stragrande maggioranza delle famiglie americane beneficia del sentimento di ricchezza provocato dall’aumento - del 19,1% in un anno - dei prezzi degli immobili negli Usa - il 65,5% delle famiglie americane possiede la casa in cui abita. L’aumento del valore delle case permette di poter prendere a prestito più denaro per finanziare i propri acquisti. Non sorprende quindi che la domanda interna, il vero motore dell'economia americana, stia andando così bene.
Una capacità di finanziamento impressionante
A tutto questo va aggiunto che, anche se la Fed inasprirà la sua politica monetaria, altre Banche centrali cercheranno di evitare, il più a lungo possibile, di alzare i loro tassi ufficiali, e ciò vale soprattutto per la zona euro e il Giappone. E i bassi tassi di interesse in Europa e in Giappone spingeranno molti investitori a contrarre prestiti a basso costo in euro o in yen per poi investire negli Usa, dove i rendimenti sono più interessanti.
Certo, almeno in teoria, con gli aumenti dei tassi d’interesse Usa, le obbligazioni americane sarebbero dovute emergere come un'interessante alternativa alle azioni statunitensi, tanto che si temeva che i mercati azionari ne avrebbero risentito. Alla fine, però, sono tutti le poste d’investimento americane che stanno diventando un'interessante alternativa a quelle della zona euro o del Giappone.
Competitività, innovazione e flessibilità
Nel contesto attuale, la principale minaccia per l'economia statunitense resta l'inflazione e tutto dipenderà dalle misure che la Fed adotterà per tenerla a bada. Per molto tempo la Banca centrale americana aveva lasciato lievitare i prezzi, tanto che un anno fa non era neppure pronta a discutere di un possibile aumento dei tassi ufficiali nel 2022. Ma quello che all'inizio era uno squilibrio temporaneo, un divario tra l’offerta e la domanda causato dall’esplosione della domanda dopo il lockdown, è stato acuito dal moltiplicarsi degli stimoli all’economia. E quando la domanda di energia è aumentata, l'offerta non è stata più in grado di soddisfare la domanda perché da anni si investiva troppo poco in questo settore. La guerra in Ucraina è quindi solo l'ultimo di una serie di passi falsi che hanno portato ai livelli attuali d’inflazione nel mondo occidentale. Attualmente al 7,9%, l'inflazione americana è ai massimi degli ultimi quattro decenni. La Fed si prepara perciò a portare i tassi ufficiali verso il 2% a fine anno, nonché a vendere titoli del debito acquisiti negli ultimi anni. Noi siamo anche convinti che la Fed sarà pronta a rivedere le sue politiche monetarie a seconda dell’evolversi degli eventi. Certo nelle ultime settimane la curva dei rendimenti Usa ha registrato delle leggere inversioni, segno che non si può escludere una recessione. In ogni caso, vista la congiuntura attuale ancora molto vigorosa, secondo noi, non è senz’altro questo lo scenario più probabile.