Petrolio e gas: tutti ne parlano male…

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Per la prima volta dal 2018 il Brent ha appena superato gli 80 dollari Usa mentre le scorte europee di gas, normalmente elevate in questo periodo dell'anno, in attesa dell'inverno, sono ridotte. Si preannunciano mesi difficili che vedranno i consumatori perdenti, ma anche qualche vincitore.
Effetto Greta: un settore a corto di finanziamenti
In una fase di transizione verso un futuro più verde petrolio e compagnia non sono il massimo, tuttavia restano necessari, perché la transizione energetica richiederà decenni e in questa fase non possiamo fare ancora a meno degli idrocarburi. E per continuare a produrre petrolio sono necessari investimenti, che sono sempre più difficili da ottenere per le aziende del settore, a causa della cattiva nomea dell'aumento dei criteri etici di scelta. Tutto è iniziato con restrizioni al finanziamento del petrolio ottenuto da scisti bituminosi e dalle trivellazioni nell’Artico da cui molte banche europee si son allontanate dal 2017-2018. Poi si è andato oltre con molti attori del settore che escludono il settore degli idrocarburi dagli investimenti (incluse le banche scandinave e perfino il fondo sovrano norvegese!). Per questo gli investimenti sono fermi, e senza di essi, è difficile non solo aumentare la capacità produttiva, ma addirittura sostenerla ai livelli attuali.
L’effetto della transizione verde è il caropetrolio
La domanda di energia è cresciuta man mano che si usciva dalla pandemia e il risultato è un aumento dei prezzi verso livelli che non si vedevano da anni. E i prezzi del gas non sono stati da meno salendo da 18,7 euro per Mw/h di gennaio ai 107 euro di oggi. L'Europa paga così la sua dipendenza dalla Russia che si sta orientando a vendere sempre di più in Asia. Insomma, la transizione verde sta andando male: l'Occidente ha abbandonato troppo rapidamente gli idrocarburi o è stato troppo lento a investire nelle energie rinnovabili (o forse un mix di tutte e due le cose) e ora sta esaurendo le opzioni per il suo approvvigionamento energetico. L'aumento dei prezzi dell'energia colpirà i consumatori e peserà anche sull'industria europea in generale (e tedesca in particolare), dipendente dal gas. È un'ulteriore minaccia alla competitività della produzione europea e porterà anche a nervosismo, sia sui mercati azionari, sia sui bond che scontano una fase di inflazione solo transitoria.
Chi ne esce vincente
Non tutti ci perdono: la Borsa russa ne ha approfittato con un guadagno del 37,3% in 9 mesi; seguono Norvegia (25,3%) e Canada (25,6%). Approfittarne è semplice: qui trovi tutti i prodotti all'acquisto.
Il rapido aumento di gas e petrolio e il graduale miglioramento dei margini nella raffinazione forniscono alle compagnie petrolifere una buona liquidità che impatta sui dividendi e sul rafforzamento dei bilanci. Il settore petrolifero è scambiato a circa 12 volte gli utili attesi, che non è un livello molto alto e riflette ancora una certa sfiducia degli investitori. In quest’ottica puoi continuare a mantenere eventuali investimenti sul settore energetico.
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