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Lo yen inciampa

Yen in calo: che fare

Yen in calo: che fare

Data di pubblicazione 14 ottobre 2025
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Yen in calo: che fare

Yen in calo: che fare

Lo yen crolla dopo la vittoria di Sanae Takaichi. Il Giappone affronta rischi economici e inflazione tra espansione fiscale e debolezza valutaria

La valuta giapponese si è fortemente deprezzata in seguito all'elezione di Sanae Takaichi alla guida del principale partito di destra giapponese, il Partito Liberal Democratico (PLD), e che dovrebbe essere nominata Primo Ministro tra pochi giorni. Per la prima volta nella sua storia, il Giappone sarà così guidato da una donna. Ma questo non modificherà la politica economica del Paese. Al contrario, a favore di una politica fiscale espansionistica e ferocemente contraria al progetto di normalizzazione monetaria della Banca del Giappone, Sanae Takaichi vuole tornare alle politiche tradizionali degli ultimi decenni, mentre i suoi avversari all'interno del PLD peroravano un po' di rigore di bilancio per contenere un debito pubblico superiore al 200% del PIL.

Se la vittoria di Sanae Takaichi ha fatto crollare lo yen sul mercato dei cambi, ha spinto le azioni giapponesi verso nuovi massimi alla borsa di Tokyo. Gli speculatori contano infatti su un massiccio rilancio fiscale per dopare artificialmente l'attività economica giapponese a breve termine. Il deprezzamento dello yen, inoltre, gonfia meccanicamente i profitti realizzati all'estero dalle grandi multinazionali nipponiche.

Al di là del breve termine, la debolezza dello yen è invece una pessima notizia. Essa alimenta le pressioni inflazionistiche attraverso l'aumento dei costi delle importazioni. Questo erode il potere d'acquisto delle famiglie e deprime una domanda interna già indebolita dall'invecchiamento della popolazione, con grande disappunto delle aziende nipponiche attive soprattutto sul territorio nazionale. I grandi gruppi internazionali non si rallegrano nemmeno dell'indebolimento dello yen. Hanno da tempo delocalizzato massicciamente la loro produzione all'estero e hanno quindi meno bisogno di una valuta debole per vendere al di fuori dell'Arcipelago.

Aumentando fortemente il prezzo delle importazioni, in particolare quelle energetiche, l'estrema debolezza dello yen mette invece a rischio la competitività delle fabbriche ancora situate in Giappone. Complica inoltre l'indispensabile reclutamento di lavoratori stranieri che si rivolgono a Paesi che offrono salari più vantaggiosi, tenuto conto del tasso di cambio.

Il Giappone ha bisogno di serietà di bilancio, di uno yen più forte e di riforme per controbilanciare il rapido invecchiamento della popolazione e per riuscire in modo duraturo nel suo rinnovamento economico. Purtroppo non è questa la strada che sembra voler intraprendere il prossimo Primo Ministro. Per questo motivo non acquistiamo gli asset giapponesi.