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Inflazione Italia: marzo rallenta

L'inflazione in Italia è rimasta ferma a marzo

L'inflazione in Italia è rimasta ferma a marzo

Data di pubblicazione 31 marzo 2017
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L'inflazione in Italia è rimasta ferma a marzo

L'inflazione in Italia è rimasta ferma a marzo

L’inflazione in Italia cresce meno delle attese

Dato attuale: +0% (mensile)
Attese: +0,1% (mensile)
Periodo di riferimento: marzo 2017
Dato precedente: +0,4% (febbraio 2017)

L’inflazione italiana a marzo, secondo le stime preliminari, non varia su base mensile e aumenta dell'1,4% rispetto a marzo 2016. Si tratta dunque di dati sotto le attese (l’inflazione italiana era attesa a +0,1% su base mensile e a +1,5% su base annuale).

L'incremento annuale dell’inflazione italiana continua ad essere determinato soprattutto dai beni energetici non regolamentati (+11,5%) e dagli alimentari non lavorati (+6,1%). Per questo, l'"inflazione di fondo", cioè quella calcolata al netto degli energetici e degli alimentari freschi, sale dello 0,7%, dal +0,6% del mese precedente.

Infine, i prezzi dei prodotti ad alta frequenza di acquisto, il cosiddetto carrello della spesa, scendono dello 0,5% su base mensile, ma crescono su base annua del 2,6%, in rallentamento dunque dal da +3,2% del mese precedente.

INFLAZIONE: PER SAPERNE DI PIÙ

Descrizione. L’indice dei prezzi al consumo misura la variazione dei prezzi (riferiti al consumatore finale) di un paniere di beni e servizi e viene calcolato dall'Istat. Periodicamente, il paniere viene rivisto con l’ingresso o l’uscita di determinati prodotti allo scopo di adattare la sua composizione ai cambiamenti nelle abitudini di vita e rendere così l’indice il più aderente possibile al reale “costo della vita”.

Punti di forza. È diffuso abbastanza tempestivamente. Altro punto di forza è l’immediatezza dell’informazione, poiché permette di sintetizzare in un solo numero una dinamica complessa come quella dei prezzi.

Punti di debolezza. L’immediatezza, soprattutto nel caso dei dati preliminari, va a volte a discapito della significatività (i dati finali a volte smentiscono l’andamento emerso dai dati preliminari). Anche la metodologia di calcolo, basata non su tutti i beni e servizi ma su di un paniere, è spesso messa in discussione perché una composizione del paniere non allineata ai consumi reali può fuorviare la percezione del costo della vita.

È in grado di influenzare i mercati? Sì, perché è uno dei principali elementi che le Banche centrali devono tenere in considerazione nello stabilire i tassi ufficiali. La Bce, ad esempio, ha il compito di tenere l’inflazione intorno al 2%: se è elevata cercherà di frenarla alzando i tassi (purché questo non comprometta la crescita economica). I tassi di mercato, a loro volta, si muovono sulla base dei dati sull’inflazione anticipando l’evoluzione dei tassi ufficiali. Oltre all’andamento dei tassi, il dato sull’inflazione può avere altri effetti, ad esempio sulla dinamica salariale nelle fasi di rinnovo contrattuale: questo a sua volta ha effetti sugli utili societari e di conseguenza sulla valutazione di Borsa delle società.