La Federal Reserve, la Banca centrale Usa, ha alzato i tassi d’interesse, come ampiamente atteso, di uno 0,25%, portandoli in un intervallo compreso tra il 2 e il 2,25%. Si tratta del terzo di rialzo di questo 2018 e non sarà l’ultimo, visto che per questo 2018 è atteso un altro rialzo, che arriverà con tutta probabilità a dicembre. Non cambia il ritmo dei futuri rialzi dei tassi: dopi i 4 rialzi del 2018 si attendono altri 3 nel 2019 e uno nel 2020, quando dunque arriveranno a un intervallo compreso tra il 3,25% e il 3,5% e lì si fermeranno per tutto il 2021. Inoltre, dal comunicato ufficiale è stato tolto l’aggettivo “accomodante” riferito alla politica monetaria, altro segno che oramai i tempi dei tassi bassi e della liquidità abbondante sono oramai storia passata.
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D’altronde, secondo il governatore Powell, l'economia americana è forte, la disoccupazione è bassa e i salari sono in aumento. Per questo, la stessa Fed ha rivisto al rialzo le stime di crescita per il 2018 e il 2019. Il Pil crescerà quest'anno del 3,1% rispetto al 2,8% previsto in precedenza. Nel 2019 la crescita si attesterà al 2,5% dal 2,4% stimato in giugno. Stime pressoché invariate per inflazione e disoccupazione.
Tutti questi sono segnali buoni, anche se non tutto è perfetto. Infatti, non tutti gli americani godono dei benefici dell’economia in crescita. Inoltre, anche se al momento la Fed non vede effetti sull'economia dalla politica commerciale, ha però affermato che dazi diffusi nel lungo termine possono essere negativi per gli Stati Uniti.
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