I minibot sono titoli di Stato di piccolo taglio senza scadenza e senza tasso d’interesse, nell’intenzione del loro ideatore dovrebbero venire emessi in misura abbondante (una settantina di miliardi di euro) in modo da poter diventare un sistema di pagamento alternativo rispetto alle attuali banconote, con il vantaggio che sono controllati dallo Stato e non da un ente indipendente come la Banca centrale europea. Non sarebbero, però moneta parallela, anche se lo Stato accetterebbe i minibot come pagamento per le tasse, assorbendone l’intera offerta e che, sempre secondo la proposta dell’autore i minibot verrebbero accettati in pagamento dalle aziende statali (Eni, Enel, Trenitalia, municipalizzate). Allo stesso tempo, secondo il loro ideatore i minibot non sarebbero debito pubblico aggiuntivo perché verrebbero assegnati ai creditori dello Stato, insomma il debito c’è già, i minibot sarebbero solo un diverso modo per esprimerlo.
Le critiche di Mario Draghi
Ovviamente i minibot hanno scatenato un importante dibattito su tutti i giornali. Secondo il loro ideatore non sarebbero moneta parallela vietata, ma ricordiamo qui le funzioni della moneta che sono tre
- Mezzo di scambio
- Riserva di valore
- Unità di conto
Nelle intenzioni originali i minibot sarebbero un mezzo di scambio, ma anche una riserva di valore (si parla esplicitamente della possibilità di depositarli su un conto titoli). Per quel che riguarda l’idea di “unità di conto” la loro equivalenza con l’euro rende questo concetto un po’ sfumato, ma ci può stare. E, infatti, qui rientra la critica di Mario Draghi che, da quanto hanno riportato le agenzie di stampa, è stato lapidario dicendo "I minibot o sono valuta, e quindi sono illegali, oppure sono debito, e dunque lo stock del debito sale”.
Quali le conseguenze?
Uno degli scopi della creazione di minibot è mettere l’Italia in una posizione di forza nelle sue trattative con l’UE e fornire una “ruota di scorta” nel caso si renda necessario un ritorno alla lira. Infatti, una delle principali difficoltà di un Paese che volesse uscire dall’eurozona e avere una moneta sovrana è che dovrebbe stampare un numero sufficiente numero di banconote per effettuare un passaggio rapido al nuovo sistema. Con i minibot già in circolazione tutto diventerebbe più facile. Anche per il suo ideatore basterebbe dichiarare per legge che i minibot sono la nuova valuta nazionale.
Senza arrivare a tanto i minibot, come abbiamo visto, sono comunque concepiti come un sistema per trattare con l’Ue da una posizione di forza nel tentativo di scardinarne le regole. In tal senso le conseguenze potrebbero essere un irrigidimento da parte dei partner europei nei confronti dell’Italia e, in generale, portare a un aumento della percezione del rischio Paese da parte dei mercati. L’aumento della percezione del rischio avrebbe come conseguenza un aumento dei tassi d’interesse.
Se effettivamente ci fosse il ritorno alla lira attraverso l’emissione dei minibot un’altra conseguenza sarebbe la forte svalutazione della nuova lira nei confronti dell’euro e, quindi, una sostanziale perdita di ricchezza dei detentori di tale valuta. È vero che, nella mente dei creatori dei minibot il loro quantitativo dovrebbe essere stabile e non crescere nel tempo, ma è anche vero che se questo portasse a restaurare la sovranità monetaria e quindi ad avere di nuovo la lira, è da vedersi quale sarà in tal caso l’indipendenza della Banca d’Italia. Se, per esempio, la Banca d’Italia fosse costretta a sottoscrivere il debito pubblico italiano che restasse invenduto, come accadeva negli anni Settanta, la conseguenza sarebbe una situazione di inflazione elevata proprio come allora.