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E se il petrolio avesse ragione?

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Data di pubblicazione 24 aprile 2020
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Il tracollo del petrolio potrebbe non essere solo sintomo delle difficoltà del settore: può essere anche un segnale di possibile “contagio” ad altri settori. In primis le banche.

Nessuno vuole più l’oro nero

Certo la situazione che si è verificata questa settimana nel mercato del petrolio, con tracolli dei prezzi fino a toccare addirittura livelli negativi, è un evento eccezionale e in parte anche dovuto a motivi “tecnici”. Ma potrebbe non essere solo un problema del settore, ma anche un segnale di allarme delle difficoltà di tutta l’economia.

Il tonfo dell’oro nero è, infatti, legato solo in parte all’aumento dell’offerta di alcuni Paesi produttori, mentre l’elemento predominante è il fortissimo calo della domanda. E per capire il perché la domanda è crollata, ti basta pensare a questo: con il lockdown che ti tiene in casa da settimane, salvo per le necessità urgenti, quante volte hai dovuto fare il pieno in questo periodo?

 

Effetto «spillover»

Tu non hai fatto il pieno, quindi non hai consumato petrolio, ma non sei l’unico. È lo stesso per il gestore del negozio dove andavi a fare spese, per i dipendenti del ristorante in cui andavi a cenare, per la fabbrica che è rimasta chiusa e non ha né consumato energia né trasportato merci e materie prime, per la compagnia aerea che ha tenuto gli aerei a terra… Insomma il minor consumo di petrolio è una “cartina di tornasole” del fatto che tutta l’economia è ferma, e potrebbe dare un’idea di quanto sia ampio e grave questo stop generalizzato: una contrazione della domanda di petrolio come quella del primo trimestre non si vedeva almeno dal 2009.

Questo significa anche che, dopo una crisi di questa portata, e nonostante gli aiuti pubblici che potranno arrivare, molte attività potrebbero non riuscire a riaprire, o lo faranno a ranghi molto ridotti. E che cosa hanno in comune il gestore di un bar costretto a chiudere, un dipendente che perde il lavoro, un’azienda che si ritrova a ridimensionare drasticamente il giro d’affari? Il fatto che in buona parte non saranno più in grado di ripagare i prestiti ricevuti dalle banche: per la propria attività, per il mutuo sulla casa, e così via. Ecco, quindi, che lo spillover – il contagio da una specie all’altra di cui si parla riguardo la crisi sanitaria – si verifica anche nell’economia, col “contagio” dal settore petrolifero agli altri settori, specie quello finanziario.

 

Di pari passo

Non a caso, negli ultimi tempi le azioni del settore petrolifero e di quello finanziario si sono mosse piuttosto in sintonia (al negativo, purtroppo). Da inizio anno, il -35,5% dell’indice delle banche mondiali non è molto lontano dal -42% del settore energetico, e le banche italiane sono ancora più vicine con un -41%. Le Borse mondiali nel loro complesso si sono invece limitate (si fa per dire) a un -17,9% (-29,7% per Piazza Affari). In passato, il legame tra banche e petrolio non era così stretto. Negli ultimi 10 anni, il settore finanziario si è spesso mosso in controtendenza rispetto al prezzo del petrolio, per esempio tra il 2005 e il 2006 o tra il 2008 e il 2009, mentre da inizio anno a oggi il tracollo ha coinvolto con pari gravità l’oro nero e le banche.

 

Che fare?

Già prima della crisi, e nonostante la pulizia già effettuata negli ultimi anni, la mole di crediti “marci” presenti nei conti delle banche italiane era enorme: metà del loro patrimonio (un quarto del patrimonio, se si tiene conto degli accantonamenti già effettuati). Nel resto d’Europa la situazione di partenza è un po’ meno problematica (i crediti marci sono il 3% del totale dei crediti concessi, contro il 7% da noi), ma la crisi attuale porterà nuove ondate di crediti non riscossi sia da noi, sia nel resto d’Europa. Per questo, ti ribadiamo la nostra posizione prudenziale sul settore finanziario. Primo: vendi tutte le obbligazioni bancarie, tranne le poche (selezionatissime) che nella sezione Obbligazioni. Secondo: vendi le azioni delle banche. Anche per le azioni, alle pagine 7-10 e sul sito trovi alcune eccezioni, con titoli che ti consigliamo di mantenere, o addirittura acquistare; tieni, però, presente che in questo periodo il loro rischio, già più alto della media, è ulteriormente salito. Non sono, perciò, adatte a tutti, ma solo a chi accetta questo aumentato rischio: se non è il tuo caso, vendi anche queste. Terzo, vendi i prodotti del risparmio gestito che scommettono sul settore finanziario: sul nostro sito, alla sezione Fondi & Etf, trovi i dettagli prodotto per prodotto.

 

Popolare Bari, risanamento sempre più in salita

Se la crisi attuale mette in difficoltà le banche finora “sane”, pesa ancora di più su quelle che, già prima dell’emergenza, navigavano in acque agitate. È il caso di Banca Popolare di Bari, commissariata dallo scorso dicembre. Per risanare i suoi conti servirebbe un aumento di capitale consistente – si parla di un miliardo, un miliardo e mezzo. Ma oggi è quasi impossibile trovare qualcuno disposto a metterci quattrini: e così, il fondo interbancario ha dovuto versare altri 54 milioni, dopo i 310 già versati a dicembre, come “acconto” sul futuro aumento di capitale. E comunque, l’iniezione di liquidità da sola non basta: sono partite le trattative per il taglio di 900 esuberi, quasi un terzo dei dipendenti. Che fare? Noi già dal 2017 ti avevamo messo in guardia dalle difficoltà di questa banca, sospendendone il giudizio. Ora per azioni e obbligazioni non puoi che aspettare, visto che i titoli sono sospesi. Se invece sei correntista, il nostro consiglio è lo stesso che ti diamo da tempo: se non superi i 100.000 euro non corri rischi particolari, ma viste le condizioni economiche dei conti correnti del gruppo… guardandoti intorno puoi trovare di meglio.

 

 Che fare con l’Etp Wisdomtree Ftse mib banks (91,6 euro; Isin IE00BYMB4Q22) che ti abbiamo consigliato come speculazione su Altroconsumo Finanza n° 1355? La scommessa si basava sulla possibilità di nuove fusioni nel settore, dopo quella annunciata tra Intesa Sanpaolo e Ubi Banca – sono operazioni che, in generale, danno una spinta positiva ai titoli coinvolti. Purtroppo, la crisi ha travolto tutto il settore, compreso questo prodotto; il contesto attuale è, insomma, molto diverso da quello che si prospettava al momento della scommessa. È vero che a seguito della crisi del settore, Banca d’Italia sta spingendo per nuove fusioni, ma il contesto negativo di cui ti abbiamo parlato qui a lato potrebbe più che compensare la spinta derivante dalle eventuali operazioni straordinarie. Vendi.