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Quell'avversione alle perdite...

L'avversione alle perdite

L'avversione alle perdite

Data di pubblicazione 14 giugno 2023
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L'avversione alle perdite

L'avversione alle perdite

...che ti blocca nel fare un investimento oppure non ti fa vendere quando sei in perdita, sperando che, prima o poi, recupererà. Queste, e molte altre di cui ti parliamo, sono situazioni molto comuni, che però sono molto pericolose, perché rischiano di portarti a fare scelte sbagliate di investimento e far perdere anche soldi. 

Alle persone, anzi, a nessuno di noi, piace perdere soldi. Ovviamente. Si lavora duramente, si fanno sacrifici, rinunce… e per questo a quanto riusciamo a mettere da parte siamo molto legati. Nulla da dire su questo: naturale e anche sensato. Questo sentimento può però portare a scelte sbagliate di investimento, generando anche perdite, che possono addirittura essere superiori a quelle che invece si temono tanto e che si vogliono evitare. In sintesi, per la paura di perdere ci si comporta con i propri soldi in un modo che alla fine porta a risultati comunque negativi, se non peggiori rispetto alle situazioni che si volevano evitare. Si parla per questo di avversione alle perdite facendolo rientrare nei cosiddetti bias – vedi qui. Quel che le ricerche hanno scoperto è questo: perdite e guadagni vengono percepite, e hanno un effetto, diverso. Gli studi hanno infatti trovato che un guadagno, per esempio, di 1.000 euro fa gioire, ma meno di quanto dà dolore una perdita di 1.000 euro. Non solo: gli studi dicono che soffriamo le perdite due volte e mezzo di più dei guadagni. In altre parole, perdite di inferiore entità rispetto ai guadagni pesano di più sulle persone. A ripensarci, quante volte ci si è soffermati di più a guardare o pensare al prodotto su cui stiamo perdendo, ignorando invece quello/quelli su cui siamo in guadagno? Quante volte è capitato, all’interno dei tuoi investimenti in portafoglio, di chiedere informazioni o far notare che eri in perdita del 10%, 20% su una delle poste, senza che un’altra, o più, in guadagno non fossero sufficienti a riequilibrare i tuoi sentimenti?

Come detto, l’avversione alle perdite porta a prendere decisioni non corrette in ambito finanziario. Nella pratica porta ai seguenti atteggiamenti, in cui ci si può essere trovati almeno una volta oppure dai quali ci si fa condizionare quando si vuol decidere cosa fare con i propri soldi. Per prima cosa, si è più propensi a vendere una posizione in guadagno rispetto ad una in perdita. Capita spesso che quando si vede un investimento che sta guadagnando, si è portati a venderlo, per incassare i guadagni (e anche per non vederli svanire, magari in futuro, se poi l’investimento inverte l’andamento). Quante volte hai pensato “Sto guadagnando l’"x"%, vendo?” o frasi del genere? Sempre per l’avversione alle perdite, però, si è portati a comportarsi in modo diverso di fronte a situazioni in perdita. A fronte di piccoli cali, chi è avverso alle perdite è portato a vendere subito, per limitare i danni. Questo però può portare a liquidare degli investimenti che stanno solo attraversando un momento di calo temporaneo, rinunciando poi all’opportunità di beneficiare di eventuali futuri recuperi e rialzi. Se però la perdita è particolarmente consistente gli investitori sono propensi a non vendere: la perdita è tale e l’avversione è tale, che vendere e portare a casa una forte perdita è troppo doloroso. Si mantiene questo investimento anche nella speranza che prima o poi si riprenderà. “Lo lascio lì, tanto prima o poi recupera” oppure “Oramai, peggio di così…” son ole frasi tipiche che spesso si utilizzano e come dimostrano un’avversione alla perdita.

Facendo così, però, non si calcola un altro rischio. Il recupero potrebbe non avvenire mai. Inoltre, mantenendo bloccati i propri soldi su investimento in perdita, con l’incertezza e il rischio non solo delle tempistiche in cui ci sarà il recupero, ma se ci sarà, ci si precluderà la possibilità di investire quanto rimasto, anche se poco, su prodotti o mercati più promettenti, che potrebbero far recuperare i soldi persi più velocemente. Infine, c’è anche la situazione più estrema, quella che l’avversione alla perdita porta a non far investire le persone. In realtà in questo caso per non perdere soldi si evita proprio di investire, ma facendo così si perdono comunque soldi. L’inflazione erode infatti i risparmi e quindi significa che dopo diverso tempo ci si ritroverà meno soldi in termini reali: è comunque una perdita. Inoltre, si sarà anche più poveri perché non investendo si sta rinunciando ai rendimenti che si possono realizzare investendo. Un mancato guadagno è anch’esso una perdita. Inoltre, il mancato investimento porta, in generale, a situazioni di sotto-risparmio, determinando situazioni di difficoltà – pensa, per esempio, a quanto accade con il mancato investimento a fini pensionistici di cui ti abbiamo parlato in passato.

Come fare per arginare l’avversione alla perdita?
Primo. Diversificare. Ancora una volta questa operazione si rivela fondamentale ed utile. Diversificando si riducono le possibilità di perdita e il rischio.
Secondo. Ricordarsi la propria strategia, quindi la finalità con cui è stato costruito il portafoglio deve rimanere il principio su cui basi le decisioni di acquisto o di vendita dei prodotti che hai. Avendo un preciso orizzonte temporale di investimento e un obiettivo da raggiungere, questi non devono essere snaturati o sconfessati.
Terzo. Le perdite che ti puoi permettere (e di conseguenza i tuoi prodotti su cui puoi investire) non devono essere determinate e quantificate in base ai tuoi sentimenti, ma in base alla tua situazione finanziaria, da cui deriva la tua capacità di sostenere le perdite.
Quarto. Ricorda che ci sono molti modi per smussare e ridurre le possibilità di perdita, attraverso diverse strategie di acquisto e diversi prodotti.