Nonostante la Germania, che deludendo le attese ha messo a segno un secondo trimestre in contrazione (-0,1% il Pil trimestrale contro attese di un +0,1% e i dati che di luglio non fanno ben sperare), l'economia di Eurolandia è riuscita a crescere, e anche più delle attese, nel secondo trimestre del 2024. Nel suo complesso l'eurozona ha infatti messo a segno una crescita pari allo 0,3% rispetto al trimestre precedente, come fatto registrare già nel primo trimestre e superando le attese (a +0,2%).
Tutto questo è stato possibile perché le maggiori economie europee, fatta salva l'eccezione già citata della Germania, hanno continuato a crescere e, in certi casi, anche più delle attese. L'Italia ha centrato l'obiettivo posto dalle attese di mercato, crescendo dello 0,2% nel secondo trimestre. Il vero merito della crescita di eurolandia è però dovuto in parte alla Francia, che è cresciuta dello 0,3% battendo le attese poste a +0,2%, ma soprattutto alla Spagna. Il Paese iberico ha messo a segno una crescita rispetto al trimestre precedente pari allo 0,8%, quando le attese prevedevano +0,5%.
La Spagna non ha così risentito minimamente delle incertezze politiche, con il governo che non è riuscito a far approvare il bilancio del 2024 e quello del 2025 è avvolto nella più completa incertezza. Per quanto riguarda la Francia, i dati del secondo trimestre inglobano solo in parte le forti incertezze che si sono avute a causa delle elezioni francesi, che hanno riguardato maggiormente la prima metà di luglio. Gli indicatori di luglio parlano di un'aumentata incertezza ed è quindi più probabile che se l'incertezza elettorale avrà pesato sull'economia, l'effetto si vedrà nei dati del terzo trimestre.
Questo dato del Pil è uno dei tanti che usciranno da qui al 12 di settembre, data della riunione della Banca centrale europea: questa settimana, mercoledì 31 per la precisione, sarà la volta dell'inflazione della zona euro di luglio, un dato molto importante, e nell'arco del prossimo mese e mezzo usciranno non solo i dati definitivi sull'inflazione di luglio e la seconda stima sul Pil del secondo trimestre, ma anche i dati sulla disoccupazione e sui salari del secondo trimestre. Si avrà quindi un quadro più completo di come sta andando l'economia, ma anche del mercato del lavoro: a quel punto la Bce avrà tutto a sua disposizione per decidere se tagliare i tassi, come scommettono i mercati, oppure no.