L’economia cinese continua ad essere rallentata da una debole domanda interna, oltre alla persistente debolezza del settore immobiliare, mentre quella esterna ha mostrato una crescita oltre le attese.
Sul fronte interno, la Cina continua ad affrontare un’inflazione troppo bassa, sintomo di una domanda interna molto debole, soprattutto dal lato dei consumi e degli investimenti. Ad agosto, infatti, l’inflazione di fondo, escludendo dunque i prezzi di cibo ed energia, è aumentata dello 0,3% rispetto all'anno precedente, facendo così registrare il valore più basso da marzo 2021. L’indice generale dei prezzi, invece, risulta in crescita dello 0,6%, deludendo le attese che prevedevano un +0,7%. Le pressioni deflazionistiche non sembrano affievolirsi, tutt’altro. I prezzi alla produzione, infatti, ad agosto sono scesi dell’1,8% annuo, molto più di quanto fatto a luglio (-0,5%) e di quanto atteso dal mercato (-1,5%).
Con consumi ed investimenti deboli, una produzione manifatturiera in contrazione ed un settore immobiliare in difficoltà oramai da un prolungato periodo di tempo, sembra necessaria una politica fiscale proattiva e una politica monetaria accomodante.
Una boccata d’ossigeno alla crescita arriva della domanda estera. Ad agosto, infatti, le esportazioni hanno raggiunto il valore più alto degli ultimi due anni, registrando una crescita dell’8,7% annuo, accelerando nettamente dal 7% di luglio e superando le attese per un +6,5%. A questo si aggiunge il forte rallentamento delle importazioni (altro sintomo di una debole domanda interna), cresciute solo dello 0,5% annuo (contro il +2% delle attese e il +7,2% di luglio). La domanda estera netta (export – import) è quindi stata molto positiva ad agosto, dando un sostegno al Pil cinese.
La Cina, con le sue azioni e/o obbligazioni, rimane nei nostri portafogli.