News

Turchia: il punto

Turchia: inflazione, Pil, azioni ed obbligazioni

Turchia: inflazione, Pil, azioni ed obbligazioni

Data di pubblicazione 09 settembre 2024
Tempo di lettura: ##TIME## minuti

condividi questo articolo

Turchia: inflazione, Pil, azioni ed obbligazioni

Turchia: inflazione, Pil, azioni ed obbligazioni

Come sta andando la lotta all'inflazione? E nel frattempo, gli elevati tassi d'interesse stanno incidendo sul Pil? E cosa fare con azioni ed obbligazioni?

L'inflazione in Turchia ad agosto ha fortemente rallentato, dato che si è attestata al 52% annuo dal 62% di luglio. La politica restrittiva della Banca centrale turca sembra quindi star dando i propri frutti. Infatti, anche l'inflazione mensile, altro indicatore che la Banca centrale ha detto di monitorare attentamente, ha rallentato al 2,47% dal 3,32% del mese precedente.

La decisione di tornare ad una politica monetaria ortodossa da parte della Turchia di alzare i tassi di interesse e di tenerli fermi su livelli molto elevati sta producendo gli effetti sul carovita attesi dalla dottrina economica, ma anche sperati dalla stessa Banca centrale.

Certamente questi dati sono stati molto positivi, ma è anche vero che l'obiettivo della Banca centrale turca è di un’inflazione al 38% a fine 2024: siamo quindi ancora molto distanti dall'obiettivo che deve essere raggiunto. Ci sono ancora quattro rilevazioni mensili e pensando al rallentamento conosciuto solo ad agosto l'obiettivo sembra assolutamente raggiungibile. In realtà, i rallentamenti registrati per mese sono ogni volta un risultato a sé, non è assolutamente detto che se un mese l'inflazione è scesa del 10% questo possa essere ripetuto anche nel mese successivo.

Per esempio, uno dei motivi che ha portato al rallentamento del 10% è anche il confronto con il mese di agosto del 2023, dove i prezzi erano saliti moltissimo. Sono i cosiddetti confronti favorevoli a livello statistico, cioè quando ci si confronta con un periodo di riferimento che era andato particolarmente male. Essendo ad agosto 2023 l'indice dei prezzi al consumo cresciuto moltissimo e posizionandosi su livelli molto alti, è più facile poi che l'inflazione realizzi un calo anche a doppia cifra come è successo ad agosto.

La lotta al carovita, quindi, è decisamente aperta e soprattutto si prospetta ancora molto, ma molto lunga. Il dato sicuramente più positivo è l'atteggiamento della Banca centrale, tornata a gestire la politica monetaria in maniera ortodossa ed intenzionata, anche in termini di comunicazione, ad essere e rimanere restrittiva per tutto il tempo necessario.

Se da una parte i tassi di interesse proibitivi stanno finalmente iniziando a contenere l’inflazione, dall’altra hanno anche rallentato l'attività economica. Nel 2° trimestre, infatti, il Pil è cresciuto solo dello 0,1% rispetto ai tre mesi precedenti. L'elevato costo del credito sta deprimendo gli investimenti (-4,1%) e rallentando i consumi delle famiglie (+0,5%), anch'essi penalizzati dall'elevata inflazione. Di fronte a gravi difficoltà di bilancio, anche il settore pubblico deve contenere la spesa (+0,3%).

In termini di commercio estero, anche se il crollo della lira turca ha per un certo periodo dato impulso alle esportazioni, ora sono in difficoltà (-3,9%) perché l'alta inflazione ha fatto esplodere i costi di produzione ed eroso la competitività dei prodotti turchi. D'altra parte, la debolezza della valuta turca sul mercato dei cambi ha gonfiato il valore delle importazioni (+0,6%). I prossimi trimestri si preannunciano molto difficili per l'economia turca, che rischia di cadere in recessione. Anche a medio termine, le prospettive sono deboli in quanto molti squilibri devono essere corretti.

Per il momento non consigliamo ancora investimenti né in azioni né in obbligazioni.