L'inflazione Argentina è scesa al 209% annuale, il livello più basso conosciuto da novembre 2021: solo nel mese di agosto l'inflazione si attestava attorno al 240%. In situazioni di così elevata inflazione (oppure di iperinflazione) il dato annuale però non è particolarmente significativo: è più importante il dato mensile, che è anche quello più attenzionato dalla stessa Banca centrale argentina. Anche in questo caso le notizie sono positive, perché su base mensile il carovita è salito del 3,5%, in rallentamento dal 4,1% di agosto e sotto le attese fissate al 3,6%.
CONTINUANO LE RIFORME…
Settembre ha visto proseguire la politica economica e fiscale del presidente Milei, che ha ridotto una delle più importanti imposte sulle importazioni dal 17,5% al 7,5%, mentre il divario tra il tasso di cambio ufficiale e il tasso parallelo si è ridotto. Ridurre le imposte sulle importazioni aiuta l’inflazione, perché riduce il costo dei beni importati, che contribuiscono all’indice generale dei prezzi. Anche la riduzione del divario tra il tasso di cambio parallelo e quello ufficiale (vedi riquadro) aiuta nella lotta al carovita.
Milei continua però anche a tagliare i sussidi: sono stati eliminati quelli ai prezzi delle tariffe ferroviarie e quelle di acqua, luce, gas… e questo ha fatto aumentare i prezzi di queste voci di spesa. È un passaggio però obbligato per liberalizzare i singoli mercati e riformare dalle fondamenta l’economia argentina.
…COSÌ COME LA CONTRAZIONE DELL’ECONOMIA
Tutto questo però ha un costo ed è la recessione. Il Pil nel secondo trimestre è calato dell’1,7% rispetto ai tre mesi precedenti (nel primo trimestre il calo era stato del 2,2%). Tutte le componenti del Pil - consumi, investimenti e spesa pubblica - sono calate, mentre la crescita delle esportazioni ha in parte contenuto il calo del Pil. La recessione è un effetto difficilmente evitabile delle riforme varate da Milei e per quest’anno le attese del governo sono di un calo del 3,8% per il Pil, seguito però da un rimbalzo del 5% nel 2025.
PARLIAMO DI INVESTIMENTI
Ad oggi la possibilità di posizionarsi sull'Argentina. Data la situazione, va però fatto con tutte le cautele del caso, nel modo più diversificato possibile. Per questo, il consiglio è quello di posizionarsi su un Etf che punta sulle obbligazioni di molti Paesi emergenti, tra cui vi è anche l'Argentina.
IL TASSO DI CAMBIO PARALLELO
Il deterioramento delle condizioni economiche e le crescenti pressioni al deprezzamento a cui sono sottoposti i paesi in via di sviluppo oppure quelli che soffrono di elevata inflazione… hanno portato a un aumento del numero di paesi con mercati valutari paralleli attivi. Cosa significa? Nella pratica il tasso di cambio ufficiale, tipicamente fissato dalla Banca centrale di un Paese, coesiste con un tasso parallelo o determinato dal mercato che emerge dalle transazioni in valuta estera nel settore privato. Le conseguenze del tasso di cambio parallelo a livello economico sono un'inflazione più elevata, ostacolano lo sviluppo del settore privato e gli investimenti esteri e comportano una crescita inferiore.