Se la crescita italiana del terzo trimestre è stata deludente, quella della zona euro ha anch'essa sorpreso le attese di mercato, ma in questo caso in positivo. Infatti, i dati sul Pil del terzo trimestre di eurolandia sono stati migliori delle attese e al suo interno ci sono state anche delle sorprese particolarmente positive e altrettanto inattese, come il dato tedesco.
Il Pil del terzo trimestre è infatti cresciuto, rispetto al trimestre precedente, dello 0,4%, accelerando così rispetto allo 0,2% messo a segno nel secondo trimestre e battendo le attese dei mercati poste a +0,2%. Il dato annuale parla di una crescita pari allo 0,9%, che supera le attese dello 0,8% e fa segnare anche in questo caso una netta accelerazione rispetto al secondo trimestre (+0,6%).
Tra i Paesi, chi continua a mostrarsi come uno dei Paesi che cresce maggiormente è la Spagna, che anche nel terzo trimestre ha saputo battere le attese con una crescita trimestrale dello 0,8%, la stessa del secondo trimestre, che supera le attese poste a +0,6%. A livello annuale il Paese iberico mette a segno una crescita addirittura del 3,4% (3% le attese).
L'altra grande sorpresa positiva arriva dalla Germania, che sovverte tutte le previsioni di un'entrata in recessione tecnica facendo registrare 0,2% nel terzo trimestre anziché il -0,1% atteso dal mercato che, facendo seguito al -0,1 registrato nel secondo trimestre, avrebbe sancito l'entrata in recessione tecnica del Paese teutonico.
COSA FARÀ ORA LA BCE?
Il dato sul Pil odierno porta così a delle conseguenze sulle attese circa le future mosse della Banca centrale europea. I mercati, infatti, si erano posizionati credendo possibile un taglio dello 0,5% da parte dell'istituto di Francoforte nella prossima riunione di dicembre - le probabilità erano arrivate anche a toccare il 50%. Dopo questi dati, però, la probabilità di questo evento è scesa al 25% - di fatto si sono dimezzate. Questi dati, infatti, nonostante gli indici Pmi di ottobre mostrino ancora un rallentamento dell'attività economica, non presentano una situazione particolarmente allarmante per le sorti della economia europea. Da questo punto di vista non ci sono motivazioni per procedere con un taglio dello 0,5% per sostenere la crescita economica.
A questo punto il dato sull'inflazione dell'area euro che verrà pubblicato il 31 ottobre potrà dare un indizio in più circa le sorti dei tassi di interesse. Senza una forte decelerazione del carovita europeo, che non è attualmente contemplata nelle attese di mercato, c'è da aspettarsi che lo scenario più probabile per la Bce, tenendo conto dei dati oggi a disposizione, sia quello di un taglio dello 0,25% a dicembre. Ovviamente nulla è scritto, in quanto saranno ancora molti i dati significativi per la Bce che usciranno da qui alla riunione di dicembre e quindi qualunque tipo di ipotesi potrà essere confermata, così come smentita, nel prossimo mese.