Dai verbali della riunione di novembre della Federal Reserve ciò che emerge è uno stato di incertezza tra i membri della Banca centrale Usa. L'idea di fondo è che ci sono stati dei progressi per quanto riguarda l'inflazione e la sua convergenza al 2% obiettivo, ma il carovita rimane ancora elevato. La disoccupazione era aumentata, ma il mercato del lavoro rimaneva ancora in un buono stato di salute.
I dati provenienti dall'economia Usa sono quindi contrastanti, alcuni vanno in una direzione positiva, alcuni vanno in direzione negativa e questo rende ovviamente molto più complesso il processo decisionale. Cosa fare in una situazione del genere?
L'approccio sposato dai più è quello di procedere in base ai dati di volta in volta disponibile e quindi di non avere un percorso prefissato in termini di decisioni per le future riunioni. Qualora l'inflazione dovesse rallentare e dovesse esserci un indebolimento dell'economia e/o del mercato del lavoro, allora la Fed non solo sarebbe ben disposta a continuare a tagliare i tassi di interesse, ma sarebbe anche disponibile ad accelerare in questo percorso.
Vale invece anche il contrario: se i dati dovessero andare nel verso di un’economia maggiormente resiliente e con pressioni inflazionistiche che non diminuiscono, allora la Fed potrebbe anche prendere in considerazione una pausa nel processo di taglio dei tassi di interesse.
Tutto questo è emerso dalla lettura dei verbali della riunione di novembre. I più recenti dati provenienti dall'economia e sull'inflazione hanno mostrato tutto sommato un quadro non differente rispetto a quello in cui si era trovata la Federal Reserve a novembre. Per cui, le possibilità che a dicembre ci sia un altro taglio dei tassi di interesse rimangono maggiori rispetto a quelle di una situazione di tassi invariati.