L’indice dei prezzi per la spesa dei consumi personali (PCE), la metrica preferita dalla Bce in fatto di inflazione, a dicembre è risultata in linea con le attese. L’indice generale è infatti al 2,6%, dal 2,4%, mentre l’indice di fondo, ancora più significativo, è al 2,8%, in linea con i dati di novembre.
Il dato sull’inflazione PCE di fondo è quindi positivo, in parte, perché non mostra un’accelerazione del carovita. Dall’altro lato, però, l’indice PCE non è sceso, mostrandosi pervicacemente elevato e molto difficile da far scendere (in questi casi si usa il termine, infatti, di inflazione appiccicosa).
L’inflazione misurata su base trimestrale, infine, ha mostrato un incremento del 2,2% annuale, il più basso da luglio 2024, indicando una tendenza alla decelerazione. Infine, il costo del lavoro è aumentato nel quarto trimestre, ma al ritmo più basso dal 2021, segnalando un raffreddamento della pressione salariale.
In definitiva, attualmente le pressioni inflazionistiche non aumentano, ma permangono e continuano ad essere elevate. Sono tutti dati che confermano la possibilità per la Fed di rimanere alla finestra e valutare senza fretta cosa fare con i tassi.