Adesso sono due?

Analisi
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LA SITUAZIONE INFLAZIONE
Oramai di indizi sul fatto che la Fed alzerà i tassi, e lo farà molte volte in questo 2022 – vedi n° 1450, ce ne sono talmente tanti da poter dire che si hanno le prove certe delle future mosse della Banca centrale a stelle e strisce. Se però ci fosse bisogno ancora di qualche ulteriore conferma, ecco arrivare i verbali della riunione di gennaio della stessa Banca centrale americana, dai quali si evince che la maggioranza dei membri della Fed ritiene essere “giustificato” un rialzo dei tassi d’interesse a un passo più veloce del previsto. L’inflazione resta, infatti, alta e potrebbe aumentare ancora, a detta dello stesso governatore, e il suo andamento avrà inevitabilmente ripercussioni sulle azioni della Fed.
Attraversando l’oceano c’è, poi, la zona euro alle prese anch’essa con un’inflazione ben sopra l’obiettivo del 2%. Sui mercati la scorsa settimana è iniziata a serpeggiare l’ipotesi che in questo 2022 i rialzi dei tassi da parte della Bce possano essere due, ma il governatore dell’Istituto di Francoforte ha ribadito che ogni cambiamento nella politica monetaria sarà graduale e che comunque ad oggi non c’è nulla di deciso; per avere aggiornamenti sulla dinamica del costo del denaro europeo, bisognerà attendere la riunione di marzo. Alla fine, queste dichiarazioni non sono nulla di nuovo rispetto a quanto detto durante la riunione del gennaio scorso e quindi non sono servite a fare cambiare idea ai mercati.
Rimanendo in Europa, ma fuori dalla zona euro, anche la Svezia ha registrato un’inflazione più alta (3,7% contro il 3,6% atteso), ma come ribadito dalla Banca centrale svedese due settimane fa – vedi n° 1450 – non ci sono motivi per alzare i tassi né quest’anno, né il prossimo.
A differenza di quanto avviene nella maggior parte delle economie mondiali, l’inflazione cinese è scesa allo 0,9% a gennaio dall’1,5% del mese precedente e dal 2,3% di novembre. Il motivo? Il fattore principale di questa bassa inflazione è il prezzo della carne suina (-41,6%), che sta precipitando a causa della sovraproduzione interna e che ha un peso rilevante nel paniere dei prezzi al consumo. Ma anche escludendo il cibo, l’inflazione cinese è comunque contenuta, solo al 2%, e in questo caso il motivo risiede nella debole domanda interna. Dopotutto, la politica sanitaria molto severa che provoca il confinamento di intere città alla minima contaminazione rilevata penalizza l’attività economica e la spesa delle famiglie.
Quando si parla di Paesi con inflazione bassa non può mancare il Giappone. A gennaio l’inflazione annua è stata pari a +0,5%, decisamente sotto le attese fissate a un +0,9%. Addirittura, se si escludono le componenti più volatili come cibo ed energia, il carovita è in territorio negativo (-1,1%).
Non c’è solo la Fed alle prese con una stretta monetaria. Dopo aver già aumentato i tassi dal 2% al 10,75% negli ultimi dodici mesi, le autorità monetarie brasiliane vogliono, infatti, aumentare ulteriormente il costo del denaro. Dai verbali dell’ultima riunione si evince che la Banca centrale brasiliana procederà con un ulteriore aumento nella riunione di marzo (per approfondimenti www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2022/02/brasile). I bond in real sono da vendere.
Non sembra volersi fermare la crescita in Indonesia. L'attività economica indonesiana è cresciuta dell'1,06% nel quarto trimestre rispetto ai tre mesi precedenti e questo è il terzo trimestre di forte ripresa (www.altroconsumo.it/investi/investire/mercati-e-valute/ultime-notizie/2022/02/indonesia). I bond in rupie indonesiane, a differenza della Borsa, non sono, però, interessanti.
LA SITUAZIONE PIL
Per quanto riguarda la crescita economica, l’altra grande variabile macroeconomica che carpisce l’attenzione dei mercati, il quadro che deriva dai dati della settimana scorsa è che la ripresa è in atto e continua, ma in certi casi registra dati sotto le attese o in rallentamento rispetto ai dati precedenti. Nel caso del Giappone, l’1,3% del Pil nel quarto trimestre rispetto ai tre mesi precedenti è sotto le attese (+1,4%), così come il dato della crescita rispetto al quarto trimestre del 2020 (+5,4% contro il +5,8% previsto dal mercato). Dopo tutto, nel corso del 2021 l’attività economica giapponese ha oscillato bruscamente a causa dell’epidemia di coronavirus e alla fine, per tutto il 2021, quest’alternanza tra chiusure e aperture ha permesso all'economia giapponese di recuperare solo parzialmente dopo la forte recessione del 2020. L’anno scorso, infatti, il Pil del Giappone è cresciuto solo dell'1,7% dopo essere sceso del 4,5% l'anno precedente.
Sotto le attese si è dimostrata anche la crescita norvegese, che nel quarto trimestre del 2021 ha fatto segnare un +0,1% su base trimestrale rispetto al +0,4% atteso dai mercati. Ragionamento analogo per la crescita annuale, che rimane robusta, +5,3%, ma meno del 5,8% previsto. Non ha, invece, destato sorprese il dato sull’economia europea, che con il suo +0,3% trimestrale ha centrato le attese, ma ha confermato il rallentamento dell’economia di eurolandia (nel terzo trimestre la crescita era stata di +2,3% rispetto al trimestre precedente).
La Situazione sui mercati e dei nostri prodotti
Sui mercati obbligazionari europei i tassi medi sulle scadenze decennali sono rimasti pressoché fermi rispetto alla settimana precedente. Per quanto riguarda i nostri BTp, invece, il rendimento del decennale è sceso di uno 0,1%, mentre lo spread, cioè quanto rende un nostro BTp a dieci anni rispetto al Bund tedesco di pari durata, è passato da 166,3 a 164,3. Negli Usa, invece, il rendimento di un titolo di Stato americano è rimasto fermo all’1,92%.
Sui mercati valutari la tendenza generale è stata invece di un euro debole e di conseguenza, con la sola eccezione delle divise scandinave, le valute dei Paesi di cui consigliamo le obbligazioni si sono apprezzate.
I maggiori guadagni sono arrivati dalle valute asiatiche. Lo yuan cinese ha messo su l’1% (ora ne servono 7,18 per un euro) e puoi dedicargli il 5% del solo portafoglio difensivo con l’Etf iShares China CNY Bond ucits (+1%). Ancora meglio ha fatto lo yen giapponese (+1,3%; 130,59 per fare un euro) – presente per il 10% in tutti i nostri portafogli con l’Etf Ubs Japan Treasury 1-3y (+1,3%).
I verbali della Fed hanno sostenuto il dollaro Usa (+0,6%; ne servono 1,135 per fare un euro) e puoi continuare a dedicare il 5% in tutti e tre i portafogli ai bond ad alto rendimento con un prodotto a scelta tra AXA WF US Dynamic HY bonds A (-0,6%) e iShares $ High Yield Corp Bond (+0,3%) e il 5% (ma solo nei portafogli equilibrato e dinamico) ai titoli di Stato Usa con iShares $ treasury 1-3y acc B (+0,8%).
Si sono, invece, deprezzate le due corone (-0,3% quella svedese, 10,58 per un euro e -0,7% quella norvegese, 10,15 per un euro), entrambe comunque confermate al 5% nei portafogli difensivo ed equilibrato con, rispettivamente, Nordea 1 swedish short term bond (invariato) e Nordea 1 norwegian bond BP (-0,4%).Attendi, stiamo caricando il contenuto