La settimana delle obbligazioni: l'inflazione guida le scelte

Il punto della settimana sui mercati obbligazionari
Il punto della settimana sui mercati obbligazionari
È ormai da diverso tempo che i dati sull'inflazione sono tra le notizie su cui si concentra maggiormente l'attenzione dei mercati. Questo perché, a seconda dell'andamento del carovita, le Banche centrali determinano le proprie scelte di politica monetaria e, in questo particolare periodo, il ritmo dei rialzi dei propri tassi di interesse. Questi ultimi, a loro volta, hanno poi un riflesso sui mercati finanziari sia obbligazionari sia azionari. La settimana appena trascorsa è stata particolarmente ricca di informazioni riguardo al carovita, sia in termini di dati comunicati al mercato, sia in termini di dichiarazioni contenute nei verbali delle Banche centrali.
COSA DICONO I DATI PUBBLICATI E COSA FARE
I dati definitivi sull'inflazione della zona euro mostrano una frenata all'8,6% a gennaio dal 9,2% del mese precedente: appena sopra l'8,5% stimato all'inizio del mese, ma in quel caso non erano stati ancora inclusi i dati della Germania. Il carovita, dunque, rallenta, ma il dato non può ancora essere giudicato sufficiente, tanto che alla Banca centrale europea non sarà considerato in chiave positiva e si continuerà ad alzare i tassi. D'altronde, l'inflazione core, cioè l'inflazione di fondo - quella calcolata al netto dei generi alimentari e dei carburanti, è addirittura accelerata dal 5,2% al 5,3%, in contrasto con i dati iniziali che indicavano un livello stabile. Per questi motivi, i tassi saranno alzati ancora una volta tra un paio di settimane (e anche oltre). La Bce, infatti, aveva già annunciato nella riunione dello scorso gennaio che avrebbe alzato i tassi di un altro 0,5% a marzo, e questo accadrà senza ombra di dubbio, ma il rialzo del costo del denaro non sembra essere destinato concludersi lì. Guardando le attese sui mercati è, infatti, tuttora in auge la possibilità che i tassi arrivino quest’anno anche al 4%.
Considerando queste attese e anche i movimenti dei rendimenti sui mercati, ad oggi confermiamo la nostra strategia sulle obbligazioni della zona euro. Dunque, continua a puntare sui bond ad alto rendimento con l’Etf Xtrackers II eur High Yield Corporate Bond 1D (-0,8%), così come rimangono all’acquisto i bond zona euro, intesi come titoli di Stato, con l’Etf Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3 (-0,3%). Se poi preferisci investire direttamente in singole obbligazioni anziché su un Etf, puoi comprare un mix di BTp e altri titoli di Stato della zona euro come ti segnaliamo qui.
In Giappone l’inflazione è salita ancora una volta, raggiungendo, come da attese, il 4,2% annuo: si tratta del livello più alto degli ultimi 41 anni. La dipendenza dalle importazioni energetiche del Giappone pesa sulla dinamica del carovita, visto il rialzo dei costi dell’energia. Questi dati mettono, dunque, sempre più sotto pressione la Bank of Japan, che, a differenza delle altre Banche centrali, non ha ancora alzato i tassi. In attesa delle future mosse, lo yen è comunque confermato e il prodotto da scegliere è sempre Ubs Japan Treasury 1-3y (-0,4%). Sul Giappone, la sua politica monetaria e la sua economia, puoi leggere un approfondimento qui.
USA E SVEZIA: COSA DICONO I VERBALI PUBBLICATI E COSA FARE
Non sono stati pubblicati nuovi dati, ma l’inflazione ha tenuto banco anche nei verbali dell’ultima riunione della Fed, la Banca centrale Usa. Il carovita è stato definito “inaccettabilmente elevato”. Inoltre, sempre da quanto si evince dai verbali, secondo la Banca centrale Usa è ancora necessario mantenere un orientamento monetario restrittivo fino a quando i dati in arrivo non forniranno la certezza che l'inflazione sia su un percorso discendente e questo probabilmente richiederà del tempo. Non solo, tra i rischi che potrebbero mantenere alta l’inflazione c’è il mercato del lavoro che rimane forte per un periodo più lungo del previsto. Dunque, i tassi saranno ancora alzati e poi non ci si deve illudere che vengano abbassati velocemente. Ma non è finita qui. Alcuni esponenti della Fed hanno parlato di previsioni per i tassi al livello medio del 5,375%, cioè compresi tra il 5,25% e il 5,5%: un livello ancora più alto di quello compreso tra il 5% e il 5,25% atteso dal mercato. In sintesi, è possibile un ulteriore rialzo aggiuntivo dei tassi rispetto ai 2 già stimati. Dunque, essendo oggi tra il 4,5% e il 4,75%, significherebbe avere altri 3 rialzi dello 0,25%, anziché solo altri due. Per i bond ad alto rendimento Usa puoi acquistare un prodotto a scelta tra iShares $ High Yield Corp Bond (+1,3%) o AXA WF US Dynamic HY bonds A (+0,2%), mentre per i titoli di Stato Usa punta su iShares $ treasury 1-3y acc B (+0,8%).
Il concetto che l’inflazione è troppo alta e che i tassi devono essere alzati si ritrova anche nei verbali della riunione della Riksbank, la Banca centrale svedese. Quest’ultima ha ribadito che il proprio compito è garantire un ritorno all’obiettivo del 2% del carovita entro tempi ragionevoli. Dunque, dopo il rialzo dello 0,5% - con un costo del denaro portato al 3% operato nell’ultima riunione di febbraio, la Banca centrale svedese continuerà ad aumentare i tassi. Continua a puntare sulla corona svedese con Nordea 1 swedish short term (+1,5%).
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