La settimana delle obbligazioni: chi si fermerà, chi andrà avanti e…

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
I dati sull’inflazione sono importanti perché sono quelli che determinano le scelte della Banche centrali. Da più parti, infatti, i vari governatori e Istituti monetari hanno continuato a ripetere che saranno i dati e l’evoluzione del carovita a dettare i tempi e il numero di rialzi dei tassi di interesse.
Partiamo dal dato più atteso: l’inflazione negli Usa, che a marzo ha fatto segnare un calo maggiore di quanto previsto. Il carovita annuo si attesta al 5%, in calo dal 6% del mese precedente e più basso rispetto al 5,2% preventivato dal mercato. Si tratta di un forte ridimensionamento rispetto al dato di febbraio, ma questo, come già successo per il carovita di eurolandia, è dovuto al fatto che si confronta con il dato di marzo 2022, quando i prezzi dell'energia erano schizzati subito dopo l'invasione russa dell'Ucraina. Su base mensile l’aumento è sato solo dello 0,1%, anche in questo caso in rallentamento dallo 0,4% di febbraio e più basso dello 0,2% previsto dal mercato. C’è poi l’inflazione di fondo, quella cioè calcolata al netto di alimentari ed energia, che rappresenta una delle misure chiave per la Banca centrale. In questo caso il dato è al 5,6%, in linea con le attese, in leggero rialzo dal 5,5% del mese precedente. Quest’ultima indicazione ridimensiona un po’ quella dell’inflazione generale, che non sembra sufficiente a dissuadere la Fed. A corroborare questa tesi ci sono anche i verbali dell’ultima riunione, dai quali si evince che potrebbe essere appropriato un ulteriore rafforzamento della politica monetaria. Inoltre, visto che le attese medie alla Fed sono per tassi che raggiungeranno il 5,1% quest’anno, allora un altro rialzo sembra essere ancora in pista a maggio, nonostante la Fed veda la possibilità di una lieve recessione entro fine anno. Per cui, lo scenario che potrebbe delinearsi è: un aumento dello 0,25% nella prossima riunione, seguito da una pausa prolungata. Per quanto riguarda gli investimenti, sono confermati i consigli: i bond ad alto rendimento sono presenti per un 5% in tutti e tre i portafogli, mentre i titoli di Stato Usa rientrano, sempre per un 5%, nel portafoglio equilibrato e dinamico.
In Cina a marzo l’inflazione è stata pari allo 0,7% annuo, più bassa delle attese fissate all’1%. Su base mensile i prezzi sono, invece, scesi dello 0,3%, contro attese che prevedevano un +0,2%. Per quanto riguarda i prezzi alla produzione, la deflazione peggiora, visto che a marzo i prezzi sono scesi del 2,5%, il valore più basso dal giugno 2020. Questi dati suggeriscono essenzialmente due cose. La prima. L'economia cinese è in ripresa, ma i dati indicano che la domanda interna rimane debole. La seconda. Con un’inflazione contenuta e lontana dall’obiettivo – fissato al 3% - c’è spazio affinché le Autorità decidano di sostenere l’economia con stimoli fiscali o monetari. La Banca centrale potrebbe dover fare di più per sostenere la ripresa in termini di tagli dei tassi rispetto a quanto fatto fino ad ora. Per questo aumentano le possibilità, secondo il mercato, che durante l’anno arrivi una riduzione ai tassi ufficiali. I bond in yuan rimangono all’interno del portafoglio difensivo, per un 5%.
LA NOVITÀ SUI BOND IN EURO
Come puoi vedere qui, da questa settimana si amplia il ventaglio di scelta sulle obbligazioni della zona euro: sono più di 100 quelle che puoi acquistare. Hai un’ampia libertà di scelta e di acquisto: puoi scegliere diverse scadenze tra quelle comprese tra 1 e 3 anni (per i BoT puoi scendere anche leggermente sotto i 12 mesi) e hai ben 15 diversi emittenti tra cui spaziare. Ricordati solo di dedicare al massimo il 5% a ciascun emittente. Il motivo è la necessità di diversificare, operazione che non deve mai mancare in qualunque investimento. Se invece vuoi operare con gli Etf, per i titoli di Stato della zona euro rimane confermato all’acquisto Xtrackers II iBoxx Eurzn Gv Bd YP 1-3.
Ancora una volta il dato sul carovita norvegese delude i mercati. Come successo a gennaio, l’inflazione mostra un rialzo, anziché un calo. Continuano così i saliscendi dei prezzi norvegesi che dimostrano come il carovita non ha ancora preso stabilmente la via dei cali. L’inflazione annua è infatti salita al 6,5% dal 6,3% del mese precedente, quando le attese erano per un 6,1%. Sul fronte dell’inflazione di fondo ci si attendeva un rialzo, ma la crescita dei prezzi calcolati senza tenere conto di energia e alimentari è andata oltre le attese: 6,2% contro il 6,1% previsto (dal 5,9% del mese scorso). Con questi dati è scontato che i tassi vengano ancora alzati nella prossima riunione – come già segnalato dalla Banca centrale norvegese. Inoltre, la debolezza della corona e il mercato immobiliare che sembra essersi stabilizzato, dopo aver subito il colpo inferto dal carovita e dal costo del credito più caro, sono minacce per il carovita. La Banca centrale norvegese stima un livello dei tassi al 3,6%, quindi a metà strada tra il 3,5% e il 3,75%. Siccome oggi i tassi ufficiali sono al 3%, almeno due rialzi sembrano scontati e potrebbe esserci lo spazio anche per un, eventuale, terzo ritocco – seppure più incerto. Le obbligazioni in corone norvegesi rimangono nei portafogli difensivo ed equilibrato per un 5%.
Cala, e lo fa anche più delle attese, l’inflazione in Brasile. A marzo il carovita brasiliano è passato dal 5,6% al 4,65% (le attese erano per un 4,7%), il minimo dal gennaio 2021. Difficilmente, però, questo dato porterà la Banca centrale a tagliare i tassi. Prima di tutto, le attese di inflazione non sono ancora in calo e in linea con gli obiettivi. Inoltre, pesa ancora l’incertezza sul piano di stimolo che varerà il Presidente Lula. La Banca centrale ha, infatti, ribadito di volere aspettare per valutare l'impatto della proposta fiscale sulle aspettative di inflazione prima di decidere se iniziare a tagliare i tassi di interesse. I bond in real basiliani si confermano all’acquisto in tutti e tre i nostri portafogli con un peso del 5%.
PRODOTTO CHE PASSA A MANTENERE
Da questa settimana passa a mantenere l’Etf Lyxor High Rat Mw Govt 1-3y Dr Ucits Etf (9,45 euro; Isin LU1829219556).
Anche in Svezia l’inflazione cala e lo fa più delle attese, con un dato a marzo che parla di un carovita al 10,6% dal 12% di febbraio (attese a 11,1%). Mostra un calo anche l’inflazione di fondo, che si attesta all’8,9% dal 9,3% di febbraio. Il dato è, però, più alto di quanto preventivato dalla Banca centrale svedese (che puntava a un +7,5%) e quindi si può dire scontato il fatto che la Banca centrale svedese continuerà ad alzare i tassi. C’è chi vede rialzi pari allo 0,5% nella prossima riunione. Le obbligazioni in corone norvegesi rimangono nei portafogli difensivo ed equilibrato per un 5%.
UNA SPECULAZIONE DA CHIUDERE
Sul n° 1448 ti avevamo indicato una possibile speculazione per cercare di guadagnare con il rialzo dei tassi: il fondo AZ Fd1 AZ Bd Negative Drtn A-AZ C (5,196 euro; Isin LU2168561392). La caratteristica di questo fondo è di puntare su prodotti con duration negativa. Siccome la duration ti dice di quanto scendono i prezzi dei bond all’aumentare dei tassi, se è negativa significa che con un rialzo dei tassi il prezzo salirà. Da allora il fondo ha messo su il 4,9%. Sembra poco, ma se pensi che i titoli di Stato della zona euro hanno perso nel frattempo il 4,2%, la sovra-performance è del 9,1%. Visto che la maggior parte dei rialzi è stata fatta, una scommessa che punti a guadagnare sull’aumento dei rendimenti obbligazionari oggi è meno interessante che in passato. Il consiglio passa a vendere.
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