La settimana delle obbligazioni: giugno per il taglio, ma non per tutti
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Nella grande ricerca del momento giusto in cui finalmente tagliare i tassi, il Vecchio Continente sembra decisamente più avanti rispetto agli Stati Uniti. Banca centrale europea e Bank of England sono oramai prossime al primo taglio del costo del denaro, mentre c’è anche chi, come la Banca centrale svedese, ha già deciso di tagliarli. Insomma, l’inflazione sembra meno pericolosa in Europa, sebbene ci siano ancora Paesi in difficoltà, come la Norvegia. Tutto però porta a pensare che saranno le principali Banche centrali europee a tagliare i tassi per prime.
Dai verbali dell’ultima riunione della Bce, infatti, è emerso che c’erano dei membri del consiglio che erano favorevoli a un taglio già ad aprile. Si trattava di una minoranza, ma questo basta a rafforzare la convinzione che su giugno ci sia invece una convergenza tra tutti i membri Bce per un taglio dei tassi. C’è, invece, disaccordo sulle mosse successive al primo taglio: c’è chi vorrebbe tre tagli in tutto questo 2024 e chi vuole procedere con cautela, facendosi guidare dai dati. Ma cosa significa, precisamente, essere guidati dai dati? Non ci si riferisce al singolo dato di un mese, ma al loro insieme, quindi alla tendenza generale, sul percorso seguito dall’inflazione, visto che si prevede che il carovita oscillerà attorno ai livelli attuali nel breve termine per poi scendere e tornare al 2% obiettivo entro la metà del 2025. In generale i mercati sembrano sposare la visione di tre tagli in tutto il 2024, ma difficilmente dopo quello di giugno ce ne sarà un altro a luglio. Bisognerà aspettare settembre per averne un secondo e probabilmente dicembre per il terzo. Inoltre, questa sarebbe una dinamica coerente anche con la volontà di ragionare di volta in volta con un insieme di dati macroeconomici sufficientemente significativi per prendere una decisione, oltre al fatto che giugno, settembre e dicembre sono anche le date in cui la Bce aggiorna le sue stime su inflazione e Pil.
Negli Stati Uniti, invece, bisognerà superare l’estate e aspettare con tutta probabilità l’autunno per vedere un taglio dei tassi. Il mercato stima con solo una probabilità del 75% circa una riduzione del costo del denaro a novembre, mentre per settembre c’è ancora grande incertezza (siamo attorno al 60%). Soprattutto, ad oggi non si scontano più di due tagli totali in questo 2024, se non addirittura solo uno.
CINA: PREZZI DEBOLI
In Cina i prezzi al consumo continuano a rimanere sopra lo zero visto che ad aprile la crescita annua dell’inflazione è stata pari allo 0,3%, superiore allo 0,2% atteso dal mercato e allo 0,1% del dato di marzo. Si tratta, comunque, di valori ancora bassi, che se non descrivono una situazione di deflazione sono comunque sintomo di prezzi freddi e di una domanda interna ancora debole. Questa chiave di lettura è avallata dai prezzi alla produzione, che continuano ad essere in territorio negativo – addirittura da fine 2022. Il dato parla di un -2,5% ad aprile rispetto al -2,3% delle attese (era -2,8% a marzo). Dopotutto gli interventi del Governo cinese hanno finora faticato a stimolare una maggiore spesa delle famiglie in un contesto di crisi immobiliare e di un mercato del lavoro debole. Il calo dei prezzi alla produzione sta, inoltre, comprimendo i profitti delle aziende, rendendole riluttanti a investire.
NORVEGIA: INFLAZIONE OSTINATA
Due settimane fa la Banca centrale norvegese aveva chiaramente rimarcato l’intenzione di attendere la fine dell’anno per un taglio dei tassi e i dati sull’inflazione della scorsa settimana rinforzano la posizione dell’Istituto di Oslo. L’indice generale dei prezzi è, infatti, sceso dal 3,9% al 3,6%, deludendo le attese (a 3,4%). Ragionamento analogo per l’inflazione di fondo: +4,4%, contro attese a +4,3% dal +4,5% di marzo. Dunque, i prezzi scendono, ma lo fanno troppo lentamente, mostrando un carovita più ostinato rispetto agli altri Paesi europei. Inoltre, la debolezza della corona norvegese stimola l’inflazione importata. Tutto questo non permette di prevedere un taglio dei tassi prima della fine dell’anno.
BRASILE: BANCA CENTRALE PIÙ CAUTA E CAMBIO DI CONSIGLIO
La Banca centrale brasiliana ha deciso di tagliare i tassi solo dello 0,25% anziché dello 0,5%, portando così il costo del denaro dal 10,75% al 10,5%. L’Istituto brasiliano ha dunque optato per un atteggiamento più cauto, dato che sull’inflazione rimangono delle incertezze. La vera novità che interessa il Brasile arriva però dai nostri portafogli, con i bond in real che passano a mantenere.
COME SONO ANDATI I PRODOTTI IN SETTIMANA?
Ubs Japan Treasury 1-3y (-1,9%)
Nordea 1 norwegian bond BP (+0,6%) ,Wisdomtree Long Nok Short Eur (invariato)
iShares $ High Yield Corp Bond (-0,3%)
Xtrackers II High Yield Corporate Bond 1D (+0,1%)
iShares China CNY Bond (+0,1%)
Vanguard USD Treasury Bond Ucits Etf Dis (+0,1%)
Xtrackers II US Treasuries Ucits Etf 1D (+0,2%)
Ishares Eu Govt Bond 5-7y Ucits Etf Dist (-0,1%)
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