La settimana delle obbligazioni: a settembre doppietta sui tassi?

La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Non ci si attendeva alcun tipo di mossa da parte della Bce nella riunione di questa settimana, e così è stato: i tassi sono stati confermati al 4,25%. L'istituto di Francoforte non si è neppure particolarmente sbilanciato sul dare indicazioni circa le future mosse. È stato ribadito che la Bce non vuole vincolarsi a dare nessun tipo di calendario prestabilito sulle decisioni riguardanti i tassi, coerentemente con l'impostazione di muoversi di volta in volta sulla base dei dati disponibili. E allora, che cosa dicono i dati? La Bce ha riassunto quelle che sono state le indicazioni sul dato definitivo dell'inflazione di giugno di eurolandia: la maggior parte delle misurazioni sul carovita sono rimaste stabili o sono diminuite leggermente a giugno. Contemporaneamente, però, le pressioni interne sui prezzi restano alte, l’inflazione dei servizi è elevata ed è probabile che l’inflazione generale rimanga sopra l’obiettivo per gran parte del 2025. Anche su quest’ultimo punto, nessuna novità: che l’inflazione sarebbe tornata al 2% verso fine 2025 era già stato detto. Riassumendo: è stata una riunione che non dice nulla in più o in meno sul futuro dei tassi. Niente buone, buone nuove si diceva una volta e vale anche in questo caso: un taglio a settembre è possibile, tanto che la Bce ha detto che tutte le opzioni sono sul tavolo.
Il Beige book è il bollettino sullo stato di salute dell'economia Usa che viene pubblicato due settimane prima di ogni riunione della Banca centrale americana. Serve come strumento informativo per i membri della Federal Reserve per decidere che cosa fare con i tassi di interesse. Secondo il Beige book, all'inizio del terzo trimestre l'economia a stelle strisce è cresciuta a un ritmo moderato, con diverse regioni che hanno registrato un'attività stagnante o in calo. L’inflazione risulta in raffreddamento, con i prezzi che crescono solo a un tasso modesto. Infine, le aspettative per il futuro dell'economia sono di una crescita più lenta nei prossimi sei mesi a causa dell'incertezza sulle prossime elezioni, sulla politica interna, sul conflitto geopolitico e sull'inflazione. Il quadro tracciato dal Beige book è coerente con un contesto economico di pressioni inflazionistiche in calo e questo rafforza ulteriormente l’idea di un taglio dei tassi a settembre e poi di un secondo entro la fine del 2024. Anche dalla Fed lasciano intravedere che il taglio si avvicina, considerato che la scorsa settimana è stato detto che, sebbene l’obiettivo non sia stato ancora raggiunto, ci si avvicina al momento in cui sarà giustificato un taglio dei tassi.
GIAPPONE: L’INFLAZIONE ACCELERA
L’inflazione in Giappone a giugno ha conosciuto una nuova accelerazione, salendo dal 2,5% al 2,6% (attese a 2,7%) e allungando così la serie di mesi consecutivi con un carovita sopra il 2% (siamo a 27 mesi di fila), sebbene inferiore alle attese. Ciò nonostante, la Bank of Japan (BoJ) potrebbe non alzare i tassi nella riunione di fine mese. Questo perché il dato sul carovita di giugno è in aumento praticamente solo per il taglio ai sussidi, per il resto non ci sono altre novità. In secondo luogo, l’economia non va come sperato, con le stime di crescita che sono state riviste al ribasso. Il Governo giapponese ha infatti abbassato la sua stima di crescita per l'anno fiscale 2024 allo 0,9% dalla precedente stima dell'1,3%. La colpa è di consumi più deboli. La BoJ avrà, probabilmente, bisogno di più tempo per valutare i dati e a fine mese, anziché tagliare i tassi, potrebbe invece decidere, per sostenere lo yen, di ridurre più del previsto gli acquisti di obbligazioni.
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