La settimana delle obbligazioni: i tassi d’interesse in giro per il mondo
La settimana delle obbligazioni
La settimana delle obbligazioni
Dopo le riunioni di due settimane fa, da zona euro e Stati Uniti non sono arrivate grandi novità, anche a causa dello shutdown americano. Non si è, però, bloccato il lavoro delle Banche centrali mondiali, tutt’altro. Sono state ben otto a riunirsi la scorsa settimana.
In Gran Bretagna, la Bank of England ha lasciato i tassi al 4%, preparando il campo per un possibile taglio a dicembre. La decisione è stata presa a maggioranza, con il Governatore incline a un taglio, ma desideroso di attendere ulteriori prove del calo dell’inflazione. Le nuove proiezioni indicano un ritorno all’obiettivo del 2% entro la metà del 2027.
La Norges Bank norvegese ha anch’essa mantenuto invariato il tasso al 4%. La Governatrice ha chiarito che “il lavoro per riportare l’inflazione sotto controllo non è ancora completato”. Dopo due soli tagli dal giugno scorso, l’istituto intende attendere nuovi dati su salari e prezzi, prevedendo una prima riduzione nel corso del 2026. Il tono prudente ha rafforzato la corona, confermando la linea restrittiva della Banca.
In Svezia, la Riksbank ha confermato il tasso all’1,75%, il livello più basso degli ultimi tre anni. L’inflazione, ora al 3,1%, continua a rallentare. Le previsioni indicano una ripresa del Pil del 2,7% nel 2026 e un’inflazione che tornerà verso il 2% nel medio termine.
Anche la Reserve Bank of Australia ha lasciato fermi i tassi al 3,6%. Il Governatore ha descritto la politica monetaria come “vicina alla neutralità”, con margine di manovra in entrambe le direzioni. L’inflazione di fondo resterà sopra l’obiettivo del 2-3% fino al 2026, e solo nel 2° trimestre di quell’anno potrebbe arrivare un taglio, se le pressioni sui prezzi caleranno.
Più espansiva la Bank of Canada, che ha tagliato dello 0,25%, portando i tassi al 2,25%. È il secondo intervento consecutivo, motivato dai danni economici derivanti dai dazi imposti dagli Stati Uniti. Le previsioni di crescita sono state ridotte all’1,2% per il 2025 e all’1,1% per il 2026. L’inflazione, stimata intorno al 2%, dovrebbe restare stabile, con tassi ritenuti “adeguati” nel breve periodo.
In Polonia, la Banca Nazionale ha effettuato il quinto taglio dell’anno, portando i tassi al 4,25%. Con l’inflazione scesa al 2,8% e una crescita prevista oltre il 3%, la priorità è sostenere la domanda interna, pur in presenza di un deficit fiscale elevato.
In Brasile, la Banca centrale ha mantenuto il tasso al 15% per la terza volta consecutiva. Nonostante l’inflazione sia rallentata al 4,94% e la disoccupazione resti sotto il 6%, i prezzi rimangono ben sopra l’obiettivo del 3%. L’istituto ha ribadito che i tassi resteranno elevati finché non sarà certo il ritorno dell’inflazione verso l’obiettivo, osservando con attenzione anche le tensioni commerciali globali.
Infine, in Messico, la Banca centrale ha tagliato i tassi dello 0,25%. La Banca ha leggermente aumentato le previsioni per l’inflazione di fondo alla fine di quest’anno e per l’inizio del 2026, ma continua a prevedere che il carovita possa convergere verso l’obiettivo del 3% annuale nel terzo trimestre del prossimo anno.
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