Commissioni di performance
Che cosa sono le commissioni di performance?
Quando si parla di risparmio gestito, uno dei temi più delicati riguarda i costi a carico dei risparmiatori. Oltre alle commissioni di gestione ordinarie, alcuni fondi comuni di investimento o Sicav applicano commissioni di performance, dette anche performance fee o commissioni di incentivo. Si tratta di un meccanismo che può incidere in modo significativo sul risultato netto dell’investimento e che, proprio per questo, merita di essere compreso a fondo.
Le commissioni di performance sono un costo aggiuntivo che il gestore di un fondo può addebitare agli investitori quando il fondo raggiunge determinati risultati. In altre parole, non si pagano sempre, ma solo se il fondo registra una performance superiore a una soglia prestabilita, spesso legata a un benchmark di riferimento.
Il benchmark è un indice di mercato che rappresenta l’andamento tipico di un determinato settore, area geografica o classe di investimento. Per esempio, un fondo azionario europeo potrebbe confrontarsi con l’Euro Stoxx 50 (indice azionario che rappresenta le 50 principali società quotate dell’area euro). Se il rendimento del fondo supera quello del benchmark, il gestore può applicare la commissione di performance.
A cosa servono?
L’idea di queste commissioni è quella di far coincidere gli interessi del gestore con quelli dei risparmiatori. In teoria, il gestore ha uno stimolo a ottenere risultati migliori, perché riceve la commissione extra solo se il fondo va bene.
Nella pratica, però, il funzionamento è meno immediato. Il modo in cui viene fatto il calcolo della commissione cambia da fondo a fondo e può incidere parecchio sul risultato. Alcuni fondi usano il metodo detto high water mark, che fa pagare la commissione solo sui guadagni oltre il valore più alto mai raggiunto dalla quota del fondo. Altri, invece, misurano la performance a intervalli fissi, ad esempio ogni tre mesi: in questo caso il risultato può variare molto a seconda dell’andamento dei mercati.
Come incidono sull’investimento?
Dal punto di vista dei risparmiatori, le commissioni di performance rappresentano uno dei costi che riducono i rendimenti finali. In presenza di guadagni, una parte della performance ottenuta dal fondo viene trasferita al gestore sotto forma di commissione.
Facciamo un esempio: se il fondo ottiene un rendimento del 10% in un anno, a fronte di un benchmark che segna il 7%, la parte di extra-rendimento è del 3%. Se la commissione di performance è pari al 20% di questo extra-rendimento, l’investitore pagherà lo 0,6% del capitale investito come costo aggiuntivo.
Il tema è delicato perché, a seconda di come vengono calcolate le commissioni di performance, il risultato può cambiare. In alcuni casi il pagamento della commissione avviene anche in situazioni in cui il fondo non ha reso di più del capitale iniziale, ma solo rispetto al benchmark. Questo significa che il risparmiatore paga anche se il fondo ha avuto perdite, purché siano state inferiori a quelle del mercato.
Un altro aspetto da considerare è che l’esistenza di queste commissioni può incoraggiare, in certi casi, comportamenti opportunistici da parte dei gestori. Per esempio, potrebbero assumere rischi maggiori nella speranza di superare il benchmark e ottenere così la commissione. È per questo che la Banca d’Italia ha stabilito delle regole precise per i fondi di diritto italiano, per limitare effetti distorsivi e proteggere gli investitori.
Un punto centrale riguarda la trasparenza. Le commissioni di performance devono sempre essere specificate chiaramente all’investitore, sia nei prospetti informativi sia nella documentazione contrattuale. Non basta indicare che esistono: occorre spiegare in modo dettagliato come vengono calcolate, con quali frequenze e in base a quali parametri.
Un documento molto utile a questo scopo è il KID (Key Information Document), che deve essere consegnato obbligatoriamente all’investitore prima della sottoscrizione. Il KID riassume in modo standardizzato le caratteristiche principali del fondo, compresi i costi previsti: vi rientrano le commissioni di gestione, le eventuali spese di ingresso e, soprattutto, le modalità con cui si applicano le commissioni di performance. Grazie a questo documento, i risparmiatori possono confrontare più prodotti in modo semplice e capire in anticipo l’effetto dei diversi costi sul proprio investimento.
Quanto possono essere alte?
Le commissioni di performance non hanno un livello fisso: dipendono dal regolamento di ciascun fondo. In genere si esprimono come una percentuale della differenza tra il rendimento del fondo e quello del benchmark. Valori tipici possono andare dal 10% al 25% di questo extra-rendimento, ma ci sono anche fondi che applicano percentuali più elevate.
Il problema non è solo quanto siano alte, ma soprattutto come vengono calcolate e con quale frequenza. Conoscere bene il meccanismo utilizzato è fondamentale per capire come queste commissioni incidono sui rendimenti dei risparmiatori.