Commissioni di gestione

Che cosa sono le commissioni di gestione?

Quando si decide di investire in un fondo comune di investimento, uno degli aspetti più importanti da comprendere riguarda i costi e le commissioni applicate. Tra queste, un ruolo centrale è svolto dalle commissioni di gestione, che rappresentano una voce ricorrente e che può avere un impatto rilevante sul rendimento complessivo.

Le commissioni di gestione sono il compenso che la società di gestione del risparmio richiede per l’attività di amministrazione e gestione del portafoglio di un fondo. In altre parole, rappresentano la remunerazione per il lavoro dei gestori, che selezionano e monitorano gli strumenti finanziari nei quali il fondo comune di investimento impiega le risorse raccolte.

La commissione viene calcolata come una quota del fondo, solitamente espressa in percentuale annua rispetto al patrimonio del fondo. Ad esempio, se un fondo prevede una commissione di gestione dell’1,5% annuo e il patrimonio del fondo ammonta a 100 milioni di euro, la società di gestione incasserà 1,5 milioni di euro in un anno a titolo di commissioni.

È importante sottolineare che questa spesa viene applicata direttamente al fondo e non richiesta in modo separato all’investitore. Per questo motivo, può essere difficile percepirne immediatamente l’impatto, ma essa è già inclusa nei calcoli del valore della quota del fondo. In altre parole, il prezzo delle quote che la società pubblica quotidianamente è già al netto delle spese di gestione, così l’investitore vede sempre il rendimento effettivo dopo i costi correnti.

A cosa servono?

Le commissioni di gestione hanno una funzione chiara: coprire i costi sostenuti per la gestione del portafoglio e per l’operatività della società di gestione. Più nello specifico, questi costi includono: l’attività di selezione e monitoraggio degli strumenti finanziari (azioni, obbligazioni, derivati, ecc.); l’analisi dei mercati e la ricerca economica; le spese amministrative legate alla contabilità e alla conformità normativa del fondo.

In sintesi, si tratta di un costo che deve essere considerato il prezzo da pagare per affidare la gestione a professionisti. Non è una garanzia di rendimento, ma copre il servizio offerto dalla società di gestione nel perseguire l’obiettivo di investimento prefissato. A queste spese, in alcuni casi, possono aggiungersi le commissioni di performance, che vengono richieste solo se il fondo raggiunge o supera determinati risultati rispetto a un parametro stabilito.

Come incidono sull’investimento?

Le commissioni di gestione incidono direttamente sul rendimento complessivo di un fondo. Dal momento che vengono detratte in modo automatico, l’investitore vede riflesso questo costo nel valore della quota del fondo, che risulta inferiore rispetto a uno scenario teorico senza commissioni. 

Facciamo un esempio. Supponiamo che un fondo abbia ottenuto un rendimento lordo del 5% in un anno. Se la commissione di gestione è del 2%, il rendimento netto che l’investitore riceve non sarà del 5%, ma del 3%. Questa differenza, apparentemente piccola in un singolo anno, può essere significativa se considerata su orizzonti temporali lunghi.

Le commissioni, infatti, possono essere particolarmente rilevanti in strategie a lungo termine, come quelle tipiche dei fondi azionari. In questi casi, il totale dei costi può accumularsi nel tempo e ridurre in modo consistente il capitale finale a disposizione dell’investitore.

Va anche notato che le commissioni devono essere rapportate al servizio offerto: un costo più elevato può essere giustificato da una gestione attiva di qualità, mentre in altri casi può essere considerato eccessivo se non corrisponde a un valore aggiunto concreto per l’investitore. 

Quanto possono essere alte?

Il livello delle commissioni di gestione varia molto a seconda della tipologia di fondo, della politica di investimento adottata e del mercato di riferimento.

- Nei fondi azionari, che richiedono un’attività di selezione e monitoraggio più intensa, le commissioni possono essere più elevate e arrivare anche oltre il 2% annuo. 

- Nei fondi obbligazionari o nei fondi a gestione più passiva, le commissioni tendono a essere più contenute, spesso intorno all’1% o meno.

- In strumenti come gli ETF (Exchange Traded Fund), le commissioni di gestione possono essere particolarmente basse, anche inferiori allo 0,2% annuo, perché la gestione del portafoglio è prevalentemente passiva.

Non esiste un livello prestabilito, ma è importante valutare le commissioni in rapporto agli obiettivi del fondo e alle alternative disponibili sul mercato.

Un punto fondamentale è che le commissioni devono essere sempre chiaramente indicate nei prospetti informativi e nei documenti sui costi e commissioni forniti dalla società di gestione. In questo modo, l’investitore può confrontare i diversi fondi e comprendere quale sarà il peso del costo sul rendimento atteso.

Un aiuto importante per orientarsi è il KID (Key Information Document), cioè il documento contenente le informazioni chiave per l’investitore. Si tratta di un prospetto standardizzato, obbligatorio per tutti i fondi comuni di investimento, che deve essere consegnato prima della sottoscrizione. Nel KID sono riportati in modo sintetico e comparabile i principali dati del fondo: obiettivi, rischi, scenari di rendimento e soprattutto i costi e commissioni, comprese le spese di gestione. In questo modo l’investitore può valutare meglio il totale dei costi e capire come essi incidono sul rendimento complessivo.